di Gabriella Mecucci
Sono seduti, uno accanto all’altro, all’inaugurazione della mostra fotografica su Umbria Jazz. Marco Pierini e Carlo Pagnotta l’hanno curata insieme e ormai da anni collaborano. Raccontano come la musica è entrata nella Galleria Nazionale. Una bella impresa anche questa, realizzata da chi di buone imprese a Perugia ne ha fatte parecchie. I due sono fra loro opposti: uno lungo lungo, sornione, peruginissimo, anzi figlio di Corso Vannucci; l’altro piccoletto, vivacità incontenibile, toscanissimo, senese. C’è stato un tempo in cui la Repubblica di Siena e il Comune di Perugia si facevano la guerra per il controllo di Montepulciano. La vinse Perugia, ma le città ne uscirono entrambe a pezzi: morti, debiti, fame, distruzioni. Chissà se Pagnotta e Pierini nell’inaugurare la loro collaborazione circa 8 anni fa, si sono ricordati di quel lontano 1358. Fatto sta che hanno scelto la strada dell’aiuto reciproco. E si fanno un sacco di complimenti. Pierini dice che “la prima persona che ha voluto conoscere arrivando a Perugia è stato Pagnotta” e il fondatore di Umbria Jazz gli risponde con un entusiastico “nessuno ha diretto la Galleria come lui”. Uno scambio di complimenti fra due vincenti.
Se dovessimo assegnare quest’anno un premio a chi ha fatto di più per Perugia, non potremmo che darlo a loro. Il primo, Marco Pierini, dopo averci riconsegnato un nuovo, allestimento della Galleria Nazionale, ha fatto una mostra su Perugino che ha sfondato un po’ dappertutto: del divin pittore se n’è parlato molto in Italia e fuori d’Italia, i giornali hanno riempito le loro pagine di articoli osannanti, battuti i record di visitatori (più di centomila in 3 mesi). Insomma, una marcia trionfale. Niente male per un senese a Perugia. Il secondo, Carlo Pagnotta sta festeggiando i cinquant’anni della sua “creatura”. E anche per lui arrivano una pioggia di apprezzamenti: Umbria jazz ha portato la città nel mondo, ha rivoluzionato il modo di fare festival, ha segnato il costume e ci ha regalato tanta buona musica. Per il cinquantenario ha realizzato un cartellone straordinario: sarà un’edizione memorabile. E memorabile è la storia di un appassionato di Jazz che realizza il suo sogno. Alla domanda: “Se non avessi vinto la scommessa di Uj, cosa avresti fatto?”, Pagnotta ha risposto senza tanti giri di parole: “Avrei continuato a vendere le cravatte”.
Marco e Carlo si ritrovano all’inaugurazione della mostra di Umbria Jazz che celebra a suo modo i successi di entrambi. Per Marco, non si tratta solo di numeri, ma della dimostrazione – non certo la prima – della capacità di aprire la Galleria Nazionale alla cultura e alla vita della città. Le cento fotografie di Uj, i suoi 50 manifesti, visti uno dopo l’altro, sono un’emozione, ma anche un pezzo di storia di Perugia e un compendio delle professionalità e delle doti artistiche di chi quegli scatti li ha fatti. Per Carlo alla sala Podiani ci sono le immagini di un lungo, importante percorso. Non tutto è andato sempre bene. L’Uj degli inizi è stata oggetto di parecchie critiche: difficoltà e polemiche non sono mancate. Ci sono stati gli anni dello shock e della paura di essere travolti da un movimento che poteva diventare pericoloso – e in alcuni momenti ci andò molto vicino.
Ma la scommessa è stata vinta. Eccome! E per Carlo, oltre ai successi e alle difficoltà, ci sono anche i ricordi dei compagni di strada. In un’intervista parlando di Alberto Provantini ha detto: “Un assessore mitico, ce ne fossero oggi…Mi commuovo”. Pierini ricorda dal palchetto della sala Podiani che dovrà lasciare Perugia perché le regole e i tempi ministeriali lo impongono. E Pagnotta vorrebbe lanciare una sottoscrizione per chiedere che possa restare. Qualche miracolo in passato l’ha già fatto… Ripetersi però sembra impossibile. Anche per questo la mostra su Umbria Jazz, che hanno pensato e costruito insieme vale la pena di essere vista.