Un successo straordinario quello della mostra su San Francesco alla National Gallery di Londra che nei primi due mesi è già arrivata oltre i 150mila visitatori e che avrà a disposizione altre cinque settimane per superare abbondantemente quota duecentomila. Molto seguito anche l’evento organizzato il 29 giugno dal Comune di Assisi, sostenuto dalla Fondazione Perugia, all’interno della NationaL Gallery, a cui erano presenti il sindaco della città umbra e il direttore della Galleria, nonché molti partecipanti che hanno ammirato fra l’altro un bel filmato che documenta tutte le straordinarie bellezze di Assisi. Gabriel Finaldi, direttore del prestigioso museo londinese ha voluto ricordare “l’enorme fascino che esercita la figura di San Francesco e la sua radicalità spirituale nella ricerca della pace, nel rapporto con l’ambiente, e nelle scelte di vita” Stefania Proietti ha sottolineato come “sia stata aperta una strada per future collaborazioni in vista dell’ottavo centenario delle stimmate, del Cantico delle Creature e della morte di San Francesco- un triennio che andrà dal 1224 al 1226”. La mostra alla National è stata ‘iniziativa “sponsorizzata” da Brunello Cucinelli con una grande cena nella capitale britannica.
di Caterina Bon Valsassina
Per la prima volta la National Gallery di Londra ha dedicato una mostra a San Francesco d’Assisi, a cura di Gabriel Finaldi e Joos Joustra, rispettivamente direttore e curatore del museo londinese. Aperta dal 6 maggio al 30 luglio 2023, l’esposizione, sulla quale papa Francesco si è espresso entusiasticamente col direttore, è stata accolta con un incredibile successo di pubblico che ha lasciato stupiti gli stessi curatori di fronte alla reazione di tanti visitatori, testimoni viventi di quanto il Santo di Assisi fosse per loro una “presenza continua” (Silvia Guzzetti, Intervista San Francesco alla National Gallery. Joustra (storico dell’arte): “Una figura che tocca la vita delle persone, 3 giugno 2023, www.agensir.it).
Perché proprio San Francesco? Lo spiega Finaldi nella prefazione al catalogo, perché Francesco, dall’anno della sua canonizzazione nel 1228, “continua a essere oggi una figura attrattiva e influente sia per i cristiani che per i non cristiani, per i pacifisti e per gli ambientalisti, per chi chiede giustizia sociale, per utopisti e rivoluzionari, per gli amanti degli animali e per chi è coinvolto nelle cause di solidarietà umana” (Gabriel Finaldi, Director’s Foreword, in Catalogo della mostra Saint Francis of Assisi, London, National Gallery, 2023. La traduzione dall’inglese è mia).
La mostra è articolata in sei sezioni – “San Francesco d’Assisi”, “Inizi francescani”, “Francesco mistico”, “Il mondo della natura”, “Santa Chiara d’Assisi”, “Un Santo radicale” – per mettere in luce i diversi aspetti della figura del santo con dipinti, documenti, oggetti d’arte dalla fine del Duecento al tempo presente, a dimostrare, appunto, l’attualità di San Francesco nel mondo contemporaneo affamato di valori.
Aprono l’esposizione pannelli con la mappa dell’Italia centrale coi luoghi del Santo che si irradiano da Assisi a Perugia, Spoleto, Orvieto, Arezzo, Siena, Firenze, Pisa, Bologna, Ancona, Roma, Viterbo, per citare i centri principali, e con la trascrizione del Cantico di Frate Sole in italiano e in inglese.
La scelta delle opere, sofisticata e intelligente, accosta per ogni sezione antico e contemporaneo, come il toccante San Francesco del pittore spagnolo Francisco Zurbarán del 1635-39, esposto vicino a una scultura in piombo, fibra di vetro e intonaco raffigurante una figura umana grande al vero con in evidenza le stigmate, realizzata nel 1985 da Antony Gormley , artista inglese devoto di San Francesco fin da bambino, col titolo Untitled (for Francis), una sorta di guaina materiale e concettuale nella quale ciascuno può calarsi come “un potenziale Francesco” (Finaldi, cit., p. 64). Non mancano dipinti italiani come le sei tavolette con Scene della vita di San Francesco del Sassetta, scomparti del polittico realizzato dal pittore nel 1437-44 per l’altare di Borgo San Sepolcro, dove rimase fino al 1808 per approdare alla National Gallery nel 1934, dopo un’intricata vicenda di passaggi di proprietà.
La sezione degli “Inizi francescani” vanta prestiti eccellenti da Assisi, come la copia trecentesca della Chartula (manoscritto coi testi francescani) dalla Biblioteca del Sacro Convento e la tavola del Maestro del Tesoro con San Francesco e quattro miracoli postumi della metà del secolo XIII dal Museo del Tesoro della Basilica di San Francesco. Chiude la sequenza un dipinto del Botticelli del 1475-80 dove il Santo con angeli musicanti è raffigurato su un fondo oro volutamente arcaizzante, come in un’icona.
Per illustrare “Francesco mistico” la mostra offre capolavori della pittura spagnola e italiana, come il San Francesco riceve le stigmate (1590-5) di El Greco con la composizione ridotta all’essenziale, dove il santo si staglia contro un cielo con nuvole quasi plastiche, quasi un’anticipazione di Dalì e come il San Francesco in estasi del Caravaggio, databile intorno al 1595, dal Wadsworth Museum di Hartford, un’opera del Merisi agli inizi della sua avventura romana, forse identificabile con un quadro della collezione del Cardinal Del Monte (Finaldi, cit., pp.94 e 159).
“Il mondo della natura” propone un altro intrigante accostamento arte moderna/arte contemporanea: il volume con la Descrizione del Sacro Monte della Vernia del 1612, da un disegno di Jacopo Ligozzi, dove campeggia al centro della stampa un albero cavo, è esposto vicino a un’opera di Giuseppe Penone del 2012 Albero Porta – Cedro. Lo stesso Penone, che negli alberi ha individuato la cifra stilistica della sua produzione artistica, dichiara il “panteismo francescano” come un valore che travalica i secoli, attuale nel Duecento come oggi. E che dire della splendida veduta del Subasio nella tela di Nino Costa Frate Francesco e Frate Sole del 1878-85? Un dipinto di grande forza che “funziona” accanto alla xilografia dell’artista tedesca Andrea Büttner con la Predica agli uccelli del 2010.
Chiude la mostra il settore sulle scelte radicali del Santo di Assisi come lo Sposalizio con la povertà, rappresentato da una tavola del pittore senese Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta del 1460 ca., esposto vicino a una litografia del messicano José Clemente Orozco nella quale è raffigurato Un frate francescano che abbraccia un Indio del 1926. Ancora più forte è il messaggio affidato all’accostamento fra l’ Abito di San Francesco, prestito straordinario da parte dei Frati Minori Conventuali della basilica di Santa Croce a Firenze che si ritiene sia stato indossato da Francesco, e un Sacco di Alberto Burri del 1953 (Città di Castello, Fondazione palazzo Albizzini, Fondazione Burri), nel quale una materia povera come la iuta viene esaltata e sublimata nel quadro, un riferimento inconscio ma potente, per un pittore nato in Umbria, alla povertà francescana caposaldo dell’insegnamento di Francesco.
Una mostra stimolante, flessibile, aperta ai pubblici più svariati, nella quale non mancano i riferimenti al mondo dei fumetti e alla filmografia su San Francesco con clip dai film di Franco Zeffirelli, Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini. E, allo stesso tempo, una mostra che concede all’ “intrattenimento” solo quanto è utile a capire l’attualità di un santo come Francesco e il suo messaggio universale.