di Gabriella Mecucci
In aprile finirà la presidenza di Cristina Colaiacovo alla Fondazione Perugia, ma non il “regno” dei Colaiacovo. Iniziato nel 1993 col padre Carlo, che governò per più di un ventennio, il loro controllo sull’ente continuerà, anche se alla guida non ci sarà più un membro della famiglia. Le alleanze e le amicizie costruite sono così estese e importanti che non potrà che essere nominato un esponente del “cerchio magico”.
La scelta della nuova guida della Fondazione verrà fatta con particolare attenzione, altrimenti potrebbe ripetersi il caso di Giampiero Bianconi. Quando nel 2016 fu lui ad essere nominato presidente, faceva parte del gruppetto di amici stretti della “famiglia reale”, e, in aggiunta, alla vicepresidenza venne messa l’allora giovanissima Cristina, figlia del fondatore della dinastia. Nonostante ciò, non tutto funzionò come preordinato, e Bianconi dimostrò una certa dose di autonomia, non sempre ben accetta ai suoi iniziali sponsor.
Si sta lavorando alacremente dunque per non sbagliare candidato: la scelta deve cadere su un alleato fidatissimo. Un nome che potrebbe andar bene è quello dell’attuale vicepresidente Nicola Bastioni, imparentato con la famiglia Manganelli, da sempre amica. Purtroppo, però, non può fare il presidente perché è già stato per due mandati membro degli organismi dirigenti. Lo esclude la medesima regola statutaria che impedisce la riconferma di Cristina Colaiacovo. Il candidato al momento più gettonato sembra essere il gualdese Matteo Minelli, imprenditore dal multiforme ingegno: ha infatti aziende sia nel campo delle energie rinnovabili, sia in quello della birra, sia in agricoltura. È certamente competente e anche rampante: lo definiscono mister miliardo perché ormai il suo fatturato si aggira intorno a quella cifra. La ricerca però non è finita e potrebbero venir fuori anche nuovi nomi – uno fra questi è quello di Ernesto Cesaretti.
Cristina Colaiacovo termina il suo mandato circondata da consensi e apprezzamenti sia a livello nazionale (è stata promossa membro della giunta dell’Acri, l’associazione nazionale della Fondazioni), sia a livello locale dove la sua guida è risultata particolarmente gradita ai governi di centrodestra. Questi, più che allineati, sono stati spesso genuflessi nei suoi confronti. Del resto gli interventi della Fondazione Perugia hanno in più di un caso soccorso le amministrazioni locali nelle loro scelte. Basti guardare la quantità di stanziamenti a vantaggio dell’aeroporto che hanno raggiunto il milione di euro nel 2022, cifra che si ripeterà anche nel 2024 su un totale di investimenti per lo sviluppo che non raggiungono i due milioni (1.940.000).
Un impegno molto forte che ha aiutato non poco il “San Francesco”, e che ha prodotto indubbiamente risultati positivi.
La Fondazione oltre ai fondi per lo sviluppo metterà in campo per il prossimo anno anche molti soldi per la cultura che detiene, con 1,950 milioni, il record di investimenti. A questi vanno aggiunti gli stanziamenti per l’ente strumentale CariArte che saranno di 450mila euri. A ricerca e innovazione ne andranno 545mila, al benessere sociale 1,168 milioni, 400mila alla sostenibilità ambientale e 200mila alla salute. Ci saranno poi i 352mila euri per la Consulta delle Fondazioni umbre e gli 800mila delle “richieste libere”. Si arriva così ad un totale che si aggira sugli 8 milioni. Questa è l’ultima serie di erogazioni targata Cristina Colaiacovo e, aldilà delle scelte fatte, non si può non riconoscerle uno stile di governo caratterizzato da gentilezza ed efficienza. L’indirizzo impresso non dovrebbe discostarsi nella futura gestione. L’organo che sceglierà il nuovo presidente è composto da 20 membri: 10 eletti dai soci e 10 in rappresentanza delle istituzioni. Al suo interno pesa, e non poco, il potere dei “monarchi eugubini”.