di Gabriella Mecucci
Se dovessimo sintetizzare il chilometrico articolo di Franco Raimondo Barbabella, potremmo farlo così: 1) I civiciX di Andrea Fora sono nati e operano per rompere le “gabbie” della vecchia politica, 2) la recente alleanza fra i due Andrea (Fora e Romizi) è un’operazione di ricerca del nuovo mettendo in campo idee e progetti. Ben altro che le accuse di trasformismo che le sono state mosse! È così? Almeno per quanto riguarda Perugia non sembra proprio. Queste intenzioni proclamate in modo altisonante e torrentizio entrano in contraddizione con i fatti. Nella sua difesa di Fora, Barbabella sostiene che “il civismo progressista rompe la paralisi del bipolarismo conservatore”. In realtà diverse verranno dunque fatte alleanze diverse a seconda dello schema sclerotico che si vuole spezzare.
Ma a Perugia questo assunto è stato clamorosamente contraddetto: Andrea Fora infatti farà una lista con Romizi che governa la città da quasi 10 anni e che si accinge ad appoggiare come candidata sindaco Margherita Scoccia (Fratelli d’Italia), attuale assessore. E questa sarebbe una rottura? Una interessante novità politica? Un modo per spezzare la sclerosi del bipolarismo? Dipenderà dall’eterogenesi dei fini – sia consentito anche a noi di citare un filosofo- ma sembra piuttosto un rafforzamento dell’esistente. Veniamo alla qualità di governo espressa dal centrodestra. Il bilancio è decisamente deficitario. Pur riconoscendo che la prima sindacatura Romizi è stata discreta, la seconda ha rappresentato una sorta di paralisi amministrativa.
Capitolo traffico e trasporti. Non c’è stata alcuna innovazione: la città è difficilmente raggiungibile con grave danno per il turismo, e quel tanto che ancora “regge” è attribuibile all’assessorato di Fabio Ciuffini (anni Settanta). Dopo questo c’è stato solo il minimetrò. Nessuna realizzazione è stata portata a termine dall’attuale giunta, se non disseminare Perugia di paletti per impedire il parcheggio delle auto. In compenso anche la manutenzione delle strade risulta pessima: buche a profusione.
Capitolo cultura e turismo. Poco o niente. L’ultimo anno due sono stati i momenti di importante promozione: la grande mostra della Galleria Nazionale su Perugino e il cinquantenario di Umbria jazz. La prima è stata finanziata con fondi dello stato e realizzata dall’ottimo direttore Marco Pierini. La seconda esiste da 50 anni ed è una creatura dell’allora assessore regionale Alberto Provantini e del geniacco di Carlo Pagnotta, finanziata con fondi statali e in parte regionali. Dopo 10 anni sul piano culturale e della promozione turistica la giunta Romizi, lascia: Perugia 1416, il Palazzo della Penna “azzoppato”, i musei municipali devitalizzati e rimasti chiusi per quanto riguarda il 2023 nel periodo a più alta intensità turistica. Unica realizzazione è stata la biblioteca degli Arconi, progettata però più di dieci anni fa dal duo Cernicchi-Tarantino. Per quanto riguarda il centro storico, l’opera di restauro e di promozione si deve soprattutto ai privati: da Cucinelli alla Fondazione Sorbello (pozzo etrusco e altro), alla Curia… Quanto al recupero del Pavone e del Turreno non pervenuti, dopo una quasi due quinquenni di promesse. E sarebbero utilissimi per ospitare concerti e per favorire il turismo congressuale. Quanto al Mercato Coperto e a San Francesco al Prato di fatti concreti se ne sono visti pochi. Palazzo dei Priori, infine, non ha organizzato nemmeno una rete adeguata di segnaletica dei monumenti e di servizi per favorire il turismo.
Capitolo assistenza. Su questo punto alcune buone case sono state realizzate, ma è proprio con l’assessore che le ha fatte, Edi Cicchi, che Romizi è ai ferri corti.
Capitolo ambiente. Per fortuna è stata di recente scongiurata una bella colata di cemento al Pian di Massiano (mega progetto di nuovo stadio), il grande polmone verde della città. La manutenzione è decisamente scarsa
Capitolo sicurezza. Per la verità questo è un problema che riguarda gli apparati dello Stato, sul quale il Comune non ha molte possibilità di agire, ma fu un tema – e a ragione – della prima campagna elettorale di Romizi candidato sindaco. Qualcosa di positivo è stato fatto, anche se la zona della stazione è rimasta una sorta di piccola Gotham City, e un po’ in tutta la città è rispuntata la microcriminalità.
Non sarebbe giusto non tornare sul tema trasformismo, critica mossa da più parti a Andrea Fora, e anche da me. Cambiare idea o schieramento non è di per sé trasformismo, anzi può essere un esercizio di autonomia intellettuale e di libertà. Ma è una buona regola quando si fanno queste scelte spiegarne le ragioni. Fora invece ci ha informato della sua alleanza con Romizi senza spiegarci il perché. Si è limitato a fare un post su Facebook. Non è stato presentato un minimo di documento progettuale e nemmeno qualche punto programmatico comune. L’unica argomentazione ha riguardato la qualità umana che i due Andrea vicendevolmente si riconoscono, riassunta nella frase: “Io scelgo le persone”. Per fare che e per cambiare cosa non è dato però saperlo. Sarebbe così che si rompe lo schema bipolare? Chi guarda con qualche speranza a questa possibilità prova un legittimo sconcerto. Sconcerto tanto forte che ha investito ben 8 membri del direttivo dei CiviciX, di cui uno è nientemeno che il sindaco di Spoleto, l’unico del movimento che ha vinto in un’elezione amministrativa.
E adesso passiamo al fatto personale. Il racconto che Barbabella fa – non nominandomi mai – del modo in cui critico l’operazione Fora – Romizi non corrisponde al vero: mi sono limitata a definirla “in odor di trasformismo”, non ho parlato di tradimento, né di nemico, né tantomeno ho evocato la tragedia.
Figuriamoci, casomai è una commedia. Mi sono permessa di notare che i due come spot della loro alleanza hanno messo su Facebook una foto in cui appaiono sorridenti e vestiti allo stesso modo, con maglioncini blu e camicia bianca: la divisa dei bravi ragazzi. Si tratta di buon artigianato della comunicazione che con l’hegeliana “astuzia della ragione” non c’entra nulla.