di Porzia Corradi
I centraloni Mirka Francia e Simona Gioli. L’opposto Antonina Zetova, ma anche la “ragazzina di casa”, il libero Chiara Arcangeli, che con tutte loro è arrivata a mettere le mani sul titolo sportivo più importante mai portato a Perugia, la Champions League. Agli albori di una storia sportiva gloriosa, però, c’è stata anche la palleggiatrice Maurizia Cacciatori, che all’allora PalaEvangelisti è arrivata a 16 anni, muovendosi tra la prima e la seconda linea per quattro anni e regalando ai tifosi umbri la prima Coppa Italia.
Era un obbligo per Perugia celebrare la Pallavolo Sirio, la società sportiva più vincente della storia dell’Umbria, capace in poco più di 20 anni, tanti quelli in cui è rimasta in massima serie, con una sola eccezione nel 1995, quando è scivolata in A2, di costruire un palmares straordinario, fatto di due Champions League, tre Scudetti, cinque Coppe Italia e una Supercoppa. Un omaggio, quello stabilmente fruibile al PalaBarton, dove da sabato scorso sono esposti alcuni dei trofei conquistati dalla Sirio, che ha riportato a Perugia la stessa Gioli e coach Emanuele Sbano, che ha guidato la squadra nel 2007-2008 fino al tetto d’Europa, per la seconda volta, perché due anni prima lo fece Massimo Barbolini, di cui Sbano era vice.
Ma sono tante le campionesse, molte delle quali stelle della nazionale azzurra, ma anche delle selezioni di altri paesi, che hanno contribuito a fare di Perugia un gigante della pallavolo. Oltre a Gioli e Cacciatori, hanno vestito la maglia della Sirio anche Elisa Togut, Manuela Leggeri e Simona Rinieri, peraltro protagoniste nel 2002 della prima vittoria ai mondiali di volley della nazionale italiana, torneo in cui Togut venne premiata come miglior giocatrice.
A trasformare il taraflex del PalaEvangelisti in una delle arene pallavolistiche di più difficile conquista, però, è stata anche la “delegazione” di giocatrici cubane sbarcate a Perugia: la centralona Mirka Francia è quella che ha regalato le coppe più prestigiose alla Sirio, ma per tanti la vera star è stata Tai Aguero, poi naturalizzata italiana, capace di esprimersi ad altissimo livello sia come palleggiatrice che come schiacciatrice e opposto, ruolo quest’ultimo in cui poi è stata prevalentemente impiegata a Perugia, perché capace di toccare in rincorsa la vetta dei 3,22 metri compensando, con un’elevazione spaventosa, i “soli” 1,78 m di altezza donatele da madre natura.
L’atleticità di Aguero e la grinta di Gioli, ma anche la forza di Zetova e l’ascesa a km zero di Arcangeli, hanno ispirato per anni le ragazzine di tutta l’Umbria, alimentando quella filiera vivaio-prima squadra, in cui la gloriosa Sirio ha a lungo investito e di cui Arcangeli è certamente la migliore espressione, ma a far sognare un futuro possibile da professionista alle piccole pallavoliste sono state anche le umbre Elisa Zeppoloni, Lucia Cristanti, Elisa Mezzasoma e Beatrice Sacco, che negli anni sono arrivate a vestire la maglia della Sirio.
E l’esposizione dei trofei della Sirio, fondata da padre Aldo Falini e resa grande da Alfonso Orabona, al PalaBarton ha anche portato fortuna sottorete al volley rosa dell’Umbria. Sì, perché a meno di quattro giorni dal taglio del nastro è arrivata la salvezza della Bartoccini-Mc restauri Perugia, che quindi anche il prossimo anno disputerà il campionato della massima serie. Se a Pian di Massiano il passato è glorioso, esiste e resiste anche un futuro per la pallavolo femminile.