Nella foto l’immagine degli arconi già parzialmente ripuliti
di Giuseppe Vittori
L’acquedotto medievale di Perugia è salvo e diventerà un luogo di visite e di belle passeggiate per i turisti e per chi vive in città. Il Provveditorato per le opere pubbliche avrebbe deciso di stanziare 900mila euro che arriverebbero così divisi: 50 nel 2024, 50 nel 2025 e 800 nel 2026. La notizia non è ancora ufficiale, ma sembra essere certa. Le splendide arcate residue dello Spinello e di Ponte d’Oddi verranno messe in sicurezza e completamente ripulite da arbusti, fogliame e piante varie. Per la verità una parte di questo intervento di sistemazione è già iniziato da qualche tempo grazie all’impegno di un folto gruppo di volontari, che hanno raccolto tramite una sottoscrizione circa 2,5mila euro e che, oltre al danaro, hanno messo a disposizione anche il loro tempo libero. L’intervento di tanti appassionati cittadini ha fatto anche scoprire, nei pressi dell’architettura principale, un ponticello probabilmente di epoca medievale. Il progetto di recupero dell’intero percorso, che arriva sino al Monte Pacciano, per una lunghezza di circa 4 chilometri, diventerà poi, grazie ad un impegno del Comune, un luogo con sentieri percorribili e ben manutenuti. Passeggiandovi si potrà ammirare il paesaggio e ciò che resta dell’acquedotto medievale, un’opera molto bella e di alta ingegneria che, come dicono i perugini, “manda l’acqua per l’insù”. C’è anche chi vorrebbe completare l’intervento con una pista ciclabile. Queste cose non sono state ancora deliberate da Palazzo dei Priori che sembra però intenzionato a tradurle in fatti attraverso scelte amministrative e conseguenti delibere di finanziamento.
Per gestire i 900mila euro provenienti dallo Stato verrà fatta una convenzione fra Comune e Provveditorato alle opere pubbliche. Poi si passerà alla fase progettuale che potrebbe essere realizzata dai due enti, o appaltata. Fortuna vuole che il 90 per cento dei terreni del tracciato dove poggia l’acquedotto siano di proprietà municipale. Dunque, meno costi di esproprio e tempi burocratici ridotti.
Il recupero della parte fuori le mura dell’architettura medievale seguirà quella già in corso della porzione cittadina – uno dei luoghi più suggestivi del centro storico – che raggiunge Piazza Quattro Novembre, sino a sotto la Fontana Maggiore. Proprio da lì in epoca medievale sgorgava l’acqua del Monte Pacciano. Il restauro di questa parte è stato già finanziato da Brunello Cucinelli, utilizzando l’art bonus, per una spesa complessiva di 500mila euro.
Basteranno i fondi stanziati per realizzare tutti i lavori? La risposta spetta ai tecnici. Ma se davvero l’opera andrà in porto, ci troveremmo in presenza di una sorta di miracolo. La storia è di quelle esemplari. Gli arconi dello spinello e di Ponte d’Oddi stavano per fare la fine di altre porzioni dell’architettura, e cioè cadere consumati dal tempo, dalle piante rampicanti e dall’incuria degli uomini quando un gruppo di architetti, di ingegneri e di cittadini amanti della storia e della bellezza di Perugia cominciò a denunciare lo stato di abbandono e il rischio di crollo. Trovarono ascolto da parte di Palazzo dei Priori e iniziò così una collaborazione fortemente voluta “dal basso”. Mentre i volontari cominciavano a cercare soldi e a lavorare, il Comune e Cucinelli raggiunsero un’intesa per sistemare la parte cittadina dell’acquedotto, che dovrebbe terminare nel 2024. Infine la buona notizia,
ancora non ufficializzata, del finanziamento statale.
L’acquedotto fu un’opera duecentesca – secolo d’oro per Perugia – di alta ingegneria. Il suo restauro è un capolavoro creato da un mix di spirito civico, di buona amministrazione, di passione civile di un privato e di efficace intervento dello stato. In Italia questo circolo virtuoso non si verifica quasi mai. Se il recupero verrà portato a termine, se tutti continueranno a fare la loro parte, c’è davvero da andarne fieri.