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di Giampiero Rasimelli*

L’associazione “Perlumbria cultura economia società” e la rivista online “Passaggi Magazine” hanno promosso e realizzato i due volumi su Mobilità Trasporti Infrastrutture e sulla Sanità nell’intento di promuovere la discussione intorno a due settori strategici della vita regionale nei quali, nei prossimi mesi ed anni, si dovrà andare a scelte e decisioni che avranno un valore storico per l’Umbria. Il “discorso pubblico”, la sua qualità e partecipazione saranno una componente essenziale delle decisioni da prendere. Per questo bisogna alimentarlo con spirito civico e, possibilmente, incontrando la disponibilità delle Istituzioni a farne un bagaglio essenziale per il percorso di riforma, trasformazione e innovazione della nostra realtà regionale.

Questi due settori, d’altra parte, insistono su due beni comuni, il territorio e la salute e su due diritti fondamentali, la mobilità  e ancora il diritto alla salute per tutti. Allo stesso tempo sono settori che per superare le difficoltà attuali, molto serie per l’Umbria, dovranno introdurre nei rispettivi sistemi una grande quantità di innovazioni concettuali e tecnologiche nei servizi che impatteranno enormemente sulla vita della nostra Regione, trasformandola profondamente. Non c’è alternativa a questa trasformazione, l’immobilismo non è contemplato tra le opzioni possibili, pena un regresso severo delle condizioni di vita degli umbri e dei territori regionali.

In campo trasportistico la sfida è essere consapevoli che il 90% delle emissioni globali di CO2 prodotte da trasporto terrestre si realizza nel traffico delle città o verso le città. Al di là delle polemiche attuali e degli orientamenti politici conservatori, le comprensibili resistenze di lavoratori ed imprese legate all’automotive, una notevole riduzione dell’uso dell’auto è un destino ineluttabile in tutto il pianeta. In Umbria prevale di gran lunga l’uso del mezzo privato (con 740 auto ogni 1000 abitanti), oltre le medie nazionali ed europee. Fabio Maria Ciuffini in queste pagine spiega come il dato preoccupante rilevabile oggi in Umbria è che l’offerta di trasporto pubblico è pressochè ignorata dai cittadini: solo l’11.4% degli over 14 lo utilizza in ambito urbano e solo il 5.8% per gli spostamenti extraurbani. E questo per un servizio che laddove esiste è sovvenzionato per il 65%. Qualcosa di molto serio non funziona nel trasporto pubblico locale. Dobbiamo averne piena consapevolezza e invertire con urgenza questa tendenza insostenibile.

Ancora Ciuffini e Andrea Mazzoni ci dicono le parole chiave con le quali si potranno affrontare queste trasformazioni: connessione, guida autonoma, condivisione, mezzi a domanda, MaaS (Mobility as a Service). Parole che dovranno guidarci verso un futuro inesorabile quanto stimolante. Perché Perugia e l’Umbria, che sono luoghi tra i primi ad aver sperimentato la mobilità alternativa dalle scale mobili, agli ascensori, ai buxi, ai parcheggi a corona intorno al centro storico del capoluogo, al Minimetrò, dovrebbero aver paura o diffidenza verso questo salto nell’innovazione e sprofondare in un presente di crisi grave del sistema dei trasporti e di disagio dei cittadini, del commercio, del turismo, delle imprese ?

Abbiamo bisogno di riconnettere le città e i territori. Abbiamo bisogno di connettere l’Umbria e il Centro Italia alle grandi direttrici del nostro paese e di connettere i due mari (Adriatico-Tirreno) attraverso il Centro Italia. Perosino ci dice che questa è una grande questione nazionale, che va rivendicata come tale e che vale miliardi di euro in infrastrutture da decenni rinviate. L’Umbria è al centro di queste scelte strategiche che sono per noi prospettiva e veicolo di nuovo sviluppo, di lavoro, di benessere sotto tutti i punti di vista. A 55 anni dall’avvento della Regione e a oltre 60 dal Primo piano Regionale di Sviluppo si ripropone il tema di rompere l’isolamento dell’Umbria e di connettere i territori della città-regione.

Ciuffini, Mazzoni, Panettoni e Capaccioni ci dicono anche quanto sia stringente il legame tra mobilità, viabilità e rigenerazione urbana dei centri storici, della città compatta e delle periferie, macroscopicamente a Perugia, ma anche in tutti i centri principali della regione. Un legame con le politiche urbanistiche che deve costruire una nuova connessione fisica delle nostre città che oggi risultano frantumate, scollegate, sfigurate dagli effetti di una non governata pressione dell’auto e dall’inefficienza del trasporto pubblico. Tutto questo ha contribuito nel tempo a depotenziare le soluzioni innovative sulla mobilità alternativa realizzate a Perugia e in Umbria, dalle scale mobili, all’esperienza interrotta dei buxi, al Minimetrò, che rischia di essere un’opera isolata e inconclusa. 

Tutte queste esperienze innovative, peraltro, non hanno nemmeno trovato posto nella ripartizione regionale del Fondo Nazionale Trasporti, qualcosa che la dice lunga sulla sottovalutazione data alle dinamiche di questo settore fondamentale della vita regionale. Un fatto che va riparato nel tempo più breve possibile.

Da quasi tutti gli interventi viene evidenziato come siano cruciali per l’Umbria due questioni infrastrutturali di prima grandezza: il nodo stradale di Perugia e il rafforzamento del sistema ferroviario umbro. 

La prima non può essere risolta in un dibattito tra comitati di quartiere, è una grande questione regionale e nazionale che deve trovare soluzione dopo un’indagine approfondita sui flussi di traffico nel nodo perugino e dopo aver reintrodotto i fondi stanziati dal Governo Draghi/Giovannini e cancellati dal Ministro Salvini, come sottolinea Marcello Panettoni. è vero che più strade portano normalmente più traffico, ma è anche vero che emergenze come quelle prodotte dalla congestione del nodo perugino vanno affrontate e risolte con infrastrutture adeguate che riducano i disagi e i rischi per gli automobilisti e le popolazioni. 

La seconda questione, quella ferroviaria, è uno degli storici fattori di isolamento dell’Umbria, è stata negletta e rinviata per decenni, quasi la si ritenesse marginale e di inutile costo. I temi principali sono tre. Il completamento della Orte-Falconara, il rafforzamento/ammodernamento della Foligno-Terontola e l’aggancio di questa alla linea di Alta velocità Roma-Firenze. C’è urgente bisogno di costruire un tavolo interregionale con Umbria, Toscana, Marche, Lazio ed Emilia Romagna col Governo 

nazionale per sbloccare questi interventi essenziali per il Centro Italia e vitali per l’Umbria. Così come è necessario dare intanto risposte concrete e soluzioni rapide ai bisogni urgenti dei cittadini umbri, come nel caso del collegamento con il Freccia Rossa  che può essere migliorato da subito con soluzioni intelligenti. Cosa che non può essere annegata nel dibattito strumentale sulla nuova stazione Media Etruria, per la quale una soluzione va trovata con la Regione Toscana. Il collegamento con l’Alta Velocità può essere migliorato da subito trovando soluzioni efficaci, a costi ridotti, nel rafforzamento della tratta Foligno, Assisi, Perugia, Terontola, Arezzo (Ciuffini, Panettoni).

Questo riguarda anche l’aeroporto San Francesco d’Assisi che si configura potenzialmente, dice Fabio Forlani, come un’infrastruttura strategica per l’Umbria, ma per adempiere a tale funzione è necessario un ulteriore percorso di crescita sia quantitativa che qualitativa. La crescita costante del traffico passeggeri va infatti supportata da opere infrastrutturali che colleghino l’aeroporto con il territorio dell’Umbria e con il bacino allargato di riferimento dello Scalo (Marche, Province di Arezzo e Siena, Provincia di Rieti). Per trasformare la domanda potenziale in domanda reale serve infatti un pratico e moderno sistema intermodale aria-ferro-gomma che colleghi l’aeroporto alle destinazioni turistiche mete dei flussi d’incoming (valutabili in circa 8.000.000 di arrivi annui) e aree di generazione della domanda outgoing (bacino potenziale di 3.000.000 di abitanti).

Sulla mobilità urbana intervengono oltre Ciuffini, il nuovo Amministratore Unico di Minimetrò SPA Andrea Mazzoni e l’imprenditore Giuseppe Capaccioni. 

Tutti sostengono come sia mancato in questi anni un pensiero lungo sulle politiche di mobilità che avesse la volontà di trasformare la città e rendere i suoi spazi accessibili e vivibili con tutte le positive conseguenze sul piano economico, sociale e ambientale. Il nostro trasporto pubblico deve riconquistare competitività nei confronti del mezzo privato e l’unica arma a disposizione sono le frequenze. La vera partita si gioca sul terreno del tempo. Questo impone nuove priorità alla discussione e alle scelte amministrative. C’è bisogno di un percorso graduale, ma non di ulteriori ritardi. E c’è bisogno di tornare al coraggio della sperimentazione. Ad esempio, la guida autonoma è già realtà e produce un impatto enorme sulla concezione del tempo, perché rimodula il modo di stare in auto. Il trasporto pubblico e più in generale le alternative al mezzo privato, debbono rispondere con soluzioni personalizzate e on-demand dove il valore aggiunto risiede nelle frequenze e non nelle dimensioni dei mezzi (il riferimento al progetto Metrobus ereditato dalle passate amministrazioni non è di poco conto!). Se così non sarà Minimetrò rimarrà una cattedrale nel deserto, una risposta parziale, percepita come corpo estraneo dalla maggior parte dei cittadini e si disperderà così l’esperienza di più alta innovazione della mobilità urbana in Umbria. La mobilità interconnessa e sostenibile è un tema fondamentale, non solo per il rilancio turistico ed economico, ma anche per cercare di invertire il trend demografico della nostra regione. Se vogliamo costruire un Umbria attraente per le nuove generazioni, ma anche per professionisti, insegnanti, funzionari, imprenditori, serve un progetto aperto alle loro esigenze, in cui il tema della mobilità sia affiancato da altre misure di funzionalità urbana (Capaccioni).

Infrastrutture, mobilità, trasporti, rigenerazione urbana, sono i punti di un grande patto tra Istituzioni, imprenditori, lavoratori, cittadinanza, per innovare la nostra regione, una fondamentale occasione di rilancio economico e di miglioramento della qualità della vita nelle nostre città e territori, un patto che è possibile realizzare, che ha bisogno di un confronto ampio e che ha come primo interlocutore il Governo Nazionale. Questa è la principale indicazione che emerge da tutti gli interventi contenuti in questo Quaderno.

Noi auspichiamo che all’interno della prossima gara sul Tpl regionale alcuni temi tra quelli trattati in questo volume si concretizzino come scelta (si pensi alla sperimentazione della guida autonoma o ad una nuova esperienza dei buxi, anche a domanda), come cambio di passo della strategia e dell’operatività. Ad esempio in quel contesto è prevista l’istituzione di una centrale di monitoraggio che potrebbe rivestire il ruolo di centro di clearing regionale, regolando le inique condizioni commerciali dell’Unico Perugia. E la stessa centrale di monitoraggio, sugggeriscono Mazzoni e Ciuffini, oltre a imporre l’evoluzione dei software di tutti i vettori, che necessariamente andranno supportati in questo percorso (come previsto dalla delibera della giunta regionale n. 1144 del 18/10/2024), avrebbe anche le caratteristiche per fungere da tecnologia abilitante MaaS (Mobility as a Service). E’ evidente che si debba urgentemente compiere un salto di qualità digitale per favorire l’accessibilità verso il trasporto pubblico in generale. Gli strumenti digitali debbono essere nostri alleati per facilitare il matching tra domanda e offerta del servizio pubblico, promuovendo e integrando le diverse soluzioni in ottica intermodale. Realizzare una piattaforma Maas su scala umbra, definendo un protocollo regionale di comunicazione tra i vari operatori di trasporto che convergono verso la centrale di monitoraggio, consentirebbe alla Regione di compiere un salto importante nella digitalizzazione della mobilità e dei trasporti.

In questo quadro puo’ trovare risposta anche il tema del trasporto extraurbano, vitale per i piccoli borghi e per i territori più marginali dell’Umbria. Corradi e Pasquino ci ricordano come in Umbria è soprattutto la mobilità secondaria — fatta di rete viaria locale, ferrovia regionale, collegamenti urbani ed extraurbani, sistemi di mobilità lenta (su gomma, ferroviaria come FCU, ma anche di navigazione lacustre) — a determinare la vera ricchezza del territorio. È questa rete capillare, spesso trascurata, che connette persone, luoghi e opportunità, quella che sostiene la qualità della vita, l’economia diffusa e l’attrattività turistica dell’Umbria”. La mobilità lenta oltre che essere vitale per parti del territorio può essere messa a valore per soluzioni innovative di sviluppo economico e turistico. Vi sono già esperienze importanti ma non vi sono risorse adeguate per implementare queste realtà. Qui torna il discorso che se non cambia l’offerta e non c’è un investimento sulla domanda non ci sarà sviluppo. In questa direzione si pone, infine, un tema di riordino istituzionale che riguarda la tutela, manutenzione e innovazione di questo grande patrimonio. Se non si risolverà l’equivoco prodotto dalla riforma delle Province l’area vasta composta da tanti piccoli 

Comuni non potrà far fronte con piena efficienza a questo compito strategico e gravoso. Le Province non possono essere soltanto un’agenzia dei Comuni debbono avere piena capacità e responsabilità di programmazione e intervento per sostenere i territori, i piccoli Comuni e rapportarsi con gli altri livelli istituzionali.

Ecco le suggestioni più importanti che emergono dai saggi e dagli interventi contenuti in questo volume, dove ognuno degli autori ha accettato, su invito dell’Associazione Perlumbria e di Passaggi Magazine, di mettere a disposizione, a titolo del tutto individuale, studi e riflessioni da offrire in modo aperto alla discussione regionale. Come si è detto all’inizio, è una sollecitazione al “discorso pubblico” ed un esperimento volto a ridurre la confusione mediatica e il confronto politicistico sui temi fondamentali della vita dell’Umbria. Auspichiamo che le Istituzioni, le rappresentanze sociali e categoriali, i cittadini vogliano interloquire con queste analisi e proposte. Esse hanno un grado di argomentazione e di oggettività alto che nel confronto anche con pareri molto diversi possono contribuire a sintesi generali e operative significative. Abbiamo parlato di scelte storiche da compiere nei prossimi mesi nella nostra regione e queste non possono che essere compiute in un confronto approfondito e accompagnate da una partecipazione profonda della società regionale. Un confronto aperto a tutti, fuori dalla rissa politica, in modo da determinare tutte le convergenze possibili e utili per i destini dell’Umbria.

* Presidente dell’associazione “Perlumbria cultura economia società”