di Porzia Corradi
Il voto umbro questa volta era di una grande rilevanza nazionale: poteva assegnare la vittoria a Giorgia Meloni o a Elly Schlein. E gli elettori hanno risposto con una nettezza che non lascia spazi ad equivoci: è la segretaria del Pd, grazie a loro, a segnare un importante punto a suo favore. Il risultato è rilevante per almeno due motivi.
Il primo è che è avvenuto in un clima tutt’altro che favorevole: c’era l’onda lunga delle elezioni americane che avevano spostato l’asse del mondo a destra. La vittoria di Trump è stata obiettivamente un colpo durissimo per i progressisti di tutto il mondo. Sia detto con la dovuta prudenza, ma il nuovo governo Usa non lascia ben sperare l’Europa. Intanto all’interno del Vecchio Continente è molto probabile la vittoria del centrodestra in Germania alle prossime elezioni, e il leader della Cdu Weber sta spostando l’asse del suo partito verso gli estremisti, alcuni dei quali nostalgici del nazismo. Il vento che spira insomma non è certo favorevole al centrosinistra.
La seconda ragione che consegna una rilevanza nazionale al voto umbro riguarda gli equilibri interni all’opposizione nell’ambito della quale vince la linea aperta e inclusiva di Elly Schlein, piuttosto di quella chiusa ed escludente di Giuseppe Conte. E’ grazie a lui e al suo veto ad una lista, bella e pronta, formata da Italia Viva, da radicali e da socialisti che la Liguria è stata riconsegnata al centrodestra. Questo schieramento deve il suo successo allo straordinario apporto di Claudio Scajola e a quello indiretto dei Cinque Stelle. Probabilmente il risultato della tornata elettorale d’autunno avrà un peso anche all’interno dei pentastellati consegnando qualche arma in più a coloro che vogliono restare in stretto contatto con il centrosinistra. Che ci sia una scissione o meno, Conte esce indebolito e la sua leadership sulla coalizione – giudicata possibile sino a un anno fa – è oggi destituita di ogni e qualsiasi fondamento. Quanto a Peppe Grillo non si capisce quale armi possa avere per portare il Movimento su lidi diversi. Ma anche in questo caso la prudenza è d’uopo: i Cinque Stelle sono dotati di una notevole carica di imprevedibilità. L’ultima osservazione generale riguarda l’astensione massiccia: in Umbria è andata un po’ meglio che in Emilia (il 52 per cento circa contro il 44). Questa volta però ha colpito molto pesantemente il centrodestra.
Torniamo ora alla realtà locale e all’immediato futuro. il centrodestra dovrà cercare di capire dove e perché ha perso. Dopo la proclamazione circolava una buona battuta all’interno di Fratelli d’Italia: hanno detto che la sconfitta di Terni è avvenuta per responsabilità nostra così come quella di Perugia. E adesso a chi daremo la colpa di questa?
Quanto a Proietti ha davanti a sè la scelta degli assessori: lavoro difficile. Sono in tutto 5. Due e probabilmente la Presidenza dell’Assemblea andranno al Pd. Gli altri tre potrebbero essere così distribuiti: uno ai Cinque Stelle, uno ad Avs e uno alla lista della Presidente, Umbria Domani. Non è detto che vengano scelti fra gli eletti, Proietti potrebbe decidere di orientarsi anche verso un tecnico o un non eletto. C’è da sperare che siano tutti rappresentativi e competenti. E poi l’intero centrosinistra si cimenterà in tempi rapidi anche nella scelta del futuro candidato sindaco di Assisi, visto che Proietti opterà per la Regione e lascerà dunque libero lo scranno più alto della città serafica.