Le elezioni di Midterm si svolgeranno negli Stati Uniti l’8 novembre prossimo. Queste elezioni che cadono sempre dopo due anni dall’elezione del presidente, cioè a metà del suo mandato, servono per rinnovare i componenti della House of Representatives e del Senato. In alcuni stati coincidono inoltre con elezioni di istituzioni locali. Vengono spesso considerate una sorta di test per il partito che detiene il potere ed esprime la presidenza.
Dunque cerchiamo di vedere quali sono i temi fondamentali che in questa tornata ne costituiscono l’anima. E partiamo dall’operato del presidente Biden. Ad onor del vero alcune delle sue scelte politiche sono state vittorie non solo per il partito democratico, ma per il paese come l’approvazione della legge per combattere l’inflazione (Inflation Reduction Act ) che prevede di abbassare il costo dei farmaci da prescrizione, di fornire i sussidi per l’estensione dei benefici sanitari, di ridurre il deficit e di stanziare investimenti nei programmi per la salvaguardia dell’ambiente e del rinnovamento delle fonti energetiche.
“La scelta che dobbiamo compiere come americani è se proteggere chi è già potente o trovare il coraggio di costruire un futuro dove ognuno possa vere una possibilità – ha detto Biden in un twitter in agosto dopo l’approvazione della legge –. Oggi con fierezza ho osservato come i democratici della House abbiano scelto l’interesse delle famiglie rispetto a quelli particolari di gruppi privati”.
A questo provvedimento si vanno ad aggiungere i mille miliardi e novecento milioni stanziati all’inizio della presidenza per il piano di salvataggio dalla pandemia, i mille miliardi per il i piano delle infrastrutture (Building Back Better) e l’accordo bipartisan sulla legislazione per il controllo delle armi. Certo, queste riforme non si avvicinano neanche lontanamente a quelle strutturali del New Deal di Franklin Delano Roosevelt o all’insieme di riforme di Lyndon Johnson che andarono sotto il nome di Great Society per combattere la povertà e il razzismo. Fanno compiere tuttavia al paese passi in avanti e rivelano non solo la difficolta oggettiva di lavorare in un ambiente politico avvelenato da divisioni ideologiche, ma anche, e questo costituisce un altro tema fondamentale di queste elezioni, le divisioni interne al partito democratico che hanno obbligato il presidente a varare misure molto edulcorate rispetto a quelle che avrebbe voluto.
C’è inoltre da aggiungere che tema centrale di queste elezioni è quello dell’aborto eliminato quest’estate dai membri della Corte Suprema che hanno cancellato quella sentenza Roe vs Wade che per quasi cinquant’anni aveva garantito il diritto alle donne di abortire, lasciando così agli stati la possibilità di decidere in materia.
E molti degli stati amministrati da repubblicani l’hanno immediatamente abolita e dichiarata fuorilegge, imponendo pene severe anche alle donne che decidano comunque di abortire recandosi in altri stati. Questo ha creato molto malcontento nel paese, soprattutto tra le minoranze etniche. Infine ultimo tema, last but not least, anzi, è quello della figura divisiva di Donald Trump e della minaccia alla democrazia americana. I fatti del 6 gennaio 2021 con l’assalto al Campidoglio da parte dei suoi seguaci, in conseguenza del fatto che l’ex presidente ha dichiarato e continua a dichiarare di avere vinto le elezioni che, dice, gli sono state scippate da Biden, continuano a gettare un’ombra su tutto quanto il sistema politico. Una Commissione presieduta dal democratico Bennie Thompson, è stata istituita nel luglio 2021 per indagare su questi fatti. I suoi lavori si dovranno concludere prima delle elezioni di Midterm e dovranno fare luce su questo sinistro episodio della storia politica americana, mai avvenuto prima. Tra i suoi componenti c’è il repubblicano Adam Kinzinger e la figlia delle ex vicepresidente di George W. Bush, Dick Cheney, Liz Cheney, anch’essa repubblicana, acerrima nemica di Donald Trump e interessata a scoprire se l’ex presidente ha tentato, come sembra, di mettere in atto un colpo di stato per impossessarsi del potere. Spesso e volentieri Liz Cheney ha parlato della pericolosità di Donald Trump, affermando che la sua figura è una iattura per il partito repubblicano e una minaccia per la democrazia. Purtroppo fa parte di una ristretta minoranza nel suo partito, mentre nel paese e nel partito repubblicano sono in molti a credere alla versione dell’ex presidente. Sono i cosiddetti deniers cioè coloro che negano la legittimità dell’elezione del presidente Joe Biden. Ciò ha determinato in queste elezioni di midterm la nomina di molti candidati repubblicani che credono alla versione di Trump e che di conseguenza spesso credono a fantastiche teorie del complotto ai limiti del verosimile.
Nel paese anche dai recenti exit polls c’è disagio nei confronti di Biden che nonostante abbia passato leggi importanti e di grande e rilevanza che hanno aumentato l’occupazione, preso provvedimenti essenziali contro l’inflazione e in favore delle classi meno abbienti viene visto come poco carismatico e parte dell’establishment. E questo disagio è trasversale: appartiene cioè ai giovani e ai più anziani, ai più ricchi e alle classi meno agiate, ai bianchi e alle minoranze razziali, con l’eccezione degli afroamericani che sembrano essere più vicini alla figura di Joe Biden. C’è invece un vasto seguito alle teorie trumpiane. Nonostante le vicende del 6 gennaio e quelle più recenti della sua residenza privata di Mar a Lago in Florida dove l’FBI ha trovato documenti top secret di importante rilevanza per la sicurezza nazionale da lui trafugati e messi in pericolo, ci sono ancora molte persone che credono alle sue parole. Dunque i risultati di queste elezioni sono ancora incerti. C’è solo da sperare che il partito repubblicano e con esso il paese, riesca a liberarsi una volta per tutte di un personaggio senza scrupoli, divisivo e pericoloso come Donald Trump.