di Giampiero Rasimelli
L’atteso (per anni) passaggio di proprietà del Perugia Calcio è diventato realtà. Dalle 19,55 di sabato 7 settembre il Grifo è in mano all’argentino Xavier Faroni. Santopadre, al quale va riconosciuto il merito di aver tenuto a galla la società dopo le tante disgrazie seguite agli avventurosi successi e alla caduta verticale della stagione gaucciana, in realtà non ha mai legato sino in fondo con la tifoseria e con la città. Santopadre, che si è conquistato anche un certo rispetto nel mondo del calcio, si è sempre presentato con un progetto di corto respiro, anche nei momenti più alti del suo percorso e con una gestione economica e finanziaria sempre sotto il filo dell’equilibrio, quasi sempre in emergenza.
Quindi Santopadre se ne va, senza molto rimpianto e arrivano nuovi proprietari, addirittura stranieri, ma non arabi, americani, o cinesi o russi, come siamo abituati a vedere nel calcio italiano. Per fortuna non stiamo più parlando delle società fantasma lussemburghesi o londinesi battenti bandiera del Bahrein che hanno cercato di artigliare il corpo indebolito del nostro Perugia. Arrivano gli argentini, parrebbe per la mediazione dell’ ex manager di Paulo Dybala Triulzi, che ha stabilito da tempo una sua residenza in Umbria, un nome ben noto, uno dei principali talent scout attivi sul mercato calcistico argentino e Sudamericano. E benvenuti gli argentini, e’ una notizia rispetto al panorama vigente !! Un interesse che non nasce, di sicuro al momento, dalla vicende legate alla ristrutturazione dello Stadio Curi, né come un investimento finalizzato alla penetrazione in Italia e in Europa di un marchio commerciale o alla diversificazione nell’ambito della gestione di capitali finanziari mirata al mercato italiano dell’enterteinement. Da quel che si capisce l’investimento dell’argentino Faroni e del suo diversificato entourage (Triulzi compreso) sarebbe specificamente legato al mercato calcistico e alla possibilità di creare un hub europeo dove formare, far ambientare e lanciare giovani calciatori argentini e sudamericani, insieme, ovviamente, a calciatori italiani. Questa sarebbe l’dea fondativa del business che si vuole costruire col Perugia Calcio, un’idea ardita, nuova e sicuramente funzionale al mercato calcistico italiano ed europeo, un’idea che fonda in primis la sua redditività sulla compravendita di calciatori. Certo, abbiamo già visto in Italia luminosi esempi di una tale filosofia di busines calcistico, si pensi all’Udinese o alla stessa Atalanta, ma l’idea di portare direttamente sul suolo italiano ed europeo la formazione dell’offerta di talenti del calcio sudamericano è certamente una novità assoluta.
Vedremo se questo progetto si concretizzerà e che forma andrà ad assumere. L’idea è buona e ambiziosa, ma dovrà scontrarsi con una serie di difficoltà che andranno necessariamente superate. Intanto la società che viene acquistata, il Perugia Calcio, ha criticità economiche e finanziarie che richiedono un congruo investimento e oggi speriamo di capire dall’accordo che verrà sancito di cosa si tratta, da quale scalino di solidità partirà la nuova gestione. In secondo luogo un tale progetto di busines richiederà un certo tempo per realizzare la sua produttività e redditività (almeno qualche anno !) mentre nel frattempo scorreranno le stagioni calcistiche e la gestione del Perugia richiederà risorse non secondarie, che, tra l’altro, potranno essere abbattute, almeno in parte, solo con un salto di categoria. Insomma la strada per arrivare all’obbiettivo e tenere insieme tutto il progetto appare complicata e in salita e metterà a dura prova la gestione e gli investimenti. I tifosi debbono sperare per il meglio, ma dopo tante, lunghe delusioni è bene capire quel che sta per succedere, per essere pronti a sostenere un progetto nuovo e ambizioso e nel contempo essere vigili di fronte ad ogni avventura che si mostri difficilmente sostenibile. Senza ridurre o contenere l’entusiasmo, ma senza aspettarsi più nuovi messia che vengano ad agitare il vessillo del Grifo per poi lasciarlo cadere e abbandonarlo al suo destino.
Quindi auguri alla nuova gestione, dai tifosi e da questo magazine arriveranno sicuramente sostegno e condivisione nelle vittorie e nelle inevitabili difficoltà, ma anche un’attenzione critica a tutti gli sviluppi, in modo da vigilare ogni passo che verrà compiuto in direzione di una sana gestione o del suo contrario.
Non casualmente, nello stesso tempo in cui si compiva l’intricato percorso del passaggio di proprietà del Grifo si dipanava la vicenda legata all ristrutturazione dello Stadio Curi. Non casualmente perché è ormai evidente che da quasi un ventennio le cose relative al calcio sono state lasciate un po’ a sé stesse e un po’ alla deriva. Mentre la vitalità della Sir Volley Perugia, l’intraprendenza di Sirci spingevano le amministrazioni locali tutte a un grande sforzo per l’adeguamento del palazzetto dello sport di Pian di Massiano ad uno standard di livello nazionale e internazionale, le contrastate vicende e il basso profilo del Perugia Calcio non hanno mai catalizzato le stesse attenzioni e la logica del rinvio ha finito per prevalere. Ciò testimonia della assoluta diversità dei soggetti in campo ma anche della scarsa capacità programmatoria delle istituzioni perugine. Perugia è una città capoluogo di regione con una importante tradizione calcistica e sportiva alle spalle, quando lo Stadio Curi fu realizzato in pochi mesi in occasione della promozione del Grifo in serie A (come ha ricordato su questo Magazine Fabio Ciuffini) rappresentò un fiore all’occhiello per la vita cittadina, la sua manutenzione e il suo adeguamento dovevano rappresentare da tempo un dovere verso la vita cittadina, ma non è stato così e oggi ci troviamo in una situazione difficile da affrontare e risolvere.
Oggi dovunque si dibatte di come rendere uno Stadio non soltanto la struttura che vive una volta la settimana in occasione dell’evento sportivo, di come renderlo un motore permanente di attività commerciali, ricreative, formative, di come l’ospitality diventi un elemento essenziale di redditività e promozione. Nel progetto inziale del Curi (come ancora ha ricordato Ciuffini sul nostro Magazine) tutto questo sviluppo era previsto, sia pure in nuce, limitatamente alla possibilità di realizzare spazi da destinare ad attività diverse. Ma a Perugia questa discussione non è mai cominciata veramente. Ci si è limitati negli anni a qualche stagione di concerti, quelli promossi da Sergino Piazzoli e quelli storici, propri del cartellone artistico di Umbria Jazz. Ma anche qui, in quella che a targhe alterne si autodefinisce la città della musica una discussione di progetto sui luoghi della musica in città non è mai partita. Solo in talune occasioni legate ai vari sviluppi della vicenda proprietaria del Perugia Calcio qualcuno ha avanzato la proposta o la pretesa di fare dello Stadio e nello Stadio un vero centro commerciale classico.
Poi, circa un anno fa è arrivata la proposta di Arena Curi, un bel progetto di livello internazionale fatto nel modo sbagliato, nel momento sbagliato e senza tenere in conto le istanze della città, i vincoli dell’area di Pian di Massiano e della situazione del Perugia Calcio. Pare che l’Amministrazione Romizi abbia detto sì in prima battuta al progetto salvo poi fare totale marcia indietro di fronte alla reazione del Consiglio Comunale e della città, che erano stati posti di fronte alla volontà di realizzare un intervento pesante nell’area di Pian di Massiano, polmone verde di Perugia, un’attività commerciale di alto livello con tanto di hotel 5 stelle mentre il Grifo rischiava di retrocedere anche dalla serie C e una grande attività di eventi culturali e di spettacolo proposta al di sopra e al di fuori di un confronto con tutti i soggetti che gestiscono i grandi eventi della città, che sono una delle principali risorse della vita cittadina. Veramente un percorso e una modalità sbagliati, motivati dal fatto che questo avrebbe permesso di agganciare le risorse del Fondo Stadi e i servizi di una delle più importanti major americane nel settore dell’entertainement internazionale, la ASM. Sicuramente un’ opportunità che può essere persa per la città, ma non è possibile che come è stato per la vicenda Metrobus per inseguire i finanziamenti del PNRR si mette mano in modo errato e con poca o nulla trasparenza a scelte fondamentali per la vita urbanistica e sociale di Perugia. Tutto questo è il contrario della programmazione e della costruzione del futuro di Perugia, della valorizzazione delle sue qualità, potenzialità e vocazioni.
Saggiamente la nuova Amministrazione Comunale ha tirato una linea su tutto questo, si è impegnata ad investire in proprio sulle manutenzioni fondamentali di cui ha bisogno il Curi per essere pienamente a norma e segue con attenzione gli sviluppi della vicenda proprietaria del Perugia Calcio cercando di garantire gli interessi della città e dei tifosi.
Restano però aperti tutti i temi che la vicenda generale “Stadio” ha sollevato e che il progetto Arena Curi stesso ha posto sul tappeto. A questo proposito registriamo una novità molto positiva che viene proprio dalla nuova Amministrazione Comunale, l’annuncio della volontà di lavorare a verificare la possibilità di costruire un nuovo impianto, un nuovo stadio interamente dedicato all’atletica per tutto l’anno. Lo reputo un passaggio importante e per certi versi decisivo per riaprire la discussione sulla politica dei grandi eventi in città. Liberato infatti il Santa Giuliana dalle attività dell’atletica e liberata l’atletica dai vincoli del Santa Giuliana è possibile aprire un capitolo del tutto nuovo per lo sport e per le attività di spettacolo a Perugia. E forse con queste nuove condizioni, se si realizzeranno, sarà possibile finalmente provare a costruire uno progetto, coerente e funzionale capace di dare impulso allo sport, all’intrattenimento e alla cultura come merita una città importante come Perugia, una città d’arte con grandi tradizioni sportive, un progetto capace di portare valore aggiunto in città che ci spinga a cercare e coinvolgere importanti partners nazionali e internazionali. In questo contesto potranno trovare posto anche una adeguata valorizzazione ulteriore del Curi e dei suoi spazi e una ristrutturazione dell’Arena Santa Giuliana per dedicarla finalmente e definitivamente allo spettacolo e alla cultura …. speriamo !!!
La guerra ispirò gli artisti, rari i pacifisti. Ora è un videogioco