di Gabriella Mecucci
Dieci milioni di presenze. Il Centro studi regionale (Aur) qualche mese fa prevedeva che il numero di turisti in Umbria avrebbe toccato questa quota, mai sin qui raggiunta. Sembrò una sparata eccessiva. E anche ora probabilmente pecca di ottimismo. Ma nei dati del 2022 e nei primi del 2023 si trova qualche buona ragione per sperare di avvicinarsi in futuro a questo tetto. Nell’anno in corso si potrebbe arrivare a quota 6,4/6,5 milioni, mentre in quello antecedente erano stati superati i 6,3 milioni. Un risultato che cancellava del tutto gli effetti nefasti del Covid e consentiva di superare il 2019 che aveva fatto segnare un record.
La crescita è stata costante. Da molti anni la più visitata è Assisi e sulla città stanno per accendersi i riflettori degli anniversari francescani che potrebbero favorire ulteriori, brillanti performance. Si tratta, nell’ordine, degli 800 anni delle stimmate (2024), del Cantico delle Creature (2025), e infine della morte del santo (2026). Perugia è arrivata ad una incollatura da Assisi nel 2022, e nel 2023 potrebbe migliorare significativamente i propri numeri. Ma è molto interessante anche il risveglio di Terni e in particolare sono
decisamente positivi i 500mila biglietti staccati alla Cascata delle Marmore. E poi ci sono Orvieto, Spoleto, il Trasimeno e via elencando: tutte queste zone sono in crescita. L’Umbria insomma esce da un periodo nero (terremoto e Covid) col vento in poppa. Ed è fra le regioni italiane in cui le presenze aumentano percentualmente di più. Questi risultati sono dovuti, oltreché alla straordinaria bellezza della regione e alla sua spiritualità, a scelte politiche fatte in epoche diverse da amministrazioni di opposto colore politico. Il centrosinistra ha creato, o comunque aiutato a nascere alcuni dei grandi contenitori che promuovono il turismo e che funzionano da testimonial in Italia e all’estero: Umbria Jazz, Due Mondi, Eurochocolate, Festival del giornalismo, tanto per fare qualche nome. Su questo terreno il centrodestra ha combinato poco. Ma ha invece fatto molti e ben riusciti investimenti sulla promozione tout court: spot numerosi ed efficaci che stanno ottenendo buoni risultati.
Quest’anno poi Perugia e molte realtà della provincia hanno ricevuto una forte spinta dal quinto centenario della morte di Perugino. Nel capoluogo la mostra del grande pittore sta toccando numeri straordinari e c’è già chi si spinge a fare qualche cifra finale: il numero dei biglietti staccati in tre mesi potrebbe raggiungere quota 90mila. E forse superarla. Ma anche altri importanti luoghi della città stanno andando forte: il pozzo etrusco, ad esempio, solo nel mese di aprile, è andato oltre i 10.700 visitatori. Ma questi ed altri buoni risultati potrebbero diventare eccellenti se solo il Comune di Perugia uscisse da una imbarazzante paralisi in materia di turismo.
Dopo tante note positive siamo arrivati a quelle dolenti. Mettiamoci per qualche decina di minuti nei panni del turista che arriva nel capoluogo. O sa già dove deve e vuole andare, oppure – il poveretto – si trova in vistosa difficoltà. Al centro storico la segnaletica dei monumenti e delle opere d’arte è quasi inesistente. Sono anni che Palazzo dei Priori annuncia di stare sul punto di varare un progetto che indichi come raggiungere i luoghi più importanti e interessanti della città. Ma sin qui – e la seconda sindacatura Romizi si avvia alla conclusione – niente di niente. Ancora incontri e riunioni, ma non c’è traccia di qualcosa di concreto. Qua e là, in qualche angolo, si trovano degli strani trabiccoli di metallo, residuati del passato, arrugginiti e con mappe confuse e spesso indecifrabili.
Se la segnaletica è disastrosa, la ricerca di un ufficio del turismo è ancora più proibitiva. Somiglia ad una complicata caccia al tesoro. A piazza Matteotti, all’altezza dell’uscita dal Mercato coperto, si trova una freccia che invita ad andare verso via Oberdan. Poi più nulla. Il visitatore deve chiedere ai passanti, ma ne sanno poco anche loro. Dove si possono trovare informazioni e depliant su Perugia? Ci vuole una buona dose di senso dell’orientamento e di fortuna per capire che occorre entrare all’interno della Biblioteca degli Arconi: non una scritta, un manifesto, un segnale che aiuti. All’ingresso vi si trova finalmente un bancone piccolo e mal allestito. Il turista entra poi in un luogo di studio e di lettura dove meno si parla e meglio è: non proprio l’ideale per un bureau di informazioni.
Dulcis in fundo c’è il cubo di piazza Italia, “venduto” da Palazzo dei Priori come un luogo a cui rivolgersi. Peccato che sia una biglietteria e che quindi dovrebbe vendere solo biglietti. La cortesia di una giovane operatrice ci mette una pezza, dando anche qualche indicazione. Poco più di niente. In attesa del fantomatico “progetto segnaletica” e di un ufficio del turismo raggiungibile, il nostro visitatore ciondola ignaro fra Corso Vannucci e piazza Matteotti. Invece di accoglierlo viene disincentivato. Come se non bastassero le difficoltà per raggiungere Perugia via ferrovia o con l’auto, ci si mette anche il Comune. I turisti provenienti da Roma per prendere il treno a Termini devono fare, muniti di valigia, una camminata a piedi di oltre un chilometro Quanto alla E45 è eternamente ad una corsia per lavori in corso.
Raggiungere il capoluogo umbro è un’impresa. Visitarlo è una corsa a ostacoli. La città è bella e impossibile. Speriamo che da qualche parte non ci sia il consueto cartello con su scritto “welcome Perugia”. Suonerebbe ironico.