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di Porzia Corradi

Un incantesimo di due settimane che gli spoletini sognano invano come perenne. Sta per svanire l’atmosfera magica che solo il Festival dei Due Mondi resta in grado di far calare sulla cittadina umbra, che dal 28 giugno al 14 luglio ha vissuto puntualmente la sua stagione di massimo splendore. Alberghi del centro e non solo col gran pienone, seppur molto affollati di orchestrali e artisti, ristoranti costretti soprattutto nel weekend a doppi e tripli turni, e bar aperti fino a notta fonda per accogliere il pubblico del Due Mondi e i tantissimi giovani, la maggioranza dei quali non entra nei teatri, ma alimenta la folla sciamante di persone tra le vie dell’acropoli. E va segnalato che, nonostante le migliaia di persone concentrate in poche migliaia di metri quadrati, peraltro tutti caratterizzati da un’elevata concentrazione di gioielli storici artistici, le serate festivaliere scorrono storicamente senza particolari criticità sul fronte dell’ordine e della sicurezza pubblica, mentre per un paio di settimane sono costretti a rinunciare alla quiete e a lunghe ore di sonno i residenti della parte più alta del centro storico. Ma la magia del Festival sta anche nella capacità di stimolare energie che a Spoleto durante l’anno se non restano sopite si muovono con grande cautela. E così si assiste al recupero di un’edicola chiusa da pochi mesi, quella di piazza Mentana, trasformata in un chiosco di birre e vini di qualità. Una proposta, questa, talmente gradita da spingere decine di giovani ad accomodarsi coi cuscini sulla scalinata dalla vicina chiesa di San Filippo, generalmente deserta. E poi le rassegne ideate dalle associazioni, come Fish and Chic club, che ha quest’anno ha allestito Palazzo Due Mondi a corso Mazzini, location in cui si sono susseguite un numero straordinario di varie iniziative, da concerti intimi a presentazioni di libri fino a convegni e dialoghi. Il Festival riconsegna alla città, seppur per sole due settimane, anche il bellissimo giardino privato ai piedi della Rocca, con un prato di straordinario fascino da cui spunta il campanile del Duomo: qui la proposta è più “Young” e si chiama Fuori Festival. E, infine, solo per citare i più rilevanti la Sala Pegasus, che ha organizzato la sua rassegna Resistenza naturale, il Cantiere Oberdan che con La Mama Umbria International e il suo cartellone è ormai un cardine importante per il Due Mondi.
I bilanci ufficiali arriveranno così come la comparazione con le edizioni precedenti, ma intanto il Festival ha collezionato numerosi spettacoli sold out: da Isabel Adjani ad Alessandro Baricco, dallo statuario etoile del Balletto di Stoccarda Friedemann Vogel fino alla direttrice d’orchestra e soprano Barbara Hannigan. È probabile, però, ma saranno i dati finali a confermarlo, che i numeri del pubblico siano in leggera flessione, semplicemente perché la 67esima edizione del Festival, tutta dedicata al mito, è andata in scena soprattutto nei teatri, relegando a un ruolo molto secondario la straordinaria piazza Duomo, l’unica location in grado di accogliere più di 2 mila persone contemporaneamente. Qui, infatti, al netto del Concerto finale, con Hannigang che dirige l’Orchestra dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, e dell’appuntamento con la Banda musicale della Guardia di Finanza, il Festival ha portato soltanto, si fa per dire, la prima mondiale del maestro di squilibri, sospensioni e cadute Yoanne Bourgeois, che ha radunato 2.200 persone. Un modello, questo, che ricalca quello storico del maestro Giancarlo Menotti incardinato su teatri e sale, ma che si discosta di molto da quello impostato all’inizio dell’avventura spoletina dalla direttrice artistica Monique Veaute, che su piazza Duomo aveva puntato tanto al punto da sceglierla per la serata inaugurale. Poi lo scorso anno il concerto d’apertura della 66esima edizione è stato bagnato da una pioggia battente e Veaute è tornata sui propri passi, scegliendo la tradizione, ovvero l’opera (Ariadne auf Naxos) come prima alzata di sipario del Due Mondi. 
Ed è proprio intorno al futuro della direzione artistica che da settembre il ministero della Cultura dovrà mettersi al lavoro per capire se confermare Veaute, che guiderà comunque anche il Festival numero 68, oppure se aprire una nuova stagione per il Due Mondi al termine del suo mandato. Secondo numerose indiscrezioni è altamente probabile che l’esperienza di Veaute a Spoleto non vada oltre il 2025, soprattutto per ragioni di natura politica. L’attuale direttrice è stata scelta di fatto dall’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini, e non è un mistero che Veaute sia vicina al Pd anche per ragioni familiari: suo marito, Marco Causi, è stato un deputato del Pd, oltreché vicesindaco di Roma ai tempi di Ignazio Marino. Tuttavia, scegliere il direttore artistico del Festival dei Due Mondi è sempre una patata bollente e pensare di metterla in mano al ministro Gennaro Sangiuliano crea più di qualche apprensione, anche in ambienti di centrodestra. Indiscrezioni, comunque, per il momento non ne circolano, ma chi di dinamiche festivaliere si intende, indica l’orizzonte del gennaio 2025 per sciogliere il nodo della direzione artistica. A dettare i tempi non è la politica ma la necessità di programmazione.