di Francesco Vignaroli
In coincidenza con lo svolgimento a Milano della BIT 2025 (Borsa Italiana del Turismo), la Regione Umbria ha pubblicato i dati statistici del turismo dell’anno 2024. Per quanto riguarda gli arrivi e le presenze, i numeri mostrano un incremento generalizzato in tutti i comprensori rispetto al 2023 e anzi segnano per la prima volta lo sfondamento della soglia dei 7 milioni di presenze a livello regionale. Questi dati indubbiamente positivi sono stati prontamente ripresi dagli organi della stampa locale, che ne hanno sottolineato – talvolta con toni entusiastici – la bontà. Eppure questo modo di analizzare i dati del turismo è superficiale. Si confrontano infatti solamente i dati regionali anno su anno, senza prendere in esame né il trend nazionale, né quello delle regioni limitrofe. Questo modo di procedere dà una visione parziale, che serve poco a comprendere il flusso turistico e anche a valutare l’efficacia delle politiche messe in atto dagli Enti locali, in primis dalla Regione, e dal comparto turistico in generale (imprese, associazioni di categoria, Camera di Commercio, etc.).
Non essendo ancora disponibili i dati nazionali del 2024, possiamo provare ad allargare il punto di vista confrontando i dati degli anni 2022 e 2023. A livello nazionale, gli arrivi e le presenze in Italia sono aumentati rispettivamente del 13,4% e del 9,5%; in Umbria del 12,8% e 8,9; in Toscana del 12% e 7%. Dunque tra ’22 e ’23, l’Umbria non ha quindi registrato una performance particolarmente rilevante, né rispetto alla media nazionale (restando un po’ sotto), né rispetto alla “sorella maggiore” Toscana (andando un po’ sopra). Probabilmente sarà così anche per l’anno 2024. Quindi la nostra regione sta semplicemente seguendo il trend turistico positivo che interessa il nostro Paese nel suo complesso, senza particolari successi rispetto al contesto generale.
Se si considera invece il trend di lungo periodo (anni 2000 – 2023), si scopre che da inizio secolo, sia gli arrivi che le presenze in Italia sono aumentanti percentualmente di oltre il 55%, mentre in Umbria ci si è fermati rispettivamente a un aumento del 35% e del 23%, quindi significativamente sotto la media nazionale. Colpisce in particolare il dato relativo alle presenze che è meno della metà. Sembra quindi che nell’ultimo ventennio l’Umbria abbia accumulato un ritardo di sviluppo rispetto al resto d’Italia, ma questa è una valutazione che andrebbe approfondita con uno studio più accurato dei dati, ad esempio confrontandoli con quelli delle altre regioni del Centro-Italia.
Un altro aspetto da segnalare è la stasi della distribuzione del flusso turistico all’interno della regione negli ultimi ventiquattro anni. Alcuni esempi: il comprensorio di Assisi nell’anno 2000 raccolse il 20% delle presenze dell’Umbria, negli ultimi anni il dato si è assestato intorno al 22%; il perugino è più o meno stabile intorno al 18%; il tuderte – di cui si è scritto abbia avuto un 2024 eccezionale – passa dal 3% del 2000 al 4,4% del 2024. La percentuale poi delle presenze turistiche nei comprensori della Provincia di Terni nel loro insieme resta fissa intorno al 14% sul totale regionale.
Quasi immobile è infine il valore della permanenza media (presenze/arrivi), cioè il numero medio dei pernottamenti nelle strutture alberghiere ed extra-alberghiere. Il dato è stato inferiore o uguale a 2,5 notti per più di vent’anni, solo nel 2023 e del 2024 si è saliti rispettivamente a 2,6 e 2,7. Una piccola crescita di un dato però importante, se si consolidasse in crescita anche nei prossimi anni, farebbe ben sperare per il futuro.
L’analisi dei dati di medio-lungo periodo e comparati con quelli extra regionali sembra indicare che il fenomeno turistico in Umbria segua delle dinamiche proprie, determinate da attrattori strutturali la cui forza è sostanzialmente stabile: Assisi e San Francesco, gli eventi di Perugia (Umbria Jazz, Festival del giornalismo, Eurochocolate, etc.), il Trasimeno, le città d’arte e alcuni borghi. Forse l’unico cambiamento significativo che si percepisce negli ultimi tre anni è l’ulteriore rafforzamento dell’attrattività di Assisi, che in molte settimane dell’anno è stata teatro di un afflusso di visitatori significativamente superiore al passato. L’analisi sembra però anche indicare che gli attori locali – nonostante le molte risorse impiegate – subiscano il movimento turistico, senza essere in grado di influenzarlo. Se è vero che il terziario dell’Umbria è sostenuto dal turismo (cfr. L’economia dell’Umbria. Rapporto annuale 2024 della Banca d’Italia) e che questo è uno dei pochi settori economici che ha importanti margini di crescita nella nostra regione, sarebbe necessario ampliare la riflessione pubblica sull’argomento, andando oltre le pur utili percentuali statistiche, per indirizzare risorse umane, materiali e finanziarie dov’è veramente necessario e utile ai fini della gestione del movimento turistico e delle ricadute sul territorio.