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di Sud

Il nome di Petrolini viene spesso associato a quello di Mussolini; per via di una celebre scena del film Nerone diretto da Alessandro Blasetti nel 1930, in cui l’imperatore, dopo una serie di «bravo!» ricevuti dal popolo, commenta: «Lo vedi all’urtimo com’è il popolo? Quando si abitua a dire che sei bravo, pure che nun fai gnente, sei sempre bravo».
Oppure per la risposta salace data al duce alla consegna di una medaglia: «E io me ne fregio!».
In realtà Petrolini fu un fascista “della prima ora”, in gran confidenza con Ciano, Bottai, Balbo e con lo stesso Mussolini, il quale reagì col sorriso alla sua battuta, e non se la prese neanche per la caricatura del film, oltretutto modellato su un atto unico del 1917
(due anni prima della fondazione dei “fasci di combattimento”). La benevolenza del regime non arrivò tuttavia al punto di includerlo tra i membri dell’Accademia d’Italia.
Eppure lo avrebbe meritato. Perché Petrolini, oltre ad essere stato uno degli attori più talentuosi in quelle forme di “teatro minore” come il varietà, la rivista e l’avanspettacolo, fu anche un notevolissimo scrittore. E non è un caso che Asor Rosa abbia voluto inserire una sua commedia del 1931, Chicchignola, nel canone delle 2500 opere capitali della letteratura italiana stabilito con il suo Dizionario pubblicato da Einaudi nel 1999.
Tra bizzarrie linguistiche che mettono a nudo la vuotezza del linguaggio convenzionale, ironia a tutto campo a mascherare la pietà per le miserie umane, in Chicchignola c’è tutto il teatro petroliniano. Nella storia, che ruota intorno a un tradimento incrociato, troviamo una cena a base di “corna”: minestrina di “cornetti” (così si chiamano in varie parti d’Italia i fagiolini), capretto al forno, bue brasato, coda di toro alla vaccinara, mozzarella di bufala.