di Gabriella Mecucci
Sono state le liste civiche a determinare il risultato elettorale delle amministrative umbre. Il caso più eclatante è quello di Perugia dove Margherita Scoccia (al ballottaggio col 48,5) deve ringraziare la lista di Nilo Arcudi che raggiunge il 9,3 per cento. E in questa coalizione persino Forza Italia è stata “civizzata” mettendo in bella vista il nome di Andrea Romizi e raggiungendo, grazie a questa escamotage, l’11,6 per cento. Così facendo il partito di Tajani ha guadagnato almeno 4 punti. Anche se gli artefici dell’operazione speravano di sfondare e di raggiungere il 15. Una mano alla Scoccia l’ha data anche Progetto Perugia che, con le altre due liste connesse, ha sfiorato il 6 per cento. Il civismo ha avuto un valore ancor più significativo nel centrosinistra dove la stessa Vittoria Ferdinandi (al ballottaggio col 48,8) non appartiene ad alcun partito e con la sua “Anima Perugia” ha preso l’8,5 per cento, superata solo dal 19 del Pd. Bene sono andate anche le altre liste civiche: da Pensa Perugia, con dentro Azione, che ha sfiorato il 6 per cento a Orchestra per la Vittoria (quasi al 4), sino al raggruppamento monotematico sulla sanità che ha superato il 3.
Naturalmente questo successo dei civici ha cannibalizzato i partiti, che hanno visto considerevolmente calare i loro consensi fra le europee e le amministrative. E’ anche il segno però di quanto ormai i cittadini in questo tipo di elezioni scelgano soprattutto la
persona. E non può non destare grande soddisfazione che questa volta a Perugia sarà una donna a raggiungere lo scranno più alto di Palazzo dei Priori.
Perugia, come già detto, va al ballottaggio. Questa testata ha scritto che il capoluogo, dopo il trionfo di Romizi del 2019, era tornato contendibile, a partire dalle politiche del 2022. Il centrosinistra infatti, sommando tutti i voti che aveva raccolto, raggiungeva il 54 per cento. E’ evidente che questa operazione era pressochè impossibile, ma i nostri calcoli dicevano che l’opposizione poteva contare su di un’ “area amica” del 46-48 per cento e la stima era prudenziale . Non si capisce perché all’inizio della campagna elettorale il Pd abbia voluto accreditare l’immagine che la situazione fosse disperata. Non lo era affatto. Il punto di partenza era più che buono e forse il pessimismo strombazzato ai quattro venti era solo di facciata. Questo non vuol dire che Vittoria Ferdinandi non abbia avuto un ruolo molto importante nel consentire la somma di tutti i voti di “area amica”, nel tenerli insieme, nel compattarli e nell’entusiasmarli. Ma, se non fosse andata al ballottaggio, si sarebbe trattato di una sconfitta bruciante. La percentuale con cui ci va è però decisamente lusinghiera, tanto da giustificare l’ottimismo della candidata. La sua campagna elettorale, dopo qualche iniziale errore che l’ha fatta identificare come una super gauchiste, è stata molto efficace. E il successo di Anima Perugia ne è uno dei segni più evidenti.
Tutto sommato non è andata male nemmeno Margherita Scoccia con il suo 48,5 per cento. Certo, ha presso ben 11 punti meno di quelli di Romizi nel 2019, ma la situazione era ben diversa: il pd – tanto per dirne una –era stato messo all’angolo allora dallo scandalo sanitopoli. La candidata del centrodestra inoltre ha dovuto poi fronteggiare il crollo della Lega, scesa al 3 per cento. E’ vero che i civici hanno ”cannibalizzato”, ma il risultato del Carroccio è davvero gramo. Così come lo è – sull’altro fronte – il 4 per cento dei pentaspellati.
In una campagna elettorale molto polarizzata scarsi sono stati i consensi ottenuti dagli altri contendenti. Solo Massimo Monni con il suo 1,4 per cento ha superato i mille voti. Un risultato deludente, eppure quella manciata di voti potrebbe diventare rilevante in un ballottaggio che mette ai nastri di partenza due contendenti separate da uno 0,3 per cento.
Come è andata nel resto dell’Umbria? Tutte conferme per il centrosinistra al Trasimeno e anche a Gualdo Tadino, due vittorie inaspettate – strappando il Comune alla destra – a Montefalco e a Marsciano. Per il resto una miriade di incertissimi ballottaggi nelle città più importanti: a Foligno, a Orvieto, a Bastia
Un caso a parte è il ballottaggio di Gubbio dove, nella città più rossa dell’Umbria, il centrosinistra ne resta fuori. Ci sono andati infatti Vittorio Fiorucci, candidato del centrodestra, e Rocco Girlanda, ex parlamentare e segretario regionale di Forza Italia, che
non si caratterizza però come uomo di partito, ma di area, naturalmente moderata. La forbice con l’altro contendente è stretta e quindi potrebbe anche farcela a diventare sindaco. E sarebbe il primo a rompere la lunga teoria di “vittorie rosse”. Il centrosinistra ha organizzato la propria sconfitta presentando al primo turno ben quattro candidati che si sono spartiti il 53 per cento dei consensi, tanti sono quelli che risultano dalla somma delle percentuali di ciascuno dei contendenti. Tafazzi ha tutto da imparare dal centrosinistra eugubino.