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di Giuseppe Vittori

All’indomani del tonfo elettorale della destra-centro in Sardegna, dove di fatto Fratelli d’Italia ha bissato la sciagurata esperienza politica di Terni, Meloni, insieme all’intera coalizione, ha ricandidato Tesei per evitare il “non c’è due senza tre”. Il primo duro colpo contro la maggioranza di governo partì proprio nella città delle Acciaierie. Per eccesso di fiducia in se stessi, i meloniani cacciarono senza troppi complimenti il sindaco uscente, il leghista  Leonardo Latini, per imporre il proprio candidato, Orlando Masselli. Ed è così che la spuntò Stefano Bandeccchi.
Negli uffici romani del destra-centro è stata questa la tesi a prevalere: lasciamo a Salvini l’Umbria così almeno si accontenta e la smette di creare problemi. E certamente nessuno si straccerà le vesti per la conferma della presidente leghista, anche se i piani del duo perugino di FdI, Prisco-Squarta, erano altri: accantonare Tesei e candidare Andrea Romizi. 

Ma il disastroso risultato di Truzzu in Sardegna (perdere con un centro sinistra spaccato) ha scombinato tutti i loro piani, ed ora devono accontentarsi di Tesei, verso la quale però, sempre quelli di Fratelli d’Italia nutrono parecchie riserve: non dimenticano la sua ingratitudine nel non aver dato un assessore al loro partito. E sottolineano anche il fatto che “questa Tesei è poco politica”. Un’osservazione affatto secondaria. 

La fedelissima salviniana Donatella Tesei sarà la candidata di un partito che va scomparendo: la Lega. In Umbria probabilmente, alle prossime amministrative di giugno non andrà oltre il 5/6 per cento, lasciando sul terreno – se si considerano le regionali del 2019 – qualcosa come il 30 per cento dei voti.
Dunque, qualche importante dirigente nazionale di Fratelli d’Italia oppure direttamente Meloni, ha pensato che non valeva la pena fare una battaglia per imporre un loro candidato in Umbria. La regione conta poco nello scacchiere nazionale, se ne può fare pure a meno.. E Salvini si tenga pure Tesei come ultimo baluardo di una forza politica in caduta libera.
Chi invece un partito ora ce l’ha è Paola Agabiti, che da grande amica-alleata della presidente, ora pare sia diventata la sua spina nel fianco. Non è un mistero che da mesi i rapporti tra loro siano tesissimi. Tesei non l’ha proprio mandata giù la scelta di campo a favore dei meloniani della sua pupilla. Soprattutto non ha perdonato ad Agabiti – a quel che si dice nei palazzi della Regione – il fatto che abbia sempre negato che stava trattando direttamente a Roma, con i massimi vertici di FdI, la sua adesione al partito di Giorgia. 

Una scelta che in sostanza priva Tesei della più autorevole personalità politica che avrebbe potuto replicare il discreto successo alle scorse elezioni della lista civica guidata appunto da Paola Agabiti. Pare che Tesei dovrà accontentarsi di affidare questo compito a Michele Fioroni. Quel Fioroni che proprio Fratelli d’Italia ha sempre ritenuto un “abusivo” in giunta regionale. E quando qualcuno lo attribuiva all’ “area FdI” veniva immediatamente rimbrottato con un inequivocabile: Michele non ci rappresenta affatto.
E forse proprio lui dovrebbe guidare il nuovo listone civico su cui punta, vista la debolezza della Lega, la presidente uscente. Si tratterebbe di un gruppone in suo appoggio che dovrebbe comprendere da Nilo Arcudi a Progetto Perugia passando per Andrea Fora e Leonardo Varasano. Ma a capo di questa delicata operazione chi ci sarebbe? Certo, Paola Agabiti sarebbe stata perfetta se non avesse scelto la strada dell’ingresso in Fratelli d’Italia. Riuscirà l’assessore Michele Fioroni a mettere insieme e a governare una forte e variegata lista civica. Dalle parti del destra – centro nutrono molti dubbi . 
L’altro grande problema che preoccupa la coalizione è lo scarso gradimento di Donatella Tesei: la sua immagine è troppo legata al pietoso stato in cui versa la sanità regionale. Oramai è diffusissimo tra i cittadini umbri un giudizio severo nei suoi confronti per aver ridotto la sanità regionale ad un sistema che non è più in grado di offrire nemmeno le più elementari prestazioni, con ospedali – a partire da quello di Perugia –  che in questi cinque anni hanno visto il fuggi fuggi dei migliori professionisti verso ogni parte d’Italia, pur di andarsene. Non è sempre stato così, anzi è stato vero il contrario 

Tesei si è tenuta in giunta l’assessore alla sanità Luca Coletto, l’uomo di Salvini, non riuscendo a fare il rimpasto voluto da Fdl. E di questo si è amaramente pentita, anche se non lo ammetterà mai. Ancora oggi gli umbri ricordano lo stucchevole balletto sulla sostituzione dell’assessore, annunciata dalla stessa presidente e più volte data come imminente, ma mai avvenuta. Anche perché non si era riusciti a trovare per l’amico di Salvini una altrettanto ben remunerata collocazione fuori dall’Umbria. Una ragione non propriamente nobilissima
Alcune settimane fa, il sentore Franco Zaffini, richiesto di un commento sulla scelta di Vittoria Ferdinandi da parte del centrosinistra perugino disse: “E’ la migliore candidatura per il centrodestra”. Ora sono i suoi avversari – mutatis mutandi – ad esultare alla decisione di riproporre Tesei: “La migliore candidatura per il centrosinistra”… E, basta dare un’occhiata ai commenti che girano in rete, per rendersi conto che l’appeal della presidente uscente è piuttosto basso.
Costretti a tenersi Coletto, da diversi mesi la strategia di Palazzo Donini è tentare di raccontare un’altra sanità: la buona sanità umbra. E così Tesei ha avviato le così dette visite blitz negli ospedali. Sono magicamente cresciute le inaugurazioni di nuove strumentazioni di diagnostica, fino alla recente inaugurazione del nuovo servizio di elisoccorso. Peccato che proprio quest’ultimo servizio costerà agli umbri quasi cinque volte di più del costo di quello precedente, gestito insieme alla Marche. 

Una narrazione quella lanciata da Palazzo Donini che, va detto, sta trovando ampia eco nell’ accondiscendente sistema mediatico regionale (a partire da “tele Tesei”, ovvero il telegiornale regionale della RAI, ai giornali locali, ai siti web), molto subalterno alla destra umbra. Si tratta però di una fatica immane, dato che la si potrà raccontare come meglio riusciranno, ma la dura realtà di una sanità ormai ridotta a brandelli è sotto gli occhi di tutti. A cominciare dalle migliaia di umbri che vedono di fatto negato il loro sacrosanto diritto ad essere curati. Così come ebbe a dire, non più tardi di un anno fa, Rosa Francaviglia, procuratrice della Corte dei Conti.
In ogni caso l’Umbria e gli umbri dovranno rassegnarsi ad una lunghissima campagna elettorale, iniziata ormai da un mese abbondante e che non terminerà prima della fine dell’anno, visto che voteremo prima a giugno per europee ed amministrative, e poi, a fine novembre o inizi dicembre, per le regionali. 

Armiamoci quindi di santa pazienza perché, se il voto di giugno dovesse riservare qualche sorpresa, tipo un risultato disastroso della Lega anche in Umbria – come molti osservatori indicano – allora la battaglia per le regionali diventerà davvero rovente.
Infine due parole anche sul “sondaggio che non c’è”. Da giorni a Perugia si rincorrono voci circa un fantomatico sondaggio che assegnerebbe alla candidata di destra di Perugia, Margherita Scoccia, una percentuale del 55 per cento. Voci che vengono artatamente diffuse ed amplificate proprio negli ambienti di destra, dato che di queste percentuali non vi è altrove traccia alcuna. Se davvero esistessero e fossero così come vengono raccontate nei vari chiacchiericci, perché il committente non le ufficializzerebbe? Perché non diffondere queste rassicuranti previsioni? E perché mai – ad oggi – non compaiono sul sito ufficiale del Governo (www.sondaggipoliticoelettorali.it), dove per legge tutti gli istituti demoscopici hanno l’obbligo di pubblicare ogni sondaggio che effettuano?