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di Porzia Corradi

Dopo un lungo periodo di stabilità, a Palazzo dei Priori qualcosa sembra essersi rotto. Ad un anno dalle elezioni, la giunta Romizi accumula insuccessi e difficoltà politiche. Niente è più come prima. In questo inizio estate di passione sono accadute almeno tre cose che minano dall’interno quella che sino a sei mesi fa appariva un’inattaccabile solidità. Il primo clamoroso insuccesso è la chiusura dei musei comunali. Che nel Cinquecentenario di Perugino non sia visitabile la Cappella San Severo con un magnifico affresco realizzato a quattro mani da Raffaello e da Pietro Vannucci, è un clamoroso autogol. Ma anche la vicenda di Palazzo della Penna lo è: un tempo luogo di aggregazione e di cultura, e ora abbandonato e silente. E che dire del Complesso Templare di San Bevignate, bellissimo ma coi battenti serrati?
Tutto questo è accaduto proprio mentre l’Umbria e, in particolare la sua capitale vanno di moda grazie ai festival che “tirano” (su tutti UmbriaJazz), grazie alle numerose iniziative per l’anniversario della morte di Perugino, a partire dalla splendida mostra della Galleria Nazionale, e grazie ad una campagna pubblicitaria efficace della Regione.
Perchè hanno chiuso i musei comunali? La Munus che li gestiva è finita in gravi difficoltà economiche e ha deciso di mollare. Le responsabilità di questo fallimento sono molteplici.
E quelle del Comune sono pesanti. Un tempo i musei, che allora erano sette, venivano gestiti da Sistema Museo, una cooperativa con forti radici locali, che venne spazzata via con l’avvento della giunta Romizi, perché giudicato negativamente il suo operato. Giusto o sbagliato che fosse quel giudizio, bisognava operare per favorire l’inserimento di Munus che gli successe. Occorreva dunque, ad esempio, cercare di aumentare gli introiti tramite la biglietteria. E invece niente. I siti museali passarono da 7 a 3. E le attività scemarono: Palazzo della Penna prese sempre meno iniziative ,visto che il Comune impiegava per queste fondi in calo. Il che significava: meno mostre e meno interessanti, con conseguente caduta degli incassi. In compenso però si finanziava generosamente una manifestazione come Perugia 1416. Aldilà dei giudizi controversi sull’iniziativa, il problema più serio è che, essendo ormai la cultura ridotta in ristrettezze, alla saga in costume, negli ultimi sei anni, sono stati assegnati ben 520 mila euro. Sarebbe ingeneroso non segnalare che, a partire dal 2020, ci sono stati cospicui tagli: si è passati cioè da 90 a 35mila euro all’anno. E comunque finanziamenti se si confrontano con altre iniziative culturali e di promozione turistica. Quanto al turismo poi, le visite a tutti i monumenti vennero rese più complicate perchè è difficile ritrovarli. Non c’è infatti la segnaletica e l’ufficio apposito è nascosto e difficile da individuare. Dulcis in fundo, si è verificato anche lo smantellamento del box-biglietteria di Piazza Italia che, vista l’inefficienza di tutto il resto, era l’unico luogo a cui poteva rivolgersi chi avesse bisogno di informazioni. Lo smantellamento è stato deciso dalla Soprintendenza perchè non era stata mai chiesta l’autorizzazione Roba da non crederci. Per non dire di via Ripa di Meana ancora chiusa a ridosso di manifestazioni che provocano un vistoso aumento di traffico in quella zona, quali l’Umbria che spacca e Umbria Jazz. E poi ci sono i disagi causati dallo stato catastrofico delle strade.
I guai di Palazzo dei Priori – come si vede – sono parecchi. E recentemente è piombato sulla giunta l’impiccio del Nuovo Curi. Il progetto di stadio all’inizio ha trovato porte spalancate in Comune. Sembrava che nessuno si opponesse, anche perché non erano state fatte circolare le informazioni di merito. Ma quando, anche su insistenza di questa rivista, sono usciti i primi dati, il cammino si è fatto più difficile.
Vediamo che cosa si sa per certo. Il progetto costerà in tutto 76,3 milioni. Lo stadio avrà 18mila posti, 2mila metri quadrati di uffici, 9.500 di commerciale, un grande albergo con 18 suite e 120 camere. Palazzo dei Priori dovrà mettere 12milioni e pagherà un affitto di 255mila euro all’anno. Gli altri verranno dai privati: un gruppo di imprenditori perugini e non, dietro i quali – come già scritto da Passaggi Magazine – ci sarebbe l’ ASM, importante multinazionale americana.
Il Nuovo Curi è un costoso iperstadio che potrebbe convogliare molto traffico verso il Pian di Massiano, unico grande polmone verde di Perugia. Qualcuno teme addirittura un effetto Collestrada. Molte critiche sono venute dai tecnici del Comune – dall’investimento che potrebbe diventare eccessivo sino alla vocazione poco sportiva e molto commerciale dell’impianto -. Per queste e altre ragioni suggeriscono in pratica all’amministrazione di dire un no. Del resto molte perplessità erano state espresse da “Progetto Perugia”, membro della maggioranza e lista molto votata alle elezioni. Obiezioni simili erano venute ancor prima sia dal Pd che dai civici.
La situazione sta diventando sempre più difficile per Romizi che dovrà decidere chi scontentare. Per scongiurare fratture e trovare una mediazione è in corso una serrata trattativa. Si arriverà ad un’intesa per uscire da questo intricato impiccio? Oppure ormai l’accordo è impossibile?