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E’ uscito di recente il libro di Rosy Bindi “Una sanità uguale per tutti. Perché la salute è jun diritto” (Solferino editore). Francesco Menichetti lo recensisce per Passaggi Magazine con puntuale capacità di analisi.

di F. Menichetti 

Ho letto con curiosità ed interesse il saggio di Rosy Bindi che affronta con competenza e puntiglio il tema della crisi che affligge il nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), interrogandosi se questa sia realmente crisi strutturale  irreversibile oppure invece sanabile con le scelte opportune.

Diversamente da importanti e ben documentati saggi di taglio giornalistico di denuncia, come ad esempio quello di Milena Gabanelli e Simona Ravizza (Codice Rosso), o da narrazioni personali, come quello dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza, concentrato sugli eventi della pandemia COVID, il libro di Rosy Bindi si rivela subito come un’analisi squisitamente e fortemente politica, offerta da un ex Ministro della Sanità (Rosy Bindi lo è stata dal 1996 al 2000 nei governi Prodi e D’Alema) che in ogni momento ci ricorda il ruolo decisivo che le scelte di governo ed il nostro personale impegno, hanno svolto e svolgono nel determinare il destino del nostro SSN, dalla sua oramai lontana istituzione (legge 883 del 1978).

Solidamente inserito nel solco del cattolicesimo democratico, il pensiero di Bindi, che definirei in assoluta continuità con quello di figure come Tina Anselmi, partigiana, insegnante, prima donna Ministro del Lavoro e firmataria della legge che istitui’ il SSN, non cessa mai di ricordarci che la politica fa la differenza, che pensare che “questo e quello per me pari son” è errore madornale, perché esistono scelte giuste e scelte sbagliate da parte di chi ci governa e che, in ultima analisi, il disimpegno testimoniato dall’ampia area dell’attuale astensionismo, che pare fenomeno in crescita ed inarrestabile, non pare cogliere il ruolo determinante dell’impegno politico di ciascun cittadino

E, da laico, trovo assolutamente puntuale la citazione delle parole di Papa Francesco, presenti nella pagina introduttiva, e parzialmente riportate in quarta di copertina: “la sanità pubblica italiana è fondata sui principi di universalità, equità e solidarietà, che pero’ oggi rischiano di non essere applicate. Per favore, conservate questo sistema che è un sistema popolare nel senso di servizio al popolo, e non cadete nell’idea, forse troppo efficientista – alcuni dicono ”moderna”: soltanto la medicina assicurativa o quella a pagamento e poi nient’altro. No. Questo sistema va curato, va fatto crescere, perché è un sistema di servizio al popolo”.

Queste le parole del Santo Padre che ha saputo essere importante e sicura guida spirituale e politica in questi anni che dalla recente pandemia ci hanno portato ad assistere ai molteplici focolai di guerra, in Europa, in Medio-Oriente ed in altre parti del mondo. 

E l’idea portante del pensiero di Rosy Bindi è ben illustrata nelle prime pagine del suo libro (La lezione dimenticata) quando, con nitore ed efficacia, classifica il diritto alla tutela della salute tra i “diritti sociali, le libertà civili ed i beni comuni” e pertanto riporta la natura della crisi del nostro SSN ad un impoverimento ed a un restringimento di questi, derivante dalla crisi del nostro sistema democratico nel paese e del sistema delle relazioni internazionali.

L’aumento delle diseguaglianze, della povertà, l’impoverimento del ceto medio, sono il motore della fuga verso l’individualismo, mentre avremmo invece necessità di maggiore solidarietà ed impegno per sostenere i nostri beni comuni (salute, istruzione, lavoro).

Ed anche l’attuale scenario internazionale (crisi del multilateralismo, guerre, scelte anti OMS da parte del governo Trump, disconoscimento dell’ONU e della Corte Penale Internazionale) assieme ad un’oggettiva debolezza del ruolo dell’Europa che si interessa di riarmo, alloca finanziamenti a tal fine, rischiando di depauperare settori comuni cruciali e diretti alla  tutela della persona e dell’ambiente, contribuisce a meglio inquadrare lo scenario in cui si inserisce la crisi del nostro SSN.

Sono convinta che il benessere dei singoli e delle comunità sia l’effetto di molti fattori sociali, economici, climatici, e ambientali, e che questo si rifletta nelle dimensioni della vita individuale e collettiva: dal benessere personale alla possibilità di partecipare e contribuire alla vita democratica” spiega bene Bindi.

Ed il regionalismo ha purtroppo accentuato le diseguaglianze: abbiamo venti SSR diversi l’uno dall’altro, che non riescono a garantire uno dei principi fondamentali previsti dalla riforma del 1978: non solo l’universalismo ma anche l’equità delle prestazioni offerte al cittadino. E la legge sull’autonomia differenziata (legge Calderoli) incombe come potenziale aggravio, proprio in tema di equità ed uguaglianza sul tema della tutela della salute.

L’idea, sostenuta dall’attuale governo di destra, che il SSN puo’ sopravvivere soltanto se gli viene affiancato un solido contributo da parte di fondi ed assicurazioni è ritenuta da Bindi sostanzialmente errata, per la natura antinomica del settore pubblico (no profit) e quello dei fondi ed assicurazioni (profit), che inevitabilmente rappresenterebbero non un utile integrazione, bensi’ una pericolosa tendenza alla sostituzione del pubblico, con regole e prestazioni diverse, sostanzialmente inique per i cittadini.

L’autrice rivendica poi come il suo DL 229 del 1999, che introdusse l’esclusività del rapporto per i medici, le regole dell’accreditamento per le strutture private, l’istituzione di fondi integrativi e non sostitutivi, le norme per abbattere le liste d’attesa, l’organizzazione dei Distretti socio-sanitari, sia stata la risposta legislativa corretta al tentativo di controriforma Amato-De Lorenzo del 1992, che introduceva invece elementi importanti di privatizzazione.

Nei sette capitoli del libro, “Riforme e controriforme”, “Una crisi di sistema ?”, “Il sistema ibrido”, “Fare profitti o fare salute ?”,”La cura della fragilità”, “L’Italia spezzata”, “Il tempo dell’impegno”, l’autrice, con documentato puntiglio e con ragionamento pacato e chiaro,  esamina tutti i principali temi che riguardano il SSN.

Il suo progressivo definanziamento, con un rapporto FSN/PIL che cala progressivamente in assoluto e rispetto agli altri paesi europei, eroso dall’inflazione e dall’aumento dei costi; la trasformazione del sistema da esclusivamente pubblico a sistema misto, con un’ importante componente di spesa privata (25% circa di “out of pocket”), con l’espansione di fondi ed assicurazioni e con il rischio conseguente di grave crisi dell’universalismo e dell’eguaglianza (si cura chi ha i soldi, chi non ne ha, rinuncia). 

E se il SSN non è gratuito ma finanziato con la pubblica fiscalità (il 50% del nostro cassetto fiscale) non è accettabile che l’evasione/elusione fiscale sia ancora oggi stimabile ad 80 miliardi/anno.

Particolare riguardo Bindi dedica al tema del sociale, ribadendo che non vi puo’ essere reale tutela del diritto alla salute se non sono garantiti i diritti sociali, in particolare dei meno abbienti e dei più disagiati, e che si dovrebbe favorire, anche a livello delle istituzioni, una risposta unitaria ai bisogni socio-sanitari, magari rivedendo la separazione delle funzioni oggi vigente tra Comuni, che si interessano del sociale, e Regioni che garantiscono i servizi sanitari. 

Il tema della salute mentale è puntualmente affrontato, riconoscendo che il settore è oggi trattato come la “cenerentola” del SSN in termini di risorse allocate, quando ha invece saputo essere protagonista di una grande rivoluzione sociale e culturale con la chiusura dei manicomi e la creazione dei servizi territoriali (legge Basaglia).  

La Bindi non rinuncia, a ragione, di sottolineare come le riforma del Titolo V abbia assegnato alle Regioni troppa autonomia gestionale in campo sanitario, che andrebbe rivista, a favore di un Ministero della Salute che dovrebbe poter garantire quelle caratteristiche di universalità ed eguaglianza cosi’ importanti per tutti i cittadini, a prescindere dalla Regione di residenza. 

E anche in tema di proposte il libro è ricco di spunti che spaziano dall’impegno del cittadino sui temi della tutela della salute, alla riforma dell’accesso alle scuole di specializzazione, al ruolo dei MMG che “resistono” al loro inserimento nei quadri del SSN, alla necessità di perseguire con determinazione la via dell’appropriatezza delle prestazioni offerte, che siano realmente utili e necessarie, e non frutto di medicina difensiva o consumismo sanitario.

Volendo parafrasare non più una sanità che offra “tutto a tutti qui ed ora” bensi’ un SSN in grado di corrispondere con appropriatezza e tempestività ai bisogni della persona, garantendo l’utile ed il necessario. 

Ed è proprio al tema dell’appropriatezza e della medicina basata sull’evidenza (EBM) che Bindi dedica l’appendice del suo libro ricordando l’affaire Di Bella, l’oncologo modenese che proponeva cure oncologiche non propriamente scientifiche ma che era divenuto il vessillo della destra nostrana e non solo, al grido di “rivendichiamo la libertà di cura”. 

La difficile scelta di condurre  con l’Istituto Superiore di Sanità, lo stesso Di Bella, ed oncologi di fama quali Umberto Veronesi, una sperimentazione clinica controllata fu, non senza ostacoli e difficoltà, il metodo scientificamente più valido e politicamente più corretto, per dimostrare l’inefficacia della cura proposta, e per ribadire che la libertà di cura va rivendicata e tutelata ma quella di accedere a cure dimostratamente efficaci.

In conclusione quello di Rosy Bindi appare come un contributo competente, documentato, puntiglioso nel rivendicare il ruolo della sua riforma, puntuale nell’analisi, e ricco nella parte propositiva che ribadisce quanto sia importante l’impegno di ciascuno di noi per salvaguardare il bene comune del SSN, impedendo la sua progressiva decadenza e sostituzione con modelli meno validi.

Definerei la lettura del libro di Rosy Bindi come necessaria ed utile per chi si occupa della materia ma anche per chi ha a cuore (tutti i cittadini) il destino del nostro SSN.

*già Ordinario di Malattie Infettive, Università di Pisa