di Gabriella Mecucci
Assisi luogo della trattativa per la pace fra Russia e Ucraina? Il vescovo Sorrentino, ben conscio dell’altissimo valore simbolico della città, ha avanzato la proposta nella sua lettera ai potenti del mondo. E lo ha fatto nello stesso giorno in cui il Papa ha ammesso di riflettere sulla possibilità di un viaggio a Kiev. C’è un sotterraneo legame fra i due fatti? Questi gesti quasi contemporanei sono tesi ad aiutare la diplomazia vaticana, che è all’opera per la difficile mediazione fra l’aggressore e l’aggredito? Domande a cui non c’è risposta, almeno per ora. E’ invece più semplice e più immediato cogliere il significato emblematico di Assisi in tema di pace. Ma gli umbri ne sono consapevoli? Sanno fare i conti con lo straordinario messaggio di cui è portatrice questa città? Non sempre lo sono sono stati e tuttora non lo sono pienamente.
Che Assisi sia un posto fuori dal comune è sotto gli occhi di tutti. Proprio di recente si è saputo che la National Gallery sta preparando una grande mostra su San Francesco e che il suo direttore ha soggiornato a lungo nella città del santo proprio per iniziare il lavoro di ricerca che porterà all’esposizione londinese. E che dire del ruolo che Giovanni Paolo secondo assegnò ad Assisi quando la elesse a luogo d’incontro fra tutte le religioni del mondo? Fu quello uno straordinario gesto di pace. L’attuale Papa ha scelto poi come nome Francesco ed ha fatto diventare la sua terra meta privilegiata dei suoi viaggi spirituali e pastorali: l’ha visitata ben 5 volte. Dove è andato tanto di frequente? E, infine, nel 2026 ricorre l’ottavo centenario della morte del santo e dappertutto si stanno preparando le celebrazioni. San Francesco superstar.
Se Assisi è, dopo Roma, il luogo più importante d’Italia per i cattolici, ha un ruolo molto significativo anche per la cultura e la politica laica. E’ infatti considerata da gran parte di questa una sorta di “messaggera” di pace. Non c’è manifestazione pacifista più importante e significativa della marcia voluta da Aldo Capitini. Un appuntamento più volte ripetuto nel tempo e che è stato talora anche distorto e strumentalizzato. Ciononostante ha rappresentato e rappresenta il più alto simbolo nazionale e popolare contro la guerra. E fu Capitini stesso ad evocare la figura di San Francesco quando stese il documento fondante della sua iniziativa nonviolenta. Del resto il filosofo perugino vedeva nel poverello il primo grande riformatore della Chiesa cattolica, capace di andare a parlare di pace col sultano, a Gerusalemme, durante le Crociate
Peccato che in tanti in Umbria non abbiano compreso appieno in passato – all’epoca dell’egemonia totale della sinistra – la rilevanza di Assisi. Valga per tutte l’esempio del dibattito che si sviluppò intorno allo Statuto della Regione. Non fu semplice riuscire ad introdurre in quel documento la citazione del pensiero di San Francesco e di San Benedetto come profonde e nobili radici culturali dell’Umbria. In una prima fase della discussione prevalsero coloro che volevano impedirlo, ammantandosi (ahinoi!) della bandiera del laicismo. E solo in ritardo e con qualche prudenziale accorgimento i due santi vennero ricordati nella Carta fondamentale. Roba da non crederci.
E anche oggi, a ben guardare, c’è una sottovalutazione del ruolo di Assisi, che è comunque molto cresciuto grazie soprattutto allo spirito di iniziativa del Comune e del Sacro Convento. Padre Fortunato ne è stato uno straordinario promotore, ma di recente è stato spedito a Roma. Qualcuno si era lamentato per un eccesso di spettacolarizzazione a danno della più profonda spiritualità. Quanto alla sindaca Proietti spesso ha trovato scarsa comprensione in Regione e nella giunta Tesei. E del resto – sia a destra che a sinistra – la politica umbra ha sempre vissuto Assisi più come un fiore all’occhiello di cui fregiarsi che come grande risorsa su cui puntare. Adesso la città della pace, potrebbe diventare sede di una trattativa di pace. Il vescovo Sorrentino ha avuto una giusta intuizione, che San Francesco lo aiuti.