di Fabio Maria Ciuffini
E’ uscito un prezioso libretto a firma Alessio Trecchiodi e Luigi Fressoia, ben noti al pubblico perugino per le loro proposte sulla mobilità e sui trasporti Umbri e Perugini. A me che di quelle proposte ho discusso anche animatamente con loro, in particolare con Fressoia, Presidente della sezione perugina di Italia Nostra con cui ho condiviso però anche idee più in generale sulla città e sul suo Centro Storico, è stato chiesto di recensirlo e lo faccio volentieri.
Il libretto (ma nemmeno tanto, 90 pagine) si intitola: “CENTRALITÀ DELL’UMBRIA” con sottotitolo “Crocevia naturale di ferrovie, strade, porti/areoporti della Penisola” ed offre un’analisi approfondita sul ruolo e le prospettive della regione, con un’impostazione chiara e ben strutturata.
La veste grafica, immagino curata con competenza da Fressoia, è un punto di forza che rende il volume piacevole e accessibile pur nelle parti da me non condivisibili. Comprendo anche ed ammiro la determinazione dei due autori nel dare una testimonianza delle loro proposte rimaste fin qui tutte inascoltate. E li capisco avendone fatte anch’io tante altre, altrettanto inascoltate.
In particolare ritengo esatta la considerazione iniziale che il presunto isolamento dell’Umbria, ad onta della sua centralità geografica, è tale solo per quanto riguarda la sua accessibilità ferroviaria e la disconnessione con la rete ad Alta Velocità. Con conseguenze anche economiche, visto il divario tra il tasso di crescita delle regioni servite da quella rete e le altre. Insomma un’Italia a due velocità, sui binari e in tema di sviluppo. Ed invece che qui da noi le strade non mancano. Tesi queste che sostengo da sempre. Aggiungo volentieri che condivido pienamente con gli autori l’impostazione a favore del mezzo pubblico e in particolare di una rivalutazione del ruolo della Ferrovia in Italia ed in Umbria a sostegno del trasporto urbano. Sull’eccessivo squilibrio verso il mezzo individuale e sulle conseguenze che ne derivano alla vivibilità delle città ho scritto tre libri. In accordo quindi con i Nostri sul problema, dissento però fin dall’impostazione su molte delle loro soluzioni anche se condivido alcune delle riflessioni proposte su Perugia sulla regione e sulle loro dinamiche territoriali. In ogni caso si tratta di considerazioni e proposte fatte sempre alla grande scala che implicherebbero, oltre ad una imprecisata ma sicuramente enorme massa di risorse con ritorni incerti, anche accordi tra Regione, Governo e soggetti gestori della rete ferroviaria. E già questo basterebbe per relegarle nel mondo dei sogni. Però sono tutte ampiamente futuribili. E dunque chi vivrà vedrà. Come filo conduttore della recensione esporrò di seguito sia i punti di accordo che quelli di divergenza, cercando di restituire un quadro equilibrato tra le riflessioni che ritengo valide e gli aspetti su cui, a mio avviso, il dibattito resta aperto. Giudicheranno i lettori. I due autori propongono quattro (grandi, molto grandi) opere oltre ad una “Galleria degli errori” e due appendici su Nodo – Nodino di Perugia e recupero Ferrovia Spoleto – Norcia. Vediamo ora le 4 opere.
Il Raddoppio ad Alta velocità della Direttissima Roma Firenze.
La proposta consiste in una nuova linea ferroviaria ad AV Roma – Fara Sabina – Terni – Perugia – Città di Castello – Arezzo. Per l’Umbria una benedizione! Si dovrebbe farla perché la attuale direttissima è troppo lenta e perché la linea AV è ormai satura. E’ vero! È diventata “La Metropolitana d’Italia” come ebbi modo di prevedere nel 1988 quando la si stava progettando. Con la nuova linea si risparmierebbero alcuni minuti (ampiamente recuperabili altrimenti eliminando la follia delle fermata a S. Maria Novella) ma la linea dopo Arezzo resterebbe ancora satura. Dove sarebbe allora il vantaggio? Diversamente andrebbe se TUTTA la linea alta velocità fosse raddoppiata sulla direttrice Roma – Venezia. E il tratto Trecchiodi – Fressoia ne sarebbe la prima parte. Ed avrebbe anche un ritorno che ne giustificherebbe la spesa. Ma questo è il MIO inascoltato sogno da almeno trent’anni.
Alta velocità di rete passante per le città dell’Umbria, Perugia, Assisi, Foligno, Spoleto, Terni
E’ una proposta fatta più volte che sarebbe sicuramente di grande vantaggio per l’Umbria ma che si è finora scontrata con l’indisponibilità dei gestori ferroviari a prenderla anche in considerazione se non pagando cifre esorbitanti. Eppure tecnicamente si tratterebbe di un progetto fattibile. I treni AV usciti ad Orte potrebbero nuovamente canalizzarsi sulla line AV. L’ostacolo da superare sta nella richiesta di essere profumatamente pagati per quel servizio. L’Umbria oggi è disconnessa dalla rete AV e riceve un servizio peggiore rispetto ad altre zone del paese che invece ne beneficiano. Perché pagare per un riequilibrio territoriale che dovrebbe essere un diritto?
Le altre 2 opere
La chiave per comprendere il resto del libro sta tutta in due brevi frasi a pag 22: “Evitando agli utenti lo scomodo esiziale del cambio di mezzo di tutto il viaggio” e “Senza mai cambiare” in grassetto sottolineato. E’ il succo di una profonda coranica convinzione dei due autori. Per andare da A a B ci deve essere sempre e solo un treno diretto. Quella che i tecnici chiamano “rottura di carico” è da Alessio Trecchiodi e Fressoia a seguire ritenuta la sindrome “esiziale” che uccide la voglia di prendere qualunque treno se poi devi scendere e prenderne un altro.
E’ del tutto ovvio che cambiare mezzo, scendere da uno e salire su di un altro è meno comodo che restare seduti. Ma se il cambio consente di avere una alternativa di viaggio in più, credo che molti se ne avvantaggerebbero, pur sfidando le difficoltà di trovare il binario giusto ed attendere una decina di minuti. I tecnici chiamano questo uso attento dei cambi “regime di coincidenze ed è provato che massimizza l’efficacia di una rete. E non è così “esiziale” perché il 50% circa degli utenti delle estese reti ferroviarie e metropolitane europee cambia uno o più treni per coprire il suo itinerario. Un esempio concreto: oggi si va da Milano a Perugia con una coppia di treni diretti. Utilissimi per chi voglia andare e tornare da Milano in giornata. E vanno mantenuti. Ma voi pensate che se, da domani, senza alcuna spesa né d’investimento né di gestione ci fossero una o due coppie aggiuntive dall’Umbria verso Nord con coincidenze ad Arezzo nessuno le prenderebbe? Un solo cambio piuttosto che alzarsi ad ore antelucane?
Questa convinzione è alla base della proposta del Potenziamento della Ancona Roma tramite variante nel tratto Foligno – Fabriano che tocchi l’aeroporto internazionale S. Francesco (S. Egidio). L’idea sarebbe di creare dall’aeroporto S. Francesco una nuova linea fino a Fabriano, 32 km traforando gli Appennini. Così i treni della Orte Falconara potrebbero deviare a Foligno, raggiungere l’aeroporto e poi proseguire per Fabriano. Insomma fare i due cateti piuttosto che l’ipotenusa con un allungamento di percorso di 13Km. Lo stesso identico servizio, senza tagliare fuori Gualdo e Nocera si potrebbe ottenere organizzando a Foligno dei treni in coincidenza con le partenze e gli arrivi dell’aeroporto e facendo sì che questi possano raggiungerlo direttamente con una piccola bretella. Ma ci vorrebbe un cambio a Foligno! Esiziale? Ed arriviamo infine alla proposta del Sistema Tram Treno per le conurbazioni di Perugia e Terni. Attenzione il sistema Tram-Treno con vetture che possono circolare su rotaie sia ferroviarie che tranviarie esiste in alcune situazioni europee e permette di coprire itinerari combinati restando sempre sulla stessa vettura.
Ed è questo sistema che pervicacemente da anni viene proposto per Perugia, anche in alternativa ad altri, dagli autori di Centralità dell’Umbria. La linea base dovrebbe uscire a S. Anna, compiere un lungo giro per Perugia e rientrare a Fontivegge. L’idea sarebbe di distribuire così lungo tutta la città i clienti del treno, senza cambiare mai. Ed io ritengo, da sempre, che il gioco non valga la candela! Lasciamo stare il problema di occupare le avarissime sedi stradali perugine con un treno sia pure in abiti da tram, e i costi, visto che le linee tranviarie non le regalano, anche se pure a me piacciono moltissimo. Faccio solo umilmente osservare che lo stesso servizio potrebbe essere realizzato con autobus (io direi piccoli se possibile) su quello stesso itinerario, in coincidenza con i treni. Spendendo somme infinitamente minori semmai per migliorare le modalità di scambio con vari accorgimenti. Ma si dovrebbe scendere da un mezzo e salire su di un altro. E già! Certo è già difficile in Umbria e a Perugia convincere qualcuno a salire su di un treno o su di un autobus piuttosto che sull’amatissima auto personale, ci vuole ormai una vera e propria “Rivoluzione Culturale” in proposito. Ma visto che dobbiamo farla è mia opinione (e come tale vale quanto quella di chiunque altro) che convenga proporre cose più ragionevoli e fattibili in tempi non biblici. Almeno per ora. Dovrei ora parlare del resto del libro. La Galleria degli orrori ed illusioni e le Appendici. Si tratta di temi che hanno finalmente a che fare con il presente piuttosto che con un incerto futuro. Temi concreti ed immediati su cui il dialogo con i Nostri autori può essere fattivo ed interessante e contribuire a fare la politica dei trasporti delle legislatura sia Comunale a Perugia che in Umbria. Ma ormai ho finito lo spazio a disposizione e credo che vadano trattati in un prossimo articolo.