di Sud
Nel 1875, all’età di 29 anni, Anna Zuccari in Radius pubblicò il suo primo racconto sotto lo pseudonimo oraziano di Neera. E non si fermerà più, fino al 1918 quando, ancora giovane, morì a Milano dove era nata. Scrisse otto raccolte di novelle e tre di poesie, ventidue romanzi e sette volumi di saggi. Al grande successo di pubblico di Neera fa riscontro un’accoglienza della critica che si potrebbe definire “ondulatoria”.
Ottime recensioni fino agli inizi del XX secolo, culminate con un saggio di Croce del 1905, poi, dopo la morte, appena qualche menzione, nell’arido elenco di quella che fu definita la “galassia sommersa” della scrittura femminile italiana. Ma, come già aveva notato Croce, le storie di Neera avevano qualcosa in più. Malgrado il suo professato antifemminismo le sue vivaci protagoniste avevano contribuito a distruggere “l’angelo del focolare”.
E se ne accorsero le femministe negli anni ’70, anche quelle d’oltreoceano, rivalutando la sua opera che fu ristampata e tradotta in inglese. Oltre a qualche romanzo, ha goduto di significative riedizioni (La Tartaruga 1975, Feltrinelli 1980) la sua autobiografia postuma Una giovinezza del secolo XIX. Tra i ricordi di un’infanzia povera e campagnola non potevano mancare quelli dei profumi delle erbe, capaci di insaporire anche la pietanza più semplice.
«Che è questo profumo che mi viene incontro dagli obliati sentieri della mia infanzia, della mia giovinezza?…È la maggiorana colla sua canzone Stella Diana quante foglie ha la vostra maggiorana? È il timo? Timo t’amo; di giorno ti vedo, di notte ti bramo? È la santoreggia dall’odore acuto, ornamento dei davanzali contadineschi? È la selvatica menta cara agli amori dei gatti in fondo ai giardini abbandonati?».