di Porzia Corradi
Foto ©️Fabrizio Troccoli
Un Brunello Cucinelli a ruota libera su Vanity Fair: in una lunga intervista parla un po’ di tutto, dalla politica alla vita privata. Esprime una grande ammirazione per Mario Draghi di cui dice: “E’ una delle persone più straordinarie che abbia incontrato”. A questo apprezzamento segue la descrizione del suo carattere: “Non giudica mai, mai un aggettivo fuori luogo. E’ garbato e ha il dono sacro della nitidezza”. Cucinelli ricorda di quando era al governo e lo chiamò al telefono per chiedergli di andare al G20. La risposta fu entusiasta: “Ci vengo a nuoto”. “Ho lavorato – prosegue – per farlo diventare Presidente della Repubblica, ma non è accaduto”. Gli piace però anche l’attuale inquilino del Quirinale: “Sia chiaro, amo Mattarella”.
L’intervistatore gli chiede di Giorgia Meloni. Lui si schermisce, non è entusiasta di lei come lo è di Draghi, e alla fine le dà un consiglio: “Sia ancora più garbata, più generosa. Bisogna coltivare la virtù del garbo”.
Da Roma si passa a Washington: “Trump mi ricorda gli amici del bar, quelli che dicevano una cosa e poi subito dopo il contrario”. Quanto a Putin per criticarlo ricorre a Solone: “Governò così bene che gli ateniesi gli chiesero di governare a vita. Ma lui rispose di non poterlo fare altrimenti si sarebbe trasformato in un tiranno”.
Cucinelli risponde anche sul recente crollo in Borsa, causato dall’accusa di violare le sanzioni europee contro la Russia. Il commento è saggio: “Nella vita qualsiasi gioco decidi di fare, devi stare alle regole di quel gioco. Quell’attacco purtroppo è abbastanza normale. Bisogna farsi però un’altra domanda: chi ci guadagna in tutto ciò? Come mai quell’attacco viene da un luogo dove non ci sono regole?”. E poi la conclusione con l’immancabile citazione di Socrate: “E’ dovere di chi parla dire la verità”. Non la dicono? Pazienza
L’intervista passa dal pubblico al privato e a due figure chiave. Il padre, prima di tutto. Di lui racconta con tenerezza gli ultimi giorni. Aveva cento anni e ha vissuto serenamente la morte come conclusione di una vita all’insegna della dignità. Molti i riferimenti anche alla moglie Federica: “Sono 55 anni che stiamo insieme, 42 di matrimonio. Mi ha insegnato la sopportazione del dolore, la comprensione, la sensibilità”. I due però sono profondamente diversi: “Io un inguaribile ottimista, lei il contrario”. Poi c’è la dimensione quotidiana, casalinga: il restare a lungo a contemplare il fuoco del camino, la passeggiata alle 7 della mattina per Solomeo. E il commento conclusivo: “Alla fine faccio una vita da monaco”.
Non poteva mancare un cenno al film biografico dal titolo: “Brunello, visionario garbato”. Cucinelli racconta che un giorno Giuseppe Tornatore, che ne è il regista, glielo ha fatto vedere nella sua versione finale e gli ha chiesto se ci fossero inesattezze, qualcosa da cambiare. Taccuino in mano per segnare quello che non andava, non ha scritto niente. La mattina dopo ha telefonato a Tornatore e gli ha detto: “Ascolta, per me non lo devi toccare”. Il 9 dicembre, quando verrà presentato il film, vedremo dunque un Cucinelli che piace prima di tutto a Cucinelli.



