di Gabriella Mecucci
“Forte, coinvolgente, irrinunciabile”: così Giuliano Mignini definisce il rapporto con Amanda Knox. E non esclude di “approfondire e rivedere almeno in parte la vicenda giudiziaria”. Il pm lo rivela nella postfazione alla seconda edizione del suo libro sul delitto Kercher (in vendita da giovedì 26 gennaio). E racconta anche che fra lui e la ragazza americana da tre anni e mezzo si è sviluppato un fitto carteggio che ha favorito la nascita di un’amicizia.
Ormai, spenti i riflettori sul processo, conclusosi con una sentenza di assoluzione per Amanda, e raggiunta la pensione da parte del magistrato, a quella terribile vicenda si aggiunge un nuovo capitolo: il dialogo fra i poli che apparivano inconciliabili – fra l’accusatore e l’accusata – è diventato tanto fecondo che in giugno si sono incontrati. Il momento più importante però del loro rapporto non è stato la passeggiata eugubina, accompagnati dal marito di Amanda, dalla figlia e da Don Saulo, ma il fitto scambio di impressioni, di emozioni, di sentimenti, di racconti che sta avvenendo per iscritto. I due hanno deciso di comune accordo di non rivelare il contenuto dell’intenso e copioso carteggio.
Giuliano Mignini parla di Amanda con stima e grande affetto. Lei non trascura di ricordare che avrebbe voluto comunicare con lui anche in passato e lo definisce “il mio pm”. Resta una diversità di vedute “insuperabile” sul piano processuale: lei ritiene che si sia trattato di un errore giudiziario, mentre lui non accetta questo giudizio liquidatorio. Si interroga però e scrive: “Oggi io conosco Amanda e mi fido di lei. Come potrei vederla capace di fare qualcosa di male?”. E si risponde: “I processi non si possono fare con i sentimenti”. Ma subito dopo aggiunge: “Con queste pagine, io, il suo pm, senza rinnegare nulla di quello che ho fatto con onestà intellettuale nel processo, per rendere giustizia a Meredith… ma senza nemmeno rinunciare a priori, ad approfondire e, chissà, forse anche a rivedere, almeno in parte, la vicenda giudiziaria, dovevo rendere giustizia a questa ragazza tanto incompresa in Europa”. Parole che dimostrano una significativa apertura e una disponibilità. Un atteggiamento questo che farà discutere. E del resto l’intera vicenda ha avuto caratteristiche del tutto straordinarie sin dall’inizio. E ha già in passato è stata fonte di critiche, di polemiche, di diffidenze.
Quando c’è di mezzo Amanda si creano sempre due partiti: quello dei sostenitori e quello dei detrattori. I più accaniti fra questi pensano che la ragazza americana ha voluto costruire un rapporto di amicizia con Mignini per scrivere insieme a lui un libro, o produrre un documentario ad alto tasso di spettacolarità e di ricavi. Su questo punto la risposta più convincente la daranno i fatti. I critici un po’ meno malevoli ritengono invece che lei desideri essere pubblicamente assolta dal suo grande accusatore, da colui che chiese per lei l’ergastolo quando aveva poco più di vent’anni. Non gli basterebbero cioè le sentenze che non la condannano, ma che non la discolpano del tutto: la Cassazione infatti ha scritto che Amanda in quella terribile notte era presente nella casa del delitto. Il secondo partito, quello dei sostenitori, la vede invece come una perseguitata perché donna, bella, libera, piena di fascino.
Giuliano Mignini non fa parte né dell’uno né dell’altro schieramento. Sembra piuttosto essere curioso di comprendere meglio la natura e la psicologia di questa ragazza, ormai diventata una donna, una moglie, una madre. E’ ingenuità la sua? E su questa specula Amanda? Dal punto di vista formale l’ex Pm è stato molto accorto: non ha infatti accettato di incontrarla sino a quando non è andato in pensione. E non si è mai avventurato nella rimessa in discussione del suo comportamento processuale, anche se non esclude approfondimenti e possibili parziali revisioni.
Aldilà di queste affermazioni che non possono non fare notizia, merita di essere indagato e compreso l’atteggiamento culturale di fondo che Giuliano Mignini ha verso Amanda. Non è casuale che il rapporto fra i due è stato favorito da un sacerdote come don Saulo, uomo mite e animato da una fede profonda, che aveva conosciuto e aiutato la giovane americana nel periodo del carcere. Chi conosce Mignini sa quanto sia forte e convinto il suo cattolicesimo. E questo mette sempre al centro il perdono: la condanna senza appello è verso il peccato ma non verso chi lo commette. Sempre e comunque il Cristianesimo tiene aperta la via della salvezza anche per il peccatore, anche per chi è condannato dalla giustizia degli uomini. Il Dostoevskij di “Delitto e Castigo” ne è uno straordinario, commovente esempio.