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di Porzia Corradi

C’è una zona montana in Umbria che più di altre sta tentando di trasformarsi in un polo turistico, naturalmente spingendo tanto sulle attività Outdoor, ovvero all’aria aperta. È la Valnerina flagellata dal terremoto del 2016, ma che tra ricostruzione, Pnrr e cosiddetto Pnrr sisma (Fondo complementare) sta cercando di rilanciarsi tirando la leva del patrimonio naturale, che fa il paio con quello gastronomico dell’area profondamente interna, su cui, va detto, si punta già da molti anni con una serie di manifestazioni, da Nero Norcia a Fior di Cacio. Resta poi appesa alla ricostruzione delle strutture alberghiere ed extralberghiere la vera ripresa del turismo sportivo e del turismo religioso, pezzi rilevanti di economia soprattutto per Norcia e Cascia, dove però la riparazione dei danni provocati dal sisma implica interventi “pesanti”, quelli che cioè hanno richiesto una progettazione più complessa, fondi più ingenti e di conseguenza tempi di esecuzione più lunghi.

Ponte Tibetano. L’ultimo a tirare la leva del turismo outdoor è stato il Comune di Sellano, che è anche l’unico che per mettersi in pista ha realizzato un’opera e scommesso gran parte dei propri fondi del Pnrr sisma. Il Ponte Tibetano più alto d’Europa, inaugurato il 24 marzo scorso e costato 1,5 milioni di euro, sembra infatti destinato a rappresentare una delle punte di diamante del turismo della Valnerina, attirando migliaia di turisti coraggiosi pronti ad arrampicarsi con le auto sulla montagna per percorrere sospesi nel vuoto il migliaio di passi che collegano Sellano con Montesanto. Dell’impatto economico che questa opera potrà avere nella zona Passaggi Magazine ha già ampiamente parlato all’indomani del boom di presenze registrate durante le festività pasquali, che confermano le ottime aspettative per l’intera stagione estiva.

Fioritura. Ad aiutare i turisti a scegliere la Valnerina, però, c’è anche un altro straordinario
fenomeno naturale, che si può ammirare tra la fine di giugno e la metà di luglio. Stiamo parlando della Fioritura del Pian Grande di Castelluccio (Norcia), meravigliosa esplosione di colori frutto del lavoro a 1.400 metri di altitudine degli agricoltori del Consorzio della lenticchia Igp, che con le proprie coltivazioni trasformano l’altopiano ai piedi del monte Vettore in una tavolozza di colori. La Fioritura nella prima estate post pandemia, ovvero nel 2020, è stata un’attrazione turistica straordinaria, tanto che soltanto i varchi del Comune di Norcia in direzione Castelluccio, che può essere raggiunta anche dalla Marche, contarono oltre 20 mila transiti nei tre weekend “magici”. Negli anni successivi l’interesse per la Fioritura è progressivamente diminuito, ma è chiaro che il fenomeno
naturale rappresenta un’altra punta di diamante su cui gli amministratori locali dovrebbero sempre lavorare.

Ex ferrovia Spoleto-Norcia. C’è poi un’altra opera pubblica tra Spoleto e Norcia che da anni dà prova di significative capacità attrattive, su cui non solo non si è mai arrivati a definire un organico sistema di gestione e manutenzioni, che attualmente è in capo ai vari Comuni per i tratti di competenza, ma su cui si è da anni in attesa del completamento, che passa per una serie di ponti in legno da realizzare sul fiume Corno a ridosso di Norcia. Si tratta dell’ex ferrovia Spoleto-Norcia, ora trasformata in una ciclabile di straordinaria bellezza per i paesaggi che attraversa, ma anche ingegneristica, essendo dotata di galleria che ammaliano ciclisti di mezza Europa. Malgrado le prove anno dopo anno sempre più convincenti dell’appuntamento di inizio settembre con “La Spoleto-Norcia in mountain bike”, sul tracciato non si è ancora riusciti a centrare la svolta per assicurare ai pedalatori che arrivano durante la buona stagione un percorso “pulito” dalla vegetazione e servizi specifici.

Rafting. Il turismo outdoor in Valnerina, poi, attrae anche gli appassionati o i neofiti del rafting, che coi gommoni possono entrare nel Nera e nel Corno in diversi punti del territorio sia della provincia di Perugia che di Terni.

Rasiglia. Infine, il sistema del turismo montano della zona, seppur qui si esce dai confini della Valnerina, pur mantenendosi prossimo soprattutto col Ponte Tibetano di Sellano, potrebbe contare su un’altra punta di diamante, vale a dire il borgo di Rasiglia, che non ha più bisogno di presentazioni, tanto da essere stato ribattezzato la “piccola Venezia dell’Umbria”, e che al pari della Fioritura di Castelluccio ha già registrato un boom turistico spinto dal tam tam sui social.

Dati. Restando in Valnerina, va detto che gli effetti di questa moltitudine di opzioni outdoor, a cui si sommano naturalmente i trekking, hanno già dato apprezzabili riscontri in termini di arrivi e presenze di visitatori. Le statistiche sul turismo elaborate dalla Regione Umbria segnalano che il 2023 della Valnerina si è chiuso con una crescita rilevante, contando 149.951 arrivi, in crescita del 22 per cento sul 2022, e di 307.259 presenze, con un aumento del 17,3 per cento sull’anno precedente. Tallone d’Achille del territorio è la permanenza media, che qui si attesta appena sopra le due notti per ogni turista, mentre in Umbria è oltre 2,5 notti. Positivo anche il confronto sul 2019, l’anno che ha preceduto la pandemia, che però in Valnerina è poco indicativo a causa degli effetti devastanti provocati dai terremoti del 2016, che hanno piegato la zona alla fine di ottobre. In particolare, il confronto tra il 2023 e il 2019 consegna un incremento del 20,5 per cento in termini di arrivi e del 20,9 per cento per le presenze.

Fragilità. Ci sono, però, delle fragilità infrastrutturali e demografiche che potrebbero tarpare le ali al rilancio turistico della montagna. La statale Tre Valli che attraversa la Valnerina è infatti un’opera a carreggiata unica, in alcuni tratti anche “stretta”, che scorre in gran parte ai piedi di pareti rocciose da cui non di rado si assiste al distacco di grossi massi, costringendo alla chiusura di una corsia e all’introduzione degli odiosi sensi unici alternati, che generano code chilometriche. Qualche criticità rilevante, limitatamente ai
mesi invernali, arriva anche dalla rete elettrica. In particolare, nella zona di Vallo di Nera capita da anni di restare improvvisamente e per alcune ore senza luce in occasione di ondate di maltempo. Le ormai indispensabili infrastrutture digitali, come la fibra, che sono pressoché inesistenti, anche se a Norcia risultano in corso gli scavi per la connessione ad alta velocità. Tuttavia, la marginalità della Valnerina è certificata anche da servizi centrali, come la raccolta porta a porta dei rifiuti, che non è mai sbarcata neppure nei centri più popolosi, come Cascia e Norcia, dove la separazione dei rifiuti passa per la sensibilità dei cittadini, che conferiscono autonomamente nei cassonetti stradali, questi sì differenziati. Una serie di fragilità, queste, che favoriscono lo spopolamento di questa zona e complicano gli investimenti dei privati.