di Rita Boini
Il rumore ritmato di telai del Settecento e dell’Ottocento e un ex chiesa che risale al 1212, San Francesco delle Donne: in questo insediamento a margine del centro storico di Perugia Marta Cucchia, designer, custodisce e manda avanti uno degli ultimi laboratori di tessitura a mano in Italia, laboratorio e museo al tempo stesso. Un museo vivo, dove gli antichi telai tramandano quella che per Cucchia è “il valore della tradizione familiare”. Il museo laboratorio di tessitura a mano Giuditta Brozzetti infatti ha compiuto cento anni nel 2021, lo scorso anno. Un’azienda rimasta nelle mani della stessa famiglia, il testimone è passato di mano in mano sempre per via femminile, e questa è un’altra delle caratteristiche del laboratorio. Qui vengono realizzati, secondo tecniche millenarie, tessuti eseguiti a mano in lino, cotone, seta, misto cachemire e laminato oro e argento: arazzi, tende, tovaglie, copriletto, centri, copritavolo, paralumi e tessuti per l’arredamento della casa in genere, creati anche su commissione ma anche sciarpe e piccoli accessori, come custodie per cellulare, impensabili solo qualche anno fa.
Marta Cucchia una storia iniziata per caso
Nel progetto di vita di Marta Cucchia non c’era l’azienda di famiglia: all’inizio, studentessa universitaria a Milano, tornava a Perugia per le vacanze estive e la madre, Clara Baldelli Bombelli, lasciava nelle sue mani le redini del laboratorio e si dedicava alla promozione dei tessuti, lavorati come nel 1921, e ispirati a disegni antichi, a motivi che si trovano anche nelle opere di Giotto, Leonardo da Vinci e altri grandi artisti del passato, a tradizionali tessuti umbri e a motivi decorativi dello xilografo Bruno da Osimo, lavorati questi ultimi con telai a acquard motivi decorativi dello xilografoBruno da Osimo. Grande esperta dei tessuti e della loro storia Clara Baldelli Bombelli ha ha partecipato al progetto Doppia Firma promosso dalla Fondazione Cologni, manifestazione annuale del Fuori salone del Salone del mobile di Milano. Ne è nato il decoro Mandorlato in collaborazione con il designer Federico Pepe; sempre la Fondazione Cologni le ha riconosciuto il titolo di “maestro d’arte e mestiere”, nel 2018; nella commissione c’era Doretta D’Avanzo Poli, la docente universitari ed esperta d’arte tessile di livello internazionale venuta a mancare nel 2020, che la chiamò personalmente per congratularsi. Marta in questi giorni è al lavoro in quanto invitata dalla Fondazione Cologni a partecipare alla mostra evento Homo Faber che aprirà i battenti a Venezia il 12 aprile. Un prestigioso riconoscimento che viene subito dopo un successo del 2021 quando il laboratorio è stato individuato da Fendi per “hand in hand, un giro d’Italia in 20 regioni tra gli artigiani, invitati a reinterpretare con antiche tecniche artigianali locali, e proposta in edizioni limitate, l’iconica baguette della casa di moda romana: per l’Umbria è stato scelto il laboratorio Giuditta Brozzetti. Rimangono le difficoltà: quelle di proporre tessuti artigianali nell’epoca dell’usa e getta, la difficoltà a trovare filati di qualità in un mercato che privilegia materiali a buon mercato per tenere i prezzi bassi, l’altra faccia di un mercato internazionale, che può essere florido ma vacillare per una pandemia o un altro avvenimento che blocca la circolazione di persone e merci. Una risposta, al senso di amare e acquistare questi manufatti dove l’arte si intreccia con l’artigianato, l’ha data forse una famiglia olandese che nel 2021 ha ordinato un tessuto scegliendo il decoro Mandorlato, un tessuto da appendere al muro, acquistato come “oggetto da tramandare alle prossime generazioni”.
Una lunga storia duranta cento anni
Tutto è iniziato con Giuditta Casini Brozzetti, bisnonna di Marta Cucchia e direttrice delle scuole elementari del Comune di Perugia, che andando con il calesse a visitare le scuole di campagna venne colpita dal rumore dei telai che usciva dalle case dei contadini: le donne tessevano corredi e manufatti per l’uso di casa. Le venne così l’idea e cominciò a interessarsidi telai e tessuti, a istruire le donne, a farle lavorare: il laboratorio venne aperto ufficialmente nel 1921, in via Baglioni 24, lo scopo era di far lavorare le tessitrici non solo per i manufatti utili alle loro famiglie ma anche di guadagnare, avere uno stipendio. Ma ben prima di quel 1921 Giuditta Casini Brozzetti, donna dal fiuto d’imprenditrice, sodale con le altre donne, colta, aveva iniziato lo studiodi motivi e disegni, di tessuti antichi e di materiali tessili, per dare una marcia in più ai manufatti proposti dal laboratorio, non più rustiche lenzuola ma tessuti di grande pregio. In varie sedi ma sempre di prestigio, si sono succedute a Giuditta, le figlie, in particolare Eleonora, nonna di Marta e quindi la figlia di Eleonora, Clara Baldelli Bombelli, mamma di Marta, che porta avanti, mettendo la sua impronta di donna del terzo millennio, un’attività dalle radici antiche.