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di Giampiero Rasimelli

Era prevedibile, la campagna elettorale per le elezioni regionali si sta avviando lentamente, si potrebbe dire con molto ritardo come già ha osservato Passaggi Magazine. Del resto, solo pochi giorni fa, dopo un lungo e difficilmente comprensibile tira e molla, la Presidente Tesei ha deciso la data del voto, il 17 e 18 novembre prossimi. Solo pochi mesi fa (giugno) si sono tenute importanti elezioni Comunali tra cui quelle del capoluogo Perugia e solo poche settimane fa (tra fine agosto e i primi di settembre) si è avuta la certezza della ricandidatura alla guida della Regione della Presidente Tesei per il destra-centro e della sfida a questa portata per il centro-sinistra da Stefania Proietti Sindaca di Assisi e Presidente della Provincia di Perugia. Avvia i Consigli comunali, definisci le Giunte, mettici le vacanze estive, qualche emergenza, importanti eventi religiosi, il faticoso lavorio per la definizione delle liste ed eccoci qua. Le differenze politiche sono evidenti, ma il confronto politico sui temi della Regione prenderà il via, forse, la prossima settimana.
E’ importantissimo che parta la discussione sui contenuti, perché la stagione che vive l’Umbria è molto critica, incerta, delicata, grave come i dati di arretramento che porta con sé. Bisogna dire e chiedere ai cittadini che devono decidere se vivere nell’abulia che consola i piccoli interessi ma che non ci salva dalla crisi profonda che attraversiamo, se vogliono vivere nell’economia dei falsi annunci e delle false narrazioni o se non sia giunto il momento di prendere consapevolezza della necessità di una svolta profonda, di un salto in avanti che tenti di riagganciare una dinamica positiva per i destini dell’Umbria lottando con le unghie e con i denti. Il PIL non è tutto, ma se cala da decenni e nemmeno l’alternanza di governo ha invertito la rotta, anzi, l’ha peggiorata, ci si dovrà interrogare sulle ragioni di fondo di questa tendenza e tentare di arrestarla, di modificarla. L’Umbria nel dopoguerra non è stata soltanto debole e sofferente, ha saputo costruire slanci importanti e raggiungere dei numeri e una credibilità importanti, ha saputo conquistare livelli di sviluppo e di qualità della vita invidiati e invidiabili, ha saputo essere attrattiva e propositiva. Dobbiamo interrogarci su perché e come sia riuscita ad essere tutto questo e sul perché e come, poi, sia riuscita a perdere molto di tutto questo: dobbiamo arrivare ad un punto ad un giudizio che ci dia la spinta per ripartire, fuori da litigi, chiusure, pregiudizi, e piccoli interessi di parte.
Ma davvero si può pensare che con gli sputi e le intemerate di Bandecchi si possono affrontare i problemi che ha oggi l’Umbria ? Capisco il voto di protesta di tanti ternani che nelle elezioni comunali non hanno trovato proposte solide e credibili, ma la protesta non può durare per sempre, il populismo non può dare soluzioni di crescita e di innovazione, lo stiamo sperimentando da tempo e l’Umbria è troppo debole per affrontare ancora avventure che hanno portato e che portano al nulla. Eppure oggi la proposta del destra-centro che governa la Regione, di fronte ai risultati negativi delle recenti elezioni Comunali non è riflettere sui contenuti dell’azione di governo di questi anni e tentare di innovarla. No ! E’ l’alleanza con Bandecchi, col nulla distruttivo. La proposta della Tesei che leggiamo sui grandi manifesti affissi in tutta la regione è “Ancora più Umbria”, una continuità acritica, senza allarmi, una narrazione che non prende minimamente in considerazione i disagi, le emergenze che vivono i cittadini, i segnali di declino che vengono dall’economia e da tanti comparti della vita regionale. Romizi addirittura scrive sui manifesti “lascia il segno, vota Romizi”, cioè quel segno che la maggioranza dei perugini non ha visto dopo 10 anni di governo e che gli ha fatto perdere le elezioni di Perugia. Nelle liste del destra-centro par di capire che verranno candidati tanti di coloro che recentemente sono stati sconfitti nelle elezioni comunali, questo per serrare i ranghi e cercare di mantenere i consensi ricevuti 5 anni fa, ma il rischio di un calcolo sbagliato è molto alto.
Il centro-sinistra avrà una chance di vincere le elezioni regionali se saprà compiere un salto di qualità radicale, nella classe dirigente e nelle proposte che rivolgerà alla società regionale. Già a Perugia si è affermata, con una straordinaria campagna elettorale, Vittoria Ferdinandi, ora è il momento di Stefania Proietti, due donne che simboleggiano e rappresentano un cambio profondo e anche un diverso orizzonte nella composizione delle classi dirigenti di questo ampio schieramento politico. Due personalità civiche che prendono in mano una grande tradizione politica umbra e la guidano verso un capitolo del tutto nuovo della sua storia. E’ un ottimo inizio verso un cammino che sarà comunque impervio e ricco di difficoltà, che richiederà l’impiego di tante competenze vecchie e soprattutto nuove e prima di tutto un’unità di giudizio intorno a un punto fondamentale: le vecchie ricette non servono più, servono i valori storici del centro sinistra, ma per costruire con determinazione la ricerca di nuove soluzioni per rispondere alla crisi, rafforzare la società regionale e mettere le istituzioni al servizio di questa sfida.
Per reggere questa sfida c’è appunto bisogno di una sinistra moderna, aperta, fortemente animata dall’idea di portare le grandi tradizioni democratiche umbre oltre i propri confini e di un centro progressista che accetti fino in fondo la sfida dell’innovazione e del rilancio dell’Umbria. C’è bisogno cioè di ricostruire uno Spirito Costituente dell’Umbria pari a quello che tra i primi anni 60 e gli anni 70 del secolo scorso fece decollare l’Umbria emancipandola dalla povertà estrema e guido’ la fondazione dell’Istituto Regionale. Allora si parlò di “Regionalismo senza Regione” per descrivere la spinta della società regionale verso una fase di sviluppo e verso la realizzazione dell’Istituto Regionale, oggi si deve parlare di “Regionalismo per l’innovazione e il rilancio della Regione e della società regionale”. A me non è mai piaciuta l’idea di una sinistra che riassume in sé il centro, ha creato molti problemi in Europa e non è adatta all’Italia. C’è bisogno di una o più forze del centro progressista che raccolgano le sfide della solidarietà, della sostenibilità e dell’innovazione. La Lista Proietti potrà rappresentare un esperimento civico importante in questa direzione, come una possibile lista unitaria delle diverse forze politiche e civiche di ispirazione centrista. Deve prendere corpo un sistema politico regionale capace di reggere con apertura la sfida difficile e molto complicata che sta davanti all’Umbria. La ampia coalizione che sostiene la Proietti deve rappresentare questo sforzo e questo disegno politico Costituente.
Ma siamo in ritardo, in serio ritardo, la campagna elettorale sarà brevissima e il centro sinistra, se vuole vincere, dovrà dire con tutti i mezzi alla società regionale quali sono le sfide dell’Umbria, come e dove intende portarle, con quale compattezza e con quali proposte innovative. Ci sono gruppi di lavoro che stanno facendo un lavoro di ascolto e che alla fine proporranno uno schema di programma, questo lavoro è urgente ed è importante che quanto prima la Candidata Presidente lo interpreti in prima persona. Così come è importante che la coalizione in tutta la sua articolazione, partitica e civica, sia e si senta protagonista del confronto elettorale e della mobilitazione in tutti i territori.
Il destra-centro continuerà a riproporre la sua continuità e i suoi schemi di governo all’ombra di un melonismo sempre più incerto, confuso e traballante. Alzerà i toni aggressivi e illustrerà i risultati del governo di questo quinquennio, scarsi e in molti casi falsi, ma più di questo non potrà fare (si pensi alle mirabolanti cifre di una presunta manovra miliardaria relativa ai Fondi Ue, ai progetti PNRR e ad altri provvedimenti, rivendicate dalla Giunta Tesei quando in realtà si tratta di una programmazione in parte già impostata e formalizzata in ritardo, di fondi non di competenza regionale, o non quantificabili automaticamente per l’Umbria). E’ il centro sinistra che deve parlare dell’Umbria alla società regionale del disastro che è stato combinato nella sanità regionale (con l’ultima perla della bocciatura parziale del Bilancio Regionale da Parte della Corte dei Conti proprio per la parte sanità), del collasso del trasporto pubblico e della mobilità urbana ed extra urbana, dell’immobilismo sul terreno dello sviluppo, di una politica per la cultura, risorsa principale dell’Umbria, che non può essere fatta solo da buoni spot promozionali in televisione, degli umbri, soprattutto giovani e professionisti, che se ne vanno dalla nostra regione per mancanza di opportunità o per stanchezza, della solitudine dei giovani che deve conquistare una priorità nelle nostre attenzioni, dei diritti delle donne e delle componenti deboli nella nostra società colpite dalla crisi che attraversiamo, di un’ Umbria che è stata per decenni protagonista del dialogo internazionale per la pace e la solidarietà e aperta ad un’ ampia rete di collaborazioni internazionali e che oggi si è chiusa in sé stessa per scelta del destra-centro, della sua logica mercantile e della sua alterigia verso le tradizioni democratiche di questa regione. E infine deve parlare all’Umbria dell’Autonomia differenziata, della spada di Damocle sospesa sulla nostra testa che rappresenta questa sciagurata riforma proposta dal duo Salvini-Meloni, che anche parte del destra-centro fa fatica a sostenere e che fortunatamente sarà sottoposta a referendum insieme al Premierato. Per l’Umbria l’Autonomia differenziata sarebbe la certificazione del declassamento della nostra regione e del ritorno a prima degli anni 60 del secolo scorso come peso e valore dei diritti dei nostri territori.
Il centro sinistra può vincere, ma deve parlare chiaro alla società regionale, deve chiedere a tutti di coinvolgersi in una sfida difficile e indifferibile come quella di cercare di tirare fuori l’Umbria dal cono d’ombra e di arretramento in cui si è cacciata o almeno di trovare linee solide per un cammino che in un tempo ragionevole sappia dare risultati concreti in questa direzione.