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di Porzia Corradi

L’assessorato alla Sanità è il pomo della discordia non solo in Umbria ma anche altrove. In Emilia Romagna, ad esempio, l’avrebbe voluto il segretario regionale del Pd Luigi Tosiani, ma il suo compagno di partito, il Presidente Michele De Pascale ha scelto un tecnico, l’eccellente direttore della Asl di Parma Massimo Fabi. Tosiani a quel punto ha preferito non entrare nell’esecutivo.
De Pascale ha detto no al capo del suo partito che ha conquistato alle recenti elezioni il 45 per cento dei voti e che, se volesse, potrebbe governare anche con un monocolore visto che ha 27 consiglieri su 49, più il Presidente. Sarebbe ovviamente una scelta sciagurata: l’alleanza di centrosinistra – dicono coralmente i democratici – è un bene prezioso, da difendere strenuamente. Altro che colpi di mano!

In Umbria c’è una situazione che in parte assomiglia a quella emiliana, ma solo in parte: anche qui il segretario regionale del Pd vorrebbe la Sanità. Gran parte dell’informazione regionale e un pezzo importante del Pd sostengono che non si può dire di no a chi ha preso più del 30 per cento dei voti. De Pascale l’ha fatto con chi ha totalizzato il 45 per cento. Ha preferito scegliere uno dei tecnici più competenti che hanno operato nelle Asl. Fra la situazione umbra e quella emiliana ci sono alcuni elementi simili ma anche più di una diversità. La più evidente è che da noi la Presidente è civica mentre sullo scranno emiliano più alto siede un esponente piddino. A Bologna De Pascale ha esercitato appieno i suoi poteri che lo autorizzano a decidere autonomamente i membri della giunta, Stefania Proietti andrà nella stessa direzione? Oppure le obiettive diversità esistenti la faranno propendere per la scelta Bori? Rischierebbe però di contraddire la sua stessa campagna elettorale, basata sulla rivendicazione d’indipendenza dai partiti, rivendicata dal momento in cui ha accettato la candidatura. Il nodo è questo e a lei tocca scioglierlo.
Che Fare? Ascoltare la voce di Umbria Domani, le numerose indicazioni provenienti dall’ambiente medico e amministrativo, quelle di una parte non irrilevante del Pd che non vorrebbero in quell’assessorato il segretario regionale dei democratici, oppure incamminarsi sulla via di un accordo blindato fra partiti? Sia l’una che l’altra decisione sono possibili? Non resta che aspettare il fine settimana o, al massimo, i primi giorni della prossima. Il Consiglio regionale è infatti convocato per giovedì 19 e venerdì 20. Per quella data probabilmente l’organigramma dovrebbe essere bello che fatto. Anche se, volendo, si potrebbe eleggere in quella sede solo il Presidente del Consiglio e procrastinare l’elezione della giunta. Scelta questa improbabile, ma non impossibile.

Il balletto dei nomi dura dal giorno dopo dei risultati elettorali e, più o meno, sono sempre gli stessi. E’ un continuo, virtuale sali e scendi dalle poltrone, ma quasi tutto ruota intorno alla Sanità. Se ne diventasse assessore Tommaso Bori, il Pd prenderebbe poi con Simona Meloni l’Agricoltura, il turismo e forse qualche altra delega minore, mentre il narnese Francesco De Rebotti farebbe il presidente del Consiglio. Bianca Maria Tagliaferri (Umbria Domani) andrebbe alla Scuola e alla Formazione, oppure Luca Ferrucci (Umbria Domani) riceverebbe le deleghe economiche. Il pentastellato Thomas De Luca finirebbe all’Ambiente, anche se su questa destinazione stanno montando parecchi mugugni. Resterebbe da decidere chi tra Fabio Barcaioli e Federico Santi occuperebbe lo scranno di Avs, mentre è sicuro che Fabrizio Ricci, il più votato della lista gauchiste, resterebbe in Consiglio. Questo è il primo possibile organigramma. Ma ce n’è un secondo. Se Bori non prendesse la Sanità, non entrasse in giunta o scegliesse un’altra destinazione, e la delega sanitaria rimanesse in mano a Proietti, Umbria Domani sarebbe disponibile a rinunciare al suo assessorato e quindi al Pd ne toccherebbero non più due ma tre. Sicura la super votata Simona Meloni, un posto importante – se lo volesse – spetterebbe a Bori e ce ne sarebbe uno anche per De Rebotti. Così Il Pd della provincia di Terni si vedrebbe rappresentato – come auspica – in giunta. Cosa che diversamente non sarebbe possibile e la seconda città dell’Umbria avrebbe nell’esecutivo solo un Cinquestelle. E questo non viene visto di buon occhio da larga parte dei democratici.
Pochi giorni ancora per sapere come andrà a finire. Terminerà allora la noiosa giostra dei nomi, si fermerà l’ottovolante delle deleghe, comincerà il quinquennio di governo di Stefania Proietti e della sua giunta, tanto faticosa da comporre