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Le critiche sul loro pacifismo ed ecologismo. Il Corriere e le smentite dei vescovi

di Gabriella Mecucci

I Francescani, anzi per essere precisi i Conventuali di Assisi, sono di nuovo nell’occhio del ciclone. Questa volta a causa di un articolo del Corriere della Sera che li dipinge come gli alleati di ferro di Stefania Proietti. Uno di loro, rimasto anonimo, lo avrebbe raccontato al giornalista Fabrizio Roncone. Un orientamento questo che i vescovi umbri e un comunicato del Sacro Convento hanno subito smentito: “Non abbiamo candidati da appoggiare”, hanno detto in coro. Ma a partire dal santo fondatore, non è certo la prima volta che i Francescani finiscono al centro di un’ accesa diatriba: all’inizio ci fu lo “scandalo” del poverello e, da allora, le “rotture” col quieto vivere non sono mai finite. Tanti e disseminati nei secoli i gesti scomodi dei frati che hanno spesso compreso, prima di altri, lo spirito dei tempi. E forse è proprio per questo, per la capacità di rinnovarsi, di stare nella storia che sono l’ordine più numeroso e che attira ancora le vocazioni. Quelli che contano più nella società e che hanno avuto un rapporto importante anche con la politica. E quindi proprio per questo anche i più discussi e discutibili.

Partiamo dalle vicende più vicine, per risalire poi a tempi più lontani.
Francesco viene il fondatore dell’ecologismo su base religiosa. Il suo messaggio è di straordinaria attualità: l’amore per la natura e la sua difesa ha anticipato nientemeno che il contenuto della Laudato si’. Se questo è stato l’impatto del suo pensiero all’interno della Chiesa, uno altrettanto grande ne ha avuto all’esterno: basti pensare all’influenza sul movimento hippy americano degli anni Settanta. Un indiscutibile merito, dunque, che ha ingenerato però altre critiche all’ecologismo francescano: c’è infatti chi lo accusa di aver ridotto la figura del santo ad icona new age dei figli dei fiori. Qualche teologo ultraconservatore ha parlato addirittura di una propensione all’eresia. Il Cristianesimo – dicono questi – è una religione antropocentrica, mettere al centro la natura, far cadere questo caposaldo teologico. Ancora una diatriba dunque, ma questa volta l’ha risolta Papa Francesco in persona che si è schierato sul versante ecologista, per la cura e la difesa del Creato.

Nella storia recente c’è stata poi una seconda, aspra polemica. A partire dagli anni Settanta del Novecento, i frati aderirono alla marcia della pace destando parecchie critiche da parte dello stesso mondo cattolico, e non solo. L’ideatore della manifestazione, Aldo Capitini era stato protagonista di un gesto molto duro contro la Chiesa: si era “sbattezzato”. E che dire del rapporto stabilito dai frati col Pci e perfino con l’estrema sinistra? Ricevettero al Sacro Convento per una sobria colazione nientemeno che Enrico Berlinguer. E poi iniziò la teoria delle manifestazioni contro i Cruise a Comiso, dove, sotto le bandiere rosse, i Conventuali sfilarono insieme a tutte le anime dell’estremismo, a partire da quello palestinese. Li definirono “pacifinti” e “non violenti a senso unico”. Sferzante fu la battuta di Ernesto Galli della Loggia: “Sono i cappellani del centrosinistra in servizio permanente”.

Tante ne successero sino a quando Benedetto XVI, attraverso un motu proprio, impose al Sacro Convento di muoversi solo dopo aver ricevuto l’autorizzazione del vescovo. Un colpo durissimo dal quale però i frati si risollevarono rimettendosi di nuovo al centro del dibattito culturale e in qualche misura anche politico, non inteso ovviamente come adesione ad un partito o ad una formula di governo. Ci fu una lunga stagione segnata dalla guida di Padre Mauro Gambetti, oggi innalzato alla porpora cardinalizia da Papa Francesco. Accanto a lui, allora come ora, c’è sempre stato Padre Fortunato, l’uomo della comunicazione. La chiamata a Roma di entrambi –i due operano ora a San Pietro – fu un promoveatur ut admoveatur? Certo, non fu una diminutio, ma è probabile che la scelta nascesse dalla costatazione di pesanti divergenze interne al mondo francescano.

Roma ha avuto da sempre un rapporto tutt’altro che univoco con Assisi. All’inizio il poverello con il suo anticonformismo destò più di un timore fra le alte gerarchie, ma poi i Papi più intelligenti capirono che la potenza della sua testimonianza poteva rinnovare e rilanciare una Chiesa in difficoltà. Francesco diventò per loro volontà l’alter Christus, il ritorno al rigore di un Cristianesimo delle origini. La grande arte si impegnò a diffondere questa immagine: basta andare alla Basilica di Assisi per capirlo. Allora la città diventò importantissima: la capitale religiosa dopo Roma, uno dei più grandi cantieri d’arte e di cultura d’Europa. Francesco e i suoi seguaci furono artefici di una riforma della Chiesa senza provocare rotture: entrarono nella società, nei centri abitati, aiutarono gli ultimi, dettero vita ai Monti di Pietà. Non più il ritiro in monasteri isolati come continuavano a fare altri ordini. Compresero e accompagnarono il grande cambiamento in atto che andrà poi sotto il nome di urbanesimo.

Dopo la morte del poverello, i frati cominciarono a questionare. La discussione cominciò sul luogo della sepoltura. Ma diventò ben presto più ampia e profonda: c’era un primo ramo che difendeva l’ortodossia della povertà assoluta e dell’ascetismo mendicante che prese il nome di Spirituali. Questi entrarono in rotta di collisione con diversi Papi nel corso del quattordicesimo secolo. Il secondo ramo era rappresentato dai cosiddetti Conventuali che fecero una scelta meno rigorista e si dedicarono alla “cura delle anime” vivendo in grandi conventi, spesso situati nei pressi delle città. L’intero mondo francescano continuò ad essere percorso da una profonda fede, ma anche da divergenze altrettanto profonde. L’ultima importante riforma la fece Leone XIII che decretò la nascita di ben tre ordini: i Frati Minori, i Minori Conventuali e i Minori Cappuccini.

Non c’è dubbio che la vita dei seguaci di Francesco sia stata nei secoli piuttosto movimentata. E anche di recente, i Conventuali di Assisi sono stati dei veri e propri protagonisti nella società, nella cultura e nella politica, oltrechè all’interno della Chiesa. Certo non possono e non vogliono apparire come gli sponsor di questo o di quel candidato alla presidenza della Regione. E hanno ragione. Hanno vissuto momenti difficili, ma sono sempre stati capaci di uscirne più forti. “Sembrano traversie, ma sono opportunità”, scriveva il grande Giovan Battista Vico. E la massima descrive bene la vitalità e la creatività dei Francescani.