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di Gabriella Mecucci

Paradossi del Pd. Dopo settimane di discussioni, di voti nei circoli e dopo lo scrutinio finale, non si sa ancora chi ha vinto il congresso. La lista di Tommaso Bori, segretario regionale uscente, capeggiata da Sandro Pasquali, ha raggiunto il 60%, ma questi probabilmente non potrà diventare il più alto dirigente umbro, è  infatti “ineleggibile” in base allo statuto del partito perché rinviato a giudizio con l’accusa di truffa. E’ ovviamente innocente sino a sentenza passata in giudicato, ma probabilmente dovrà compiere un passo indietro. A quel punto spetterà alla direzione nazionale stabilire che fare: rimettere la scelta all’assemblea eletta dal congresso o nominare un commissario? Sia nell’uno che nell’altro caso Bori avrebbe un peso importante nella scelta del suo successore, ma è altrettanto vero che la sua monarchia assoluta ne uscirebbe quantomeno indebolita.

TRAPPOLINO: “PASQUALI INELEGGIBILE”. CONGRESSO PD IN DIFFICOLTà

L’altro candidato alla segreteria regionale, Carlo Trappolino, che veniva dato all’inizio al 30 per cento dal cerchio magico boriano, ha invece avuto un buon successo sfiorando il 40 per cento. La direzione nazionale dunque dovrà sentire anche lui prima di decidere. Rappresenta infatti una vasta area del partito.

Il giallo congressuale però non finisce qui. Basta trasferirsi a Terni, e la matassa diventa ancora più intrigata. Il segretario della federazione uscente, Pierluigi Spinelli, della corrente opposta a quella di Bori, l’ha spuntata, ma per soli tre voti. Questi non bastano per dargli un delegato in più e quindi nell’assemblea i due contendenti sono in parità. Chi ce la farà a conquistare consensi nelle fila avversarie, vincerà. Ma sarà ben difficile non scegliere Spinelli che nella città di Terni ha raggiunto quasi il 75 per cento dei consensi. Come si farà a non nominarlo segretario proprio là dove fra un anno ci saranno le elezioni comunali? Perché concedere un vantaggio a Bandecchi e al centrodestra giubilando il dirigente più amato dalla base?

Ma c’è di più: Bori nel tentativo di vincere ha fatto una campagna congressuale a tappeto e sembra abbia raschiato il fondo del barile delle alleanze. Decisiva è stata da questo punto di vista la capriola di De Rebotti che in passato gli aveva conteso la segreteria regionale. Questi ha cambiato area di recente, forse dopo la formazione della giunta regionale, dove ha conquistato lo scranno di assessore. Intendiamoci, non è il solo ad aver cambiato cavallo. 

E comunque, tant’è: ancora non si sa né chi sarà il nuovo segretario regionale del Pd né quello della federazione di Terni. Il thrilling andrà avanti ancora per giorni e giorni. La direzione romana proverà a fare presto cercando almeno di evitare il ridicolo.

Mentre i democratici di Bori davano questa prova, decisamente non esaltante, crescevano le figure delle due donne che hanno vinto le elezioni. Vittoria Ferdinandi organizzava  un bagno di folla alla Sala dei Notari per fare il bilancio del suo primo anno di attività, dando prova di avere carisma, di essere nel cuore dei perugini, almeno di quelli di centrosinistra, e di avere attuato alcune parti del suo programma. E’ ben lontana dalla meta, ma è difficile sostenere che non abbia combinato qualcosa di buono. Nel 2026 poi il carniere dovrebbe riempirsi di nuove realizzazioni.

E anche Stefania Proietti, che ha cominciato a governare sei mesi dopo di Ferdinandi, dopo un inizio difficile, comincia a presentare il suo volto di combattente: lo ha fatto ad esempio attaccando con durezza, ma anche forte di alcune proposte, il ministro Salvini in materia di infrastrutture che penalizzano l’Umbria.

Insomma, mentre il Pd resta impastoiato fra mille incertezze, le due donne marciano. E sarà difficile che qualcuno possa lamentarsi del fatto che il partito non ha nel governo un peso equivalente alla quantità di voti che prende. Il bacino elettorale è ampio, vicino al 35 per cento, ma i dirigenti del Pd sono divisi e inefficaci nel rappresentarlo e nel giovarsene. Quanto a Bori esce dal congresso indebolito. I leader veri, quelli che determinano le vittorie elettorali, dovrà ancora andarseli a cercare fuori dalle sue fila?