di Sud
Quando nasce Tommaso, all’inizio del XV secolo, la famiglia Guardati è a Salerno, dove il padre è segretario del principe Raimondo Orsini. I Guardati appartengono alla piccola nobiltà, feudatari da tre secoli di Punta Campanella, l’estremità della penisola sorrentina, che divide il golfo di Napoli da quello di Salerno. Masuccio frequenta il raffinato ambiente umanistico napoletano, ma ascolta avidamente le vecchie storie raccontate dal nonno.
Da questo impasto nascono le sue novelle, uscite alla spicciolata per essere lette alla corte aragonese, e raccolte poi nella sua opera più famosa, Il Novellino. Il libro, uno dei primi stampati in volgare, fu pubblicato a Napoli nel 1476, un anno dopo la morte di Masuccio. Contiene cinquanta novelle, giusto la metà del Decameron, uno dei suoi modelli. La diciassettesima narra di un abile furto fatto da due romani ai danni di un giurista bolognese.
Strumento, e infine oggetto stesso della complicata truffa, una lampreda, un pesce allora abbastanza comune nei mercati e sulle tavole. Oggi la lampreda, sempre più rara nei mari e nei fiumi, è diventato un animale da documentario. “Parassita preistorico”, “Pesce vampiro”, “mostro succhiasangue”, sono solo alcuni dei titoli che questo pesce si è guadagnato nei media grazie alle sue invero sinistre caratteristiche.
Eppure, malgrado la sua pessima fama, la lampreda ha ancora qualche ammiratore. A Bordeaux ad esempio è uno dei piatti tipici, cotta per ore col suo sangue, vino rosso, cipolle, grasso animale; e in Olanda un gruppo di buongustai ha fondato addirittura una Sea Lamprey Society. Ma i suoi fan più celebri sono i reali inglesi. La “Lamprey pie”, una torta ripiena di lampreda cotta in uno sciroppo di vino speziato, è da otto secoli obbligatoria ai banchetti ufficiali, e da ultimo è stata servita a quello per l’incoronazione di Re Carlo.