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di Porzia Corradi

A Ferragosto tutte le località vacanziere sono piene di turisti. Talvolta la gente è davvero troppa. E anche in Umbria è così. Ma ci sono luoghi della regione poco conosciuti e bellissimi dove si può passare una festa dell’Assunta non dico in solitudine, ma fuori dalla “pazza folla”. Luoghi di paesaggi intatti, di meditazione, di raffinata cultura, ma semisconosciuti. Passaggi ve ne elenca quattro e ve li racconta indicando gli “itinerari alternativi” per un Ferragosto diverso. Potete leggerli di seguito.
Sotto gli itinerari alternativi pubblichiamo anche tutti i menu d’autore che abbiamo pubblicato quest’anno. Il 15 è giornata anche di grandi pranzi, spesso all’aperto. Augurando a tutti un buon appetito, vi invitiamo a dare un’occhiata alla nostra rubrica per scoprire quanto la buona cucina sia stata al centro dell’interesse anche di grandi intellettuali e scrittori. Mangiare è un piacere anche letterario. Gustatelo.

Fra Monteleone d’Orvieto e Scarzuola
C’è una parte dell’Umbria, al confine fra la provincia di Perugia e quella di Terni splendidamente conservata e con un paesaggio che ha subito pochissimi oltraggi. Entrarvi è come tornare indietro nel tempo. Partiano da Monteleone d’Orvieto, un borgo medievale bellissimo, una sorta di terrazza sulla Valdichiana con un panorama mozzafiato. Da lì si sale verso Montegiove attraversando una zona boscosa e ombreggiata sino ad arrivare al castello del tredicesimo secolo.
Dopo aver percorso una strada bianca in mezzo ad una natura incontaminata, si arriva alla Scarzuala. Visitare questo luogo è un’esperienza da non perdere (occorre prenotare e il proprietario fa da guida). Qui passò San Francesco e i francescani vi edificarono una chiesa nel Duecento. Ma la vera originalità è legata alla “città ideale” che l’architetto milanese Tomaso Buzzi vi costruì a partire dal 1957. Un percorso iniziatico che porta agli edifici dell’Acropoli, caratterizzati da architetture surreali, originalissime immerse in un sistema di simboli cristiani, pagani, esoterici. Il percorso rappresenta anche un viaggio all’interno della psiche sulla base delle categorie junghiane. Scarzuola è davvero un luogo fantastico, immerso in un mondo che appare irraggiungibile. Una visita da non perdere.
Finita questa si ritorna in direzione Montegiove e si può scegliere di andare a Greppolischieto. Un villaggio bellissimo, sapientemente recuperato, oltre i seicento metri di altitudine. Dal cucuzzolo si ammira uno dei paesaggi più belli della verde Umbria. Lo sguardo arriva sino al lago Trasimeno fra boschi e colline che sono rimaste come erano 70-80 anni fa. Poi si scende verso Tavernelle. Lì, il viaggio nel tempo finisce, e si torna ai nostri giorni.

Valle dell’Intiera 
C’è un angolo di paradiso alle porte Sud di Spoleto, dove il torrente Intiera crea deliziose cascatelle e dove cresce la salamandrina dagli occhiali, un piccolo anfibio endemico, che vive cioè soltanto in alcune aree, tra cui la valle dell’Intiera. La zona è una scrigno di biodiversità e occorre massimo rispetto, qui come ovunque, se si intende scoprirla percorrendo il trekking ad anello lungo una decina di chilometri. Tra lecci, roverelle e castagni, lungo il percorso si incontra anche il sito eremitico di “Malimpacchittu”, dal nome dell’anacoreta che qui avrebbe vissuto. Periodici, proprio per la bellezza della zona, gli appelli che vengono lanciati dai conoscitori della montagna, che sollecitano le istituzioni a specifici interventi di tutela della vallata, dove prosegue il taglio della vegetazione.

Abbazia di Sassovivo
L’Abbazia di Sassovivo è un’ottima destinazione sui monti folignati per una passeggiata fuoriporta tra storia, spiritualità e i magnifici colori dei boschi d’autunno.
Nella seconda metà del XI secolo, quasi mille anni fa, un monaco di nome Mainardo abbandonò il suo monastero nei pressi di Gubbio per fondare una nuova comunità più a sud. In un primo momento Mainardo fu probabilmente da solo perché gli antichi documenti lo definiscono “eremita”, poi però a lui si associarono alcuni compagni dando vita a una nuova comunità. Fu l’ospitalità di un feudatario locale a spingere questi monaci a fermarsi nelle alture sopra Foligno. Questo signore donò addirittura uno dei suoi castelli ai religiosi come sede per il loro monastero, trasformando così un caposaldo militare in un presidio d’anime.
Da questa lontanissima vicenda, avvolta nelle nebbie di un tempo così antico da nasconderci la maggior parte dei dettagli, sorse un importante centro del monachesimo benedettino nel Centro Italia e una delle più interessanti opere della scultura medievale in Umbria. L’autorità di questo monastero crebbe sempre di più nei secoli successivi, tanto che alla metà del XIII secolo da questo centro dipendevano 92 altri monasteri, 41 chiese e 7 ospedali. Fu proprio al culmine della sua forza che la comunità monastica decise di rendere più attraente il monastero che conservava all’esterno – allora come ancor’oggi – il severo aspetto della
costruzione militare originaria. Così l’abate Angelo incaricò il maestro “marmoraro” Pietro de Maria di Roma di realizzare un chiostro per l’abbazia sul modello di quelli di San Giovanni in Laterano e di San Paolo fuori le mura. Il lavoro fu compiuto nel 1229. Tutti gli elementi architettonici (colonnine, archi, decorazioni musive, etc.) furono realizzati a Roma per poi venire trasferiti all’abbazia e qui rimontati come fossero i pezzi un grande puzzle tridimensionale, attuando un’impresa logistica che dovette essere davvero eccezionale per quei tempi.
Il monastero arroccato sulle pendici degli Appennini ospita da allora uno dei più splendidi gioielli della scultura medievale dell’Umbria. Il chiostro è caratterizzato da eleganti coppie di colonnine e dalla decorazione cosmatesca (purtroppo in molti punti perduta) che conferisce al complesso architettonico un’allegra vivacità cromatica. Al centro si trova la vera di un bel pozzo del XVII secolo. L’eleganza di questa struttura, dove le pietre sembrano
parlare, unita alla profondissima quiete che immerge tutta la zona, circondata da boschi di lecci e olivi, trasmettono al visitatore l’impressione di trovarsi in un luogo incantato fuori del tempo. Molto belli sono anche gli altri spazi visitabili dell’abbazia, come la chiesa, il portico con i dipinti monocromi del XV secolo con scene a tema cavalleresco, la cripta di San Marone e il giardino-terrazza da cui si gode la vista su Foligno e parte della Valle Umbra.
Non si conosce l’origine del toponimo “sasso-vivo”, ma probabilmente è dovuto allo stupore degli abitanti della zona nel vedere un così bel chiostro, composto da “sassi” così finemente lavorati da sembrare appunto vivi. L’abbazia è normalmente accessibile grazie alla comunità religiosa che vive nell’antico monastero.

Monte Coscerno
C’è un monte che supera quota 1.600 ma che in Umbria, al netto degli appassionati, pochissimi conoscono, nonostante si visibile percorrendo un lungo tratto di Flaminia, da Foligno fino a Terni.
Si tratta del Monte Coscerno che si trova sull’Appennino umbro marchigiano nella zona della Valnerina ed è raggiungibile da vari punti, anche se l’itinerario generalmente consigliato inizia poco sopra Gavelli, nel Comune di Sant’Anatolia di Narco.
Da qui, percorrendo un giro ad anello, di circa 15 km, si raggiunge la vetta attraversando splendide faggete, pascoli di cavalli e bovini in quota e ammirando panorami mozzafiato sia verso il Reatino che su tutta la Valle Umbra Sud.

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