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di Gabriella Mecucci
Foto ©Fabrizio Troccoli

Il Rettorato di Maurizio Oliviero ha portato a casa un importante risultato: l’aumento del numero degli iscritti che sono oggi 30mila, mentre in un passato non lontano erano scesi a 24mila. Un innegabile successo ottenuto grazie ad un miglioramento del rapporto con gli studenti, all’abolizione del numero chiuso a Biotecnologie e a Psicologia e all’ esenzione dalle tasse sino a trentamila euro di reddito. Accanto all’uscita dalla crisi delle iscrizioni c’è un secondo punto a favore che riguarda l’ampliamento dei rapporti internazionali dell’ateneo perugino.

UNA FACOLTà DI MEDICINA RINNOVATA AIUTERà LA SANITà UMBRA

Non tutti i numeri però ne attestano la buona salute, basti pensare a cosa è accaduto nel campo occupazionale: l’Università di Perugia ha perso 250 docenti, fra ordinari, associati e ricercatori, e altrettanti posti di lavoro sono venuti a mancare nel settore dei tecnici e degli amministrativi. L’Umbria è la regione che, insieme alla Sicilia, ha subito il colpo più duro, perché? I finanziamenti statali sono proporzionalmente gli stessi, ma gli altri atenei sono riusciti a reperire molti fondi anche dai privati, dalle fondazioni e dall’Europa, mentre Perugia su questo piano ha messo poco fieno in cascina. Tant’è, ora si trova sotto organico e non di poco. Le unità mancanti andrebbero almeno in parte reintegrate cercando di essere in grado di intercettare una quota più alta di finanziamenti. Per riuscirci l’ateneo necessita di essere più concorrenziale sul terreno della ricerca. Un recupero di circa trecento posti sarebbe possibile -dicono gli esperti – e farebbe un gran bene all’ateneo, ma anche alla città che vedrebbe ampliata la quota di lavoro qualificato. 

Perugia è inoltre l’Università italiana che ha il rapporto più sfavorevole fra ordinari e associati: per ogni 3 associati c’è solo un ordinario, mentre a livello nazionale siamo a 1,6 contro uno, e la proporzione peggiore si registra a Medicina. Quanto ai ricercatori hanno bisogno di maggiori certezze.

Dal punto di vista infrastrutturale c’è carenza di spazi e di parcheggi e le aule spesso sono troppo piccole e semi fatiscenti. Ce n’è quindi di lavoro per il futuro Rettore.  Ad un mese dal primo turno elettorale, dopo una serie di confronti già svolti, è possibile tracciare un profilo dei contendenti e dei loro programmi che su alcuni punti appaiono simili. 

Il primo a scendere in campo è stato Luca Gammaitoni. Ha alle sue spalle una lunga e qualificata militanza nell’Azione Cattolica con una particolare predilezione per il messaggio di Don Milani. E’ appoggiato da una parte del mondo cattolico e da un pezzo importante del PD e della sinistra. Il suo orientamento politico è stato confermato anche il 25 aprile quando – unico fra i candidati – ha partecipato alla manifestazione di Perugia. E’ un fisico di valore internazionale, diventato ordinario per “chiara fama”, e ha il suo più forte insediamento elettorale nelle facoltà scientifiche. Vorrebbe valorizzare lo studio dell’intelligenza artificiale che potrebbe riguardare trasversalmente tutti i dipartimenti. Il suo programma punta sulla qualità e la libertà della ricerca e della didattica: solo dando un forte impulso su questo piano, Perugia potrà essere in futuro un’ università di serie A. Così inoltre recupererà posti di lavoro sia nell’ambito della docenza che in quello tecnico-amministrativo e ridurrà il precariato dei ricercatori. Gammaitoni sottolinea poi la necessità di  intervenire sulle infrastrutture e vede  l’ateneo come una comunità: tutti i soggetti devono impegnarsi per un fine comune. Ha diretto Vitality, un progetto di ricerca che ha riguardato tre regioni: Abruzzo, Marche e Umbria e che ha distribuito fondi a circa 150 ricercatori.

 Danielle Porena – il più giovane dei candidati – è ordinario di diritto, lo stesso campo di studi di Maurizio Oliviero. Di lui si dice che sarebbe sponsorizzato dal centrodestra ed in particolare da Fratelli d’Italia, ma che non gli mancherebbe qualche consenso anche in aree politiche di centrosinistra. Per il 25 aprile non ha partecipato iniziative ma ha messo sui social la bandiera italiana con una sola parola: “Libertà”, preferendo non soffermarsi sul concetto di liberazione dal nazifascismo.  E’ forte a Medicina che è la facoltà che dispone di più voti (177): lì ha infatti l’agguerrito appoggio del direttore del dipartimento Vincenzo Talesa. Il suo programma si fonda su tre parole guida: vuole un’università “più inclusiva, più indipendente, più innovativa”. Chiede il rafforzamento del prestigio internazionale dell’ateneo, a cui – come si diceva – ha già lavorato Maurizio Oliviero. Porena insiste sulla efficienza e sullo snellimento della burocrazia, questione questa toccata anche dagli altri candidati. Insiste sulla totale autonomia dell’Università.

Massimiliano Marianelli è ordinario e direttore del dipartimento di Filosofia nonché membro del Senato accademico. E’ cattolico ed è vicino al  Movimento dei Focolarini, fondato da Chiara Lubich. Sarebbe il candidato voluto da Maurizio Oliviero, ma probabilmente non è il solo che godrebbe del suo appoggio. Ha collaborato con gli ultimi due rettori con incarichi di natura dirigenziale all’interno dell’ateneo. Ha celebrato il 25 aprile mettendo sui social la canzone di Giorgio Gaber “La Libertà”, quella in cui c’è il celebre verso: “libertà è partecipazione”. Un concetto generale dunque senza riferimenti concreti alla liberazione dal nazifascismo. Dicono che su di lui punterebbe una parte del Pd, in particolare Giampiero Bocci e un pezzo de mondo cattolico. E che – come è ovvio – abbia la sua maggior forza concentrata nelle facoltà umanistiche. Insiste molto sul dialogo, sulla collaborazione di tutte le componenti universitarie: “per valorizzare il contributo di ciascuna e di ciascuno”. Come Gammaitoni vede nell’intelligenza artificiale il grande campo della ricerca trasversale da privilegiare. Punta sul rafforzamento della didattica e dettaglia le sue proposte nell’ambito delle infrastrutture con ricchezza di particolari. 

I tre candidati di cui si è scritto sin qui sono coloro che hanno maggiori possibilità di andare al decisivo ballottaggio del 17 giugno a cui prenderanno parte solo due contendenti. Ce ne sono però altri due: Marcello Signorelli  e Paolo Carbone, il cui ruolo  non è certo insignificante. Prima di tutto perché i voti all’Università hanno più di una volta riservato sorprese e poi perché i loro consensi condizioneranno il risultato del ballottaggio. Ecco chi sono i due outsider.

Marcello Signorelli è ordinario di Economia. Non sembra avere legami con nessun partito, ma per il 25 aprile ha fatto un’ impegnativa dichiarazione di antifascismo sui social riprendendo un post della Fondazione De Gasperi che elogia lo statista democristiano:  “Un grandissimo politico che ha fatto tanto bene al nostro paese, un paese distrutto dal regime fascista e dalla guerra”. Signorelli vuole innanzitutto impegnarsi per rafforzare la reputazione nazionale e internazionale dell’Università di Perugia. Insiste molto sull’ateneo come “comunità fatta di persone” e sulla concretezza. E sceglie una “governance partecipata  e pragmatica” dove il Rettore deve limitarsi a dare indirizzi generali e lasciare poi libertà e autonomia alle diverse componenti. Punta sulla didattica innovativa e sulla riqualificazione degli edifici anche sul piano energetico.

Paolo Carbone è ordinario in Ingegneria. Di lui si dice che sarebbe appoggiato da Franco Cotana, l’ex candidato al rettorato che dette filo da torcere a Maurizio Oliviero, e che sarebbe visto di buon occhio anche da un vecchio rettore come Franco Moriconi. Il suo programma mette al centro l’attrazione di talenti e una didattica innovativa. Ritiene che l’ateneo perugino dovrebbe impegnarsi particolarmente nel campo della transizione ecologica. Alcuni osservatori sostengono che al secondo turno potrebbe appoggiare Daniele Porena, ma queste previsioni sono sempre da prendere con le molle.

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