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di Walter Patalocco

C’è un trenta per cento dei voti dei ternani che è ormai dedito alla transumanza. È quel trenta per cento che è finito prima nelle bisacce dei “grillini”, da questi è passato alla Lega, quindi ai Fratelli d’Italia ed infine a Stefano Bandecchi. Un trenta per cento che non distingue tra voto politico e voto per le amministrazioni locali: “Perché io alla Meloni il voto non glielo dò visto che ha tolto il reddito di cittadinanza”. Che poi il candidato del partito della Meloni si chiamasse Masselli e che comunque il sindaco di Terni da solo non possa influire su certe scelte non fa differenza. Il ragionamento politico si riassume sbrigativamente così: ndo cojo cojo.
Se di volta in volta quel trenta per cento ha visto deluse le proprie aspettative, alla fine ha scelto di provarne un’altra: Bandecchi. Una novità, un salto nel buio, un rischio. Ma Bandecchi è diventato sindaco di Terni. Capita l’antifona ha dato subito le risposte alle domande che ha sentito fare più di frequente. Prontezza nelle decisioni? Proclamato sindaco, due ore dopo forniva i nomi degli assessori, salvo assegnare le deleghe 48 ore dopo. La Regione nemica? Subito un “no” al piano rifiuti che prevede a Terni un contestato centro per l’essiccazione dei fanghi reflui: “A noi la monnezza e loro si tengono i soldi per le cliniche private”, era lo sgangherato refrain della contestazione. Erba alta dappertutto? Lettera di diffida per far sì che ognuno curi il verde pubblico di sua competenza: sfalci, abbellimenti. E poi: riapertura dei bagni pubblici al parco della Passeggiata; altra lettera di diffida alle imprese che scavano canalette lungo le strade per la posa in opera di tubi e cavi affinché poi rimettano a posto il fondo stradale. E come si deve: promessi in caso contrario blitz, solleciti e quindi sanzioni. Strade dissestate? Le buche per ora restano, ma è presto fatta un’ imbellettata di vernice per rifare le strisce e le scritte Stop.
Questioni di possibile rapida soluzione e di impatto immediato.
Ce ne sono altre, però. E più consistenti. Se ne accorge la stessa giunta appena mette gli occhi sulle carte: il dissesto, quello causato dalle giunte di centrosinistra, non è stato superato da quella a guida Lega: restano parecchi debiti cui – dice la giunta attuale – vanno aggiunti quelli lasciati da Latini, Masselli & Co. Tanto che si potrebbe rischiare un secondo dissesto.
Si vedrà. Se ne parlerà. Intanto “Facciamo bene le cose che a farle male sono capaci tutti”, scrive di suo pugno il sindaco in calce alla copia di un documento che viene fatto circolare tra gli assessori.
Finora gli elementi base per una risposta alla politica da crocicchio ci sono tutti e tutti contribuiscono ad una gran “sfumacciata”, come si dice a Terni, che produce intanto soddisfazione e solletica l’orgoglio di quel trenta per cento.
Come metterci una pezza? Come si attrezzano gli altri, i partiti “strutturati”? Che valutazione stanno dando?
Mentre Bandecchi e la sua amministrazione marciano a cento all’ora, gli altri sembrano ancora groggy dopo il cazzottone preso in piena faccia. Il più rapido – si fa per dire – appare il Partito Democratico il quale ha avviato una “riflessione” proprio questa settimana. Una di quelle “riflessioni” tipiche del Pd: assemblea fiume, interventi anch’essi fiume e, dopo una mezza giornata estenuante, rinvio della discussione alla prossima settimana. Campa cavallo..
Tra i tanti finiti ko, il Pd pare l’unico che muove una palpebra. Niente dal Movimento Cinque Stelle se non le accuse al Pd di non aver voluto formare una coalizione di “campo largo”; nulla dai Fratelli d’Italia, o almeno niente trapela perché appare impossibile che il gruppo che ha voluto l’operazione Masselli passi giornate tanto tranquille. E mentre Forza Italia ha altri problemi al momento, nella Lega c’è chi si chiede – mentre butta nel cestino pacchi di biglietti da visita già stampati prima del voto – se gli ultimi cinque anni siano stati “veri” o solo un sogno, un desiderio riflesso in uno specchio
scrostato.
Passano le settimane ed intanto Bandecchi mette in atto il tentativo di fare di Terni il fulgido esempio di come il suo partito, Alleanza Popolare, possa crescere, moltiplicarsi, allargarsi a macchia d’olio strizzando l’occhio ai vecchi partigiani, agli “orfani” del centro, alle istanze popolari, alla voglia di riscatto purché ci sia chi lo fà e lo porta avanti.
Già l’ha affermato qualcuno della sua giunta: è una fortuna che l’amministrazione comunale sia tutta composta da esponenti dello stesso partito del sindaco, cui si affiancherà (la convocazione è per il 19 giugno) un “gruppone” unico in consiglio comunale: i venti componenti dell’assemblea eletti nelle quattro liste che sostenevano Bandecchi costituiranno infatti un unico gruppo consiliare che si chiamerà, ovviamente, Alleanza Popolare, alla cui guida è stato designato Guido Verdecchia, uno già “pratico della materia” per aver ricoperto incarichi politico amministrativi a livello di Comune di Roma, con contatti in Vaticano e con il Sovrano Ordine Militare di Malta. Sindaco, giunta, venti consiglieri su 32 in unico monolite. Sopra al quale sta seduto lui: El Jefe Stefano Bandecchi.