di Gabriella Mecucci
Stefania Proietti è diventata la politica numero uno dell’Umbria di centrosinistra. Negli ultimi tre mesi, questa quarantottenne minuta e vivacissima ha fatto strike: è stata rieletta sindaco di Assisi al primo turno- risultato difficile da raggiungere – e ha vinto le elezioni di secondo livello per Presidente della Provincia di Perugia – missione giudicata quasi impossibile. Non c’è dubbio che sia stata lei a fare la differenza, visto che in Consiglio si è verificato un pareggio (6 a 6). Ha sconfitto il centrodestra che due anni fa aveva trionfato in Umbria, e lo ha fatto guidando una “campo extra large”, a cui ha conferito un volto aperto, inclusivo, gentile. La prima domanda non può che riguardare questo piccolo miracolo.
Come è riuscita a vincere tutto?
“Mostrando chi sono. Dicendo la verità. Quando quasi sei anni fa ho presentato la mia candidatura a sindaco di Assisi, non avevo mai fatto politica e non avevo alcuna esperienza amministrativa. Ero un ingegnere meccanico, una ricercatrice e poi docente associato dell’Università, un’appassionata ambientalista che aveva fatto la tesi di laurea sulla situazione energetica delle scuole della Provincia di Perugia. Ho lavorato a lungo sulla sostenibilità e sulla riduzione dei cambiamenti climatici. Ho partecipato all’Expo di Milano vincendo una gara europea. Ho imparato a collegarmi con Bruxelles e a utilizzare i fondi da lì provenienti. La passione ambientalista, il rispetto della natura, mi viene anche dal mio essere cattolica, nata nella patria di San Francesco, dal sentirmi vicina al messaggio di Papa Francesco ed in particolare della “Laudato si’ ”. Questo ho spiegato ai miei concittadini. E cioè che avrei cercato di fare di Assisi una capitale dell’ecologia e della pace. E loro hanno creduto nel mio progetto, probabilmente perchè ciò che proponevo lo avevo portato avanti anche nella mia vita lavorativa. C’era una coerenza personale forte”.
Questa è la visione di fondo che la ispira, ma come è riuscita a costruire la vasta alleanza politica che l’ha sostenuta?
“Partire dai contenuti e intorno a questi realizzare le alleanze: è questa la caratteristica del mio civismo, autonomo dalle forze politiche, e al tempo stesso rispettoso, aperto al dialogo. Così abbiamo costruito uno schieramento ampio, a guida civica, a cui hanno partecipato dai democratici ai 5Stelle. Devo riconoscere che i partiti hanno dimostrato una grande generosità: non hanno cercato i posti ma hanno scommesso sulle idee. Hanno deciso cioè di investire in un progetto e in un candidato dando così un contributo molto importante al successo. Questo è il percorso che abbiamo seguito sia ad Assisi che nelle elezioni provinciali.
Lei però non voleva candidarsi a Presidente della Provincia…
“E’ vero. Io amo molto Assisi e voglio continuare ad impegnarmi a fondo come sindaco. La mia città rappresenta un punto di incontro e di riferimento a livello internazionale. Siamo il luogo che ha accolto negli ultimi anni grandi personalità: dalla Cancelliera Merkel al segretario dell’Onu sino a Papa Francesco che ci ha onorato più volte della sua presenza e che ha eletto Assisi a luogo da dove lanciare alcuni dei suoi messaggi più importanti. Per cercare di essere all’altezza di tutto questo, occorre un grande impegno. E poi c’è stata la straordinaria fiducia datami dai cittadini che mi hanno rieletto al primo turno. Due buone ragioni per concentrare tutta la mia attività sulla città serafica. I partiti di centrosinistra mi hanno chiesto però con tale insistenza di replicare alla Provincia il modello Assisi, che ci ho ripensato. La battaglia era molto importante e difficile. Il risultato tutt’altro che scontato, ed è proprio per questo che non potevo tirarmi indietro”.
Dopo la vittoria alla Provincia, viene indicata da molti come la possibile candidata alla presidenza della Regione. Lei si schernisce davanti a questa domanda, ma è un quesito al quale ormai non può sfuggire…
“Sono stata rieletta sindaco il 4 ottobre, giorno della festa di San Francesco, e il mandato durerà sino al 2026, anno in cui si celebreranno gli ottocento anni dalla morte del santo. Lei capisce come per una credente come me questi siano dei segni molto importanti. Il Centenario, poi, può essere per Assisi una grande opportunità da molti punti di vista…”
Insomma vuol restare a fare il sindaco e non approdare in Regione? Ma aveva detto no anche per la Provincia e poi ci ha ripensato?
“Ha ragione. E forse dopo questa recente esperienza la risposta più corretta sarebbe mai dire mai. Vedremo.. La vittoria alla Provincia dimostra che se i civici e i partiti riescono a mettersi insieme, ad avere un progetto serio e coerente, a non cedere ai personalismi e alla ricerca delle poltrone, allora i cittadini li capiscono e li premiano. Il confronto con loro deve essere caratterizzato dall’ascolto e dal dialogo schietto. L’ho detto anche alla prima riunione del Consiglio provinciale: dobbiamo aprire le porte e le finestre di questo Palazzo”.
Cominciamo da subito allora. Cosa vuol fare nei primi cento giorni?
“La Provincia è un organo monocratico, ma nel 2022 probabilmente si arriverà ad una riforma che reintrodurrà gli assessorati. Vorrei precorrere questo cambiamento governando in modo collegiale. Vorrei farne la casa dei sindaci, un ente che fornisce loro servizi utili per dare gambe prima di tutto al Pnrr. Per i Comuni, soprattutto per i più piccoli, è difficilissimo misurarsi con la gestione dei finanziamenti di Bruxelles. Noi li aiuteremo e costruiremo allo scopo un apposito ufficio e un’apposita delega. Per quanto mi riguarda metterò in campo anche tutta la mia esperienza di persona che ha lavorato a lungo per trovare i percorsi utili a far atterrare – come si dice oggi – i fondi europei. L’applicazione del Pnrr è di vitale importanza e dobbiamo fare tutto il possibile per realizzarlo al meglio e non lasciare indietro nessuno. Entro i primi cento giorni vorrei, poi, mettere in campo un metodo di governo che ho usato anche ad Assisi: confrontarmi periodicamente coi territori”.
Cosa significa in concreto?
I sindaci devono riuscire a fare rete. Chiederò loro di collaborare e di mettere insieme esigenze e proposte provenienti anche da amministrazioni di colore politico diverso per fare un vero e proprio progetto della loro zona. Io andrò dappertutto e recepirò le loro indicazioni. Comincerò col comprensorio del Trasimeno, dove questa pratica è già presente e i Comuni, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno imparato a raggiungere un’unità di intenti e, quando necessario, a fare battaglie insieme per il bene dell’intero territorio che rappresentano”.
In Consiglio lei non ha però la maggioranza. Non ha timore di incontrare sul suo percorso molte difficoltà?
“Sinceramente no. Spero e credo che tutti – sia di centrodestra che di centrosinistra – vogliano fare il bene dei loro territori. E, se questa è la disposizione d’animo, un’intesa si riuscirà a raggiungere. Tutti, poi, siamo d’accordo nel voler rilanciare il ruolo di questo ente che finalmente è stato dotato di fondi significativi per intervenire sulla viabilità e sulle scuole, materie di specifica competenza provinciale”.
Negli anni Settanta e Ottanta l’Umbria è stata felicemente definita “cuore verde” e “città regione”. Quale definizione le piace di più?
“Per essere davvero un cuore verde c’è da correggere qualcosa. Penso alla questione rifiuti e alle aziende inquinanti. Come ho detto, l’ambiente è in cima ai miei pensieri da sempre. Mi piace molto anche la definizione di città regione. Mi fa pensare alla qualità della vita”.
Lei è una donna che, prima per ragioni professionali poi per il suo ingresso in politica, ha fatto i conti con ambienti prettamente maschili. Si è scontrata con i pregiudizi maschilisti?
“Come le ho già detto sono un ingegnere meccanico e in questa veste ho lavorato come ricercatore dell’Università e nei cantieri. Sia nell’uno che nell’altro ambiente non ho avvertito un clima di diffidenza contro le donne. Per essere sincera in politica invece qualche volta l’ho percepito. Mi è capitato ogni tanto, ascoltando qualche interlocutore, di pensare: questo signore si comporta così e parla così solo perchè sono una donna. Se fossi un uomo non lo farebbe. E del resto durante la recente campagna elettorale i miei manifesti sono stati sporcati da scritte sessiste. Nell’incontro con le elettrici e gli elettori invece mi sono sempre trovata bene. E le donne votano volentieri per le donne”.