di Gabriella Mecucci
Che cosa è e che cosa diventerà il nuovo Pd? Quali ricadute ci saranno in Umbria dei possibili cambiamenti targato Schlein? Passaggi Magazine è andato a chiedere ad alcuni esponenti storici del partito. La prima intervista è a Mauro Agostini, già parlamentare e tesoriere nazionale dei democratici
Quali sono le ripercussioni del fenomeno Schlein sul Pd?
Intanto è stato uno scossone necessario. Il Pd aveva imboccato una strada preoccupante: un lento scivolamento verso l’irrilevanza politica. Lei è una figura del tutto nuova e spendibile nell’attuale confronto politico. Di fronte alle novità bisogna avere fiducia Adesso, dallo scossone occorre passare all’azione politica in modo che il Pd torni ad essere un partito che parla all’Italia. Per fare questo bisogna tenere insieme i diritti civili e i diritti sociali. E quindi mettere in campo una proposta di politica economica nel senso più ampio: che affronti i temi dell’economia, ma anche quelli del welfare e della qualità della vita. Dobbiamo prendere esempio dal percorso che ha fatto il partito democratico americano dopo la catastrofica sconfitta subita ad opera Trump: ha dato vita cioè ad una ricognizione approfondita che ha coinvolto gli intellettuali, le forme di democrazia diffusa – molto importanti e partecipate in quel paese – il corpo del partito sino a quando si è arrivati ad una proposta politica, risultata poi vincente. Robert Kennedy diceva: noi siamo il partito dei, neri, delle donne, degli omosessuali, ma prima di tutto siamo il partito degli americani. Questo ha fatto Biden: aldilà di tutte le critiche contro di lui, il presidente ha vinto perchè ha costruito il partito degli americani, e noi dovremo dar vita al partito degli italiani.
E come si fa a elaborare una simile piattaforma?
Ci sono due momenti, due facce della stessa medaglia: analizzare approfonditamente che cosa è accaduto, come è cambiato il paese rispetto al passato. E farlo, sviluppando un rapporto stretto con la gente, uscendo dalle chiuse stanze e ascoltando i messaggi che provengono dalle persone e dai diversi ceti sociali. All’inizio sarà difficile. Rischieremo probabilmente di non essere accettati e forse respinti. Bisognerà tener duro perché la strada è questa. Le scorciatoie non esistono.
Costruire un nuovo partito e una piattaforma regionale
In un momento tanto difficile, è stato opportuno scegliere una segretaria priva di esperienza politica? Certe capacità non si inventano?
Mi auguro che la nuova segretaria si circondi di un team in grado di aiutarla. Nelle università, come nel partito, come nelle tante istituzioni culturali, nell’industria, nel mondo delle professioni, nel volontariato ci sono molte energie disponibili a collaborare. Bisogna riaprire un canale di comunicazione fra la politica in senso stretto, la cultura e la società. Credo che una donna giovane, aperta, in rapporto col mondo qual è Schlein abbia le carte in regola per farlo. Altrimenti le idee che gli hanno dato la vittoria congressuale resteranno una petizione di principio. E invece bisogna passare dalla predica all’oratorio. Dalle parole all’azione. Credo che tutto questo lavoro deve essere fatto difendendo l’acquisizione bipolare della nostra democrazia e scartando dunque le sirene proporzionalistiche. Dobbiamo guardare da questo punto di vista anche all’esperienza della destra e alla sua capacità di costruire un polo articolato, popolato da forze persino confliggenti, ma in grado alla fine di presentarsi unito. E penso infine che oggi in Italia c’è uno scenario molto interessante, oserei dire entusiasmante perché tutto è in movimento. Siamo alla ricerca della ricetta per costruire il nuovo partito: ci stanno provando sia Calenda-Renzi sia Conte, oltreché il Pd. Il tema della politica dei giorni nostri è proprio quello della costruzione del nuovo partito e della sua democrazia interna.
Due sono i punti dunque che la Schlein deve affrontare: una piattaforma politica e la democrazia interna. Lo traduca in umbro.
In Umbria bisogna mettere in campo una proposta di politica economica e di welfare (sanità e servizi sociali integrati). Quanto alla politica economica: basta con le fumisterie delle start up che sono importanti, ma che sono state usate per non affrontare il grande tema del manifatturiero – inteso non solo come industria ma anche come servizi e professioni – che in Umbria ha un peso rilevante, percentualmente più alto di quello nazionale. È su questo e sul welfare che occorre convogliare in modo selettivo i fondi del Pnrr così come quelli strutturali, e le risorse più ordinarie. Il terzo asse della nostra piattaforma deve essere quello della cultura, intesa come università e altre istituzioni, come beni culturali, e come turismo. Poi c’è il grande tema della democrazia. E prima di tutto della democrazia interna al partito.
Qual è la situazione della democrazia interna al Pd. Qual è la situazione in Umbria da questo punto di vista? E c’è mai stata la democrazia nel Pd?
Certo che c’è stata. Ci sono stati momenti di divaricazione fra noi molto forte che hanno prodotto una dialettica aperta e anche organizzata. E che abbiamo risolto in modo democratico. Poi c’è stata la rottura del 2019, a cui è seguito il commissariamento del partito e un congresso fatto dentro la pandemia, con forti limiti dovuti alla drammatica contingenza. Per quello che mi riguarda oggi non ho certo un osservatorio privilegiato: da dieci anni non faccio parte di alcun organismo dirigente. Il partito ha bisogno di una fase di grande apertura, di coinvolgimento degli iscritti e di tutte quelle energie che si muovono nella società e che sperano in un cambiamento.
E delle primarie che fare?
Le primarie sono importanti. Devono essere però primarie di coalizione, organizzate, a cui non si arrivi all’ultimo momento con una scomposta girandola di nomi. Oggi la necessità è federare. La Destra è forte e ancora vincente. Occorre riunificare tutti i progressisti – non mi piace l’espressione campo largo. E riunificarli sui contenuti. Ho sentito qualcuno dire: facciano tutti un passo indietro. Non sono d’accordo: facciano tutti al contrario un passo avanti, sia il civismo sia i partiti. E poi, a partire da qui, iniziamo quel lavoro faticoso e oscuro che è il mettere insieme forze fra loro diverse. Un lavoro che transiti attraverso la società e che enuclei i possibili punti d’incontro. Le primarie debbono arrivare alla fine di questa lungo percorso. Mi preoccupa molto quello che sta avvenendo a Terni. A pochi giorni dalla presentazione delle liste, non c’è un programma il più possibile unitario, e men che meno l’accordo sul candidato sindaco. La confusione regna sotto il cielo. Bisogna evitare che l’anno prossimo succeda tutto questo anche a Perugia. Bisogna partire per tempo e fare tutto il lavoro a cui ho accennato, tenendo insieme civismo e forze politiche.
Qual è il giudizio sul governo del centrodestra in Umbria?
Sta dando una prova peggiore delle peggiori aspettative. Basta guardare Terni e per non dire della sanità regionale. Il risultato è che Perugia e l’Umbria sono realtà sospese: insoddisfatte dell’attuale modo di amministrare e alla ricerca di qualcosa di nuovo che ancora non vedono.
Che fare allora?
Dovremo costruirla noi questa novità, dialogando con la città e la regione. Sento qualcuno che parla di riconquistare Perugia. No, non c’è nessuna riconquista da fare. Non c’è un vecchio modello, un vecchio modo di amministrare da riproporre così come era. Niente di tutto questo. Dobbiamo essere in grado di presentare una proposta nuova e che, per così dire, conquisti la città. Occorre progettare una Perugia che diventi un organismo vivo, creativo, di provincia certo ma non provinciale. Ci sono stati dei momenti in cui la comunità perugina ha funzionato così. Poi non è più accaduto. E la rottura era già avvenuta prima del governo della destra. Non possiamo riproporre il passato, ma capire le novità, i cambiamenti intervenuti, per poi progettare il futuro.