di Porzia Corradi
A meno di dieci giorni dall’apertura si può affermare che il Ponte Tibetano di Sellano è già un fenomeno turistico. Lo certificano i biglietti staccati nel weekend di Pasqua, ovvero circa duemila, che valgono complessivamente 50 mila euro di introito, mentre le presenze che gli impavidi “attraversatori” hanno portato con sé, che sono state stimate in circa 6 mila.
Il debutto del Ponte Tibetano di Sellano, che coi suoi 517 metri di lunghezza a 175 metri dal suolo è il più alto d’Europa, è andato oltre ogni più rosea previsione ed è altamente probabile che la stagione turistica riserverà grandi soddisfazioni alla comunità di quella montagna che in 20 anni ha patito due terremoti, quello del 1997 per Sellano molto pesante e poi quello del 2016, che invece per questa piccola comunità ha avuto effetti meno devastanti.
A voler fare due conti, dunque, si può stimare che in meno di un anno l’investimento da circa 1,5 milioni sostenuto col cosiddetto Pnrr sisma (Fondoì complementare) verrà interamente “ripagato”. Ma al di là delle previsioni economiche quello che appare già evidente, specie a utilizzare il termometro social, è che il Ponte Tibetano rappresenterà il motore di sviluppo di un’area
profondamente interna, quale è quella della valle del fiume Vigi.
L’opera collega Sellano con Montesanto, un borgo finora pressoché sconosciuto anche agli umbri, ma dove è altamente verosimile si insinueranno a stretto giro attività commerciali, quindi con investimenti privati, per sfamare e dissetare gli intrepidi “attraversatori”. In questo senso, diverse richieste, come ha rivelato il sindaco Attilio Gubbiotti, sono già arrivate ai
proprietari di fondi e cantine da parte di attenti operatori economici, pronti a scommettere sul Ponte Tibetano. Sono bastati dieci giorni di aperture, poi, per assistere a coppie di fidanzati interessati a convolare a nozze imbracati a 175 metri di altezza, ma c’è da stare certi che altre e nuove istanze arriveranno agli amministratori di Sellano, anche considerando che l’opera finanziata col Pnrr sisma è perfino finita al centro di un servizio giornalistico della Cnn.
Il fenomeno del Ponte Tibetano ricorda per certi versi quello di Rasiglia, ribattezzata “la piccola Venezia dell’Umbria”, che proprio col tam tam social, oltreché con un lavoro certosino da parte della comunità, che ha mantenuto con straordinaria cura il paese, ha attirato negli ultimi anni migliaia di turisti, creando anche qualche problema in termini di sostenibilità. E, in questo senso, l’esperienza di Rasiglia dovrebbe in qualche modo rappresentare anche un avvertimento circa la necessità di adottare misure in grado di governare un afflusso turistico sicuramente inedito per questa vallata al fine evidente di salvaguardare quanto più possibile l’ecosistema di una vallata sconosciuta, ma oggi sotto i riflettori.
Sellano e Rasiglia peraltro distano una mezz’ora di auto l’una dall’altra e si prestano ad una visita di entrambe in una giornata, soprattutto nella tarda primavera ed in estate. Potrebbero quindi insieme rappresentare ripresa e sviluppo per la montagna.