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di Guido Perosino*

Affrontare il dibattito sull’inceneritore in Umbria richiede un’analisi scrupolosa e multidimensionale. Da un punto di vista di un manager formato nella pubblica amministrazione e nelle grandi opere pubbliche, è essenziale utilizzare fonti affidabili e approcci aggiornati per discutere temi così complessi. Considerare tutte le istanze coinvolte permette di stabilire priorità chiare e di formulare una strategia di gestione dei rifiuti che sia davvero efficace e sostenibile per la regione.

La proposta di realizzare un inceneritore per la gestione dei rifiuti in Umbria ha scatenato un vivace dibattito, sottolineando la necessità di una valutazione accurata e contemporanea degli impatti ambientali, sociali ed economici. In una regione con spazi limitati e crescenti sfide nella gestione dei rifiuti, l’idea sembra a prima vista una soluzione praticabile, promettendo riduzione dei rifiuti e produzione energetica. Tuttavia, un’analisi approfondita rivela una realtà più complessa e meno promettente.
Gli impatti non possono essere ignorati

Gli inceneritori, nonostante siano tecnologicamente avanzati, sono fonte di emissioni nocive come ossidi di azoto, diossine e furani, influenzando negativamente la qualità dell’aria e mettendo a rischio la salute pubblica. Inoltre, l’incenerimento produce ceneri tossiche che richiedono smaltimento specializzato, aggiungendo ulteriori sfide ambientali. I costi di costruzione e gestione di tali impianti sono notevolmente alti, e l’efficienza operativa promessa spesso non compensa l’imponente dispendio iniziale; in questo senso, tra l’altro, un nuovo termovalorizzatore per poter essere efficiente sarebbe fortemente sovradimensionato e dunque richiedere di “importare” dentro i confini regionali rifiuti provenienti da altre aree del paese. Paradossalmente per risolvere i problemi dei rifiuti si dovrebbe aumentare quantitativamente la disponibilità dei rifiuti stessi. Un ossimoro, anche se giustificato da mere questioni economiche.
La questione del riciclo

Un altro aspetto critico riguarda il riciclo. L’introduzione di un inceneritore potrebbe disincentivare la raccolta differenziata e il riciclo, processi fondamentali per un approccio sostenibile alla gestione dei rifiuti. Questo è un passo indietro in un’epoca in cui la sensibilità ambientale e la responsabilità collettiva verso il pianeta stanno diventando sempre più una priorità per i cittadini.
Le alternative: un cammino verso la sostenibilità

Le alternative all’incenerimento sono numerose e promettenti. Migliorare il sistema di raccolta differenziata, investire in tecnologie di compostaggio e trattamento meccanico-biologico, e adottare un modello di economia circolare sono tutte opzioni che minimizzano l’impatto ambientale e massimizzano l’utilizzo responsabile delle risorse. Questi metodi non solo rispondono meglio alle esigenze di sostenibilità a lungo termine, ma sono anche più in linea con le aspettative dei cittadini, che si mostrano sempre più consapevoli e partecipi nelle scelte ambientali.
La voce dei cittadini: una priorità da non sottovalutare
La realtà attuale vede i cittadini sempre più uniti nel desiderio di adottare pratiche che privilegino la minore rischiosità ambientale. L’inceneritore, con il suo forte impatto locale e le sue implicazioni a lungo termine, non risponde a queste aspettative. Si configura piuttosto come una soluzione obsoleta e inutile, un cerotto su una ferita piuttosto che una vera risposta alle necessità di gestione dei rifiuti della regione.
Conclusione: Verso una decisione sostenibile

Alla luce delle considerazioni tecniche e scientifiche, nonché delle legittime aspettative dei cittadini, appare ovvio e razionale orientarsi verso l’integrazione delle alternative sostenibili. Lavorare alla combinazione di varie soluzioni eco-compatibili rappresenta non solo una scelta strutturale ma anche di vasto respiro, capace di garantire benessere e sicurezza a lungo termine per l’intera comunità. La scelta di non procedere con la costruzione di un termovalorizzatore non solo è la più logica, ma anche la più in linea con un futuro in cui l’Umbria possa considerarsi realmente all’avanguardia nella gestione dei rifiuti oltre a confermarsi il cuore verde d’Italia

*Guido Perosino, già AD di Quadrilatero Marche Umbria SpA e di Anas International Enterprise SpA – Ex Direttore Associazione PMI dell’Umbria