di Porzia Corradi
Tanti anni fa nelle sale cinematografiche mieteva trionfi un film dal titolo “Il più grande spettacolo del mondo”. Era un affresco della vita circense pieno di tensione. La politica umbra somiglia sempre più a questa pellicola: l’unica differenza e che gli acrobati sono meno belli e meno eroici, anche se qualche serio rischio lo corrono.
Avanti con la passarella. C’è chi mette in scena la figura dell’uomo forte, che ha già la vittoria in mano. E’ il caso di un politico abile e deciso come Emanuele Prisco, parlamentare di Fratelli d’Italia e sottosegretario. È diventato il leader del suo partito in Umbria scalzando Zaffini perché, dopo anni di successi, aveva perso la città di Terni che riteneva essere comunque in mano al centrodestra e che voleva strappare alla Lega. Sbagliava: non aveva infatti capito che quelle gomitate fra alleati avrebbero aperto uno spazio politico ad un terzo contendente. E così vinse Bandecchi. Fratelli d’Italia prese uno schiaffone elettorale gigantesco che venne dirottato su Zaffini. Adesso a fare l’acrobata tocca a Prisco. La politica è fatta così: alla fine – se vuoi primeggiare – devi salire sul trapezio e volteggiare senza rete. Il nostro può fare di tutto, ma c’è una cosa che deve evitare costi quel che costi: non può perdere Perugia. Se Zaffini è stato sacrificato per la sconfitta ternana, la mancata vittoria nel capoluogo significherebbe per Prisco una batosta da tramortire. Ed è così che ce la sta mettendo tutta: esibizione di muscoli ma anche di indiscutibile abilità. Golpe e lione? Forse scomodare Machiavelli per le cose perugine è un po’ eccessivo.
Sono ormai diverse settimane che Prisco fa trapelare indiscrezioni per convincere che è fatta: Progetto Perugia, che gli piaccia o no, sarà parte dell’alleanza di centrodestra. E’così? È possibile che l’esito finale sia questo, ma per il momento il famoso comunicato (o conferenza stampa) che ufficializzi la candidatura di Margherita Scoccia slitta di giorno in giorno. Gli ultimatum si trasformano in penultimatum. Le riunioni riconvocano riunioni. Lunedì della settimana scorsa dissero che bisognava aspettare venerdì. Poi l’annuncio: alleanza raggiunta ma bisogna attendere sino a sabato. Il tutto è stato di nuovo rimandato a martedì, quando, a conclusione dell’ennesimo incontro, si è fatto trapelare che Progetto Perugia starà nel centrodestra, ma che bisogna aspettare sino a lunedì prossimo per trovare l’accordo sul programma e sugli assessori. Trattasi di strategia del rinvio che fa nascere il sospetto di una sicurezza più ostentata che raggiunta. Come finirà ce lo dirà solo il tempo e non le indiscrezioni manovrate. Quello che stanno architettando è però chiaro: si vuole cambiare l’asse centrale della maggioranza che da moderato diventerà di destra-destra. La riuscita del disegno è strettamente legata alle scelte di Progetto Perugia o di una parte di questo. Intanto però si sono trovate due foglie di fico. La prima è importante: parliamo infatti di Andrea Romizi, oggi alleato di ferro dei meloniani. Con la lista che porterà il suo nome e sotto – più piccolo – quello di Forza Italia spera di prendere parecchi voti. Se arriverà al 15-20 per cento potrebbe addirittura contendere la candidatura a Tesei in Regione. Progetto questo avventuroso e a rischio di insuccesso del secondo acrobata. Per lui però se non proprio una rete c’è un ruolo di riserva: quello di diventare il capofila azzurro marginalizzando Morroni. Corollario dell’operazione Prisco-Romizi è proclamare che il capoluogo dovrà contare sempre di più. E la campagna è già iniziata. Sarà così? Chissà chi lo spiegherà ai ternani di Bandecchi? E soprattutto alla Paola Agabiti.
Sin qui i due uomini forti del progetto destra-destra, poi ce n’è un terzo: la foglia di fico secondaria. Si tratta di Andrea Fora che in maglioncino blu tenterà di essere eletto – dicono nella lista Agabiti – consigliere regionale. Operazione non semplicissima. Gli daranno anche uno strapuntino in giunta? Per il momento è in difficoltà visto che all’interno dei CiviciX circola un forte dissenso verso la sua scelta di condurli fra le braccia di Romizi, un dissenso che potrebbe prendere forma e organizzarsi alleandosi col centrosinistra. Soprattutto sarà interessante vedere dove andranno gli elettori perché spesso i leader nella politica di oggi si sentono prime donne, ma sono in realtà privi di seguito reale. Dulcis in fundo c’è il Pd che appare sempre più silente. In genere tanta discrezione si verifica per due ragioni fra loro opposte: o non si ha una strategia e si arranca, o la si ha e si preferisce portarla avanti dietro le quinte, facendola emergere solo quando la realizzazione è vicina. Chi vivrà vedrà. Le elezioni non sono mai scontate. Senza andare troppo lontano, il caso Boccali insegna.