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di Walter Patalocco

I candidati? Ci sono, eccome se ci sono! Se ne contano cinque, cui si aggiungono rumors sulla individuazione del candidato sindaco a Terni che dovrebbe unire il centrodestra. Sarebbe, anzi, una candidata: Valeria Alessandrini. E’ in dirittura d’arrivo, ma manca ancora il sì dei meloniani. E col clima che si respira, nulla è certo sino all’ufficialità. E poi ci sono gli equilibri regionali da rispettare. Se – come pare – Terni andasse alla Lega, Tesei, che già al 70-80 per cento appare giubilata, lo sarebbe con certezza. D’altro canto scegliere Alessandrini che cos’è se non l’evidente dichiarazione del fallimento di Latini?
Il fatto è che il Centrodestra subisce il logorio del potere moderno: la sicurezza della vittoria ternana continua a scatenare diversi appetiti.
Fratelli d’Italia, da una parte presenta il conto dei voti ottenuti alle politiche e manda avanti Orlando Masselli; la Lega è ovviamente partita spingendo per la riconferma di Leonardo Latini. Una spinta che diventa ogni giorno più fiacca; magari poco per volta, ma l’andamento è costante al punto che non sono pochi coloro che chiedono la giubilazione del sindaco uscente. Forza Italia – se non altro per ricordare che ci sarebbe anch’essa nel centrodestra – prova a fare mediazione, invita alla calma, al confronto, al dibattito. Ma quando c’è chi ha l’acquolina in bocca è difficile riportare tutti a miti consigli e governare gli accadimenti. Ora poi che il capo dei capi Salvini da Roma ha affermato che il candidato dev’essere, sì, della Lega, ma si potrebbe anche cambiare cavallo, dalle scuderie si levano alti nitriti. Tra questi il nitrito della cavallina, la reginetta dei selfie (se ne sono visti di lei guancia a guancia con Salvini, Centinaio, Giorgetti…), la “donna dei miracoli” Valeria Alessandrini che dopo una carriera fulminante (consigliere comunale, assessore comunale, consigliere regionale, senatrice) deve ora fregiarsi solo del titolo di consulente del ministro della Pubblica Istruzione. Come a dire: un biglietto da visita poverello. A pensarci bene, non si è mai visto un suo selfie con Melasecche…. E nella Lega c’è chi non dimentica che, comunque, lei su Terni non hai mai davvero sfondato completamente. La memoria va alle suppletive quando fu eletta al posto di Donatella Tesei ma trovò difficoltà a Terni città. Difficoltà ha poi palesato alle politiche di settembre, quando non è stato confermato per lei il seggio senatoriale.
Però c’e un altro nitrito ad alzarsi, di un cavallo che, nonostante i rumors ha le palpitazioni perché si adombra la possibilità per lui di coronare il sogno dei sogni, di diventare i primo sindaco di Terni a parlare col “dindolo” perugino. E’ il “rieccolo” per antonomasia, al secolo Sacciofa’ Melaseche, che fu vicesindaco di Ciaurro, candidato sindaco di Forza Italia con lo slogan “Solo cento giorni e Terni rinasce con Melasecche sindaco” (ed infatti gli andò similmente a Napoleone). C’è comunque da dire che, tra tanti papabili, non sono pochi i leghisti ternani che sarebbero anche disposti a mandar giù il suo nome. Se non altro per evitare guai maggiori.
E Latini? Arroccato nell’ufficio del primo piano di Palazzo Spada insieme ad alcuni fedelissimi, sembra sia stato consigliato di dar vita ad una klista civica di destra che lo ricandiderebbe. I fedelissimi con l’elemtto e la baionetta tra i denti sarebbero pronti. Loro leghisti per la maggior parte in giunta insieme a lui. Ma poi… A li cunti facemo li pianti, recita una commedia dialettale ternana….
Intanto lo schieramento degli attuali oppositori, lungi dal sacrificare un po’ di aspirazioni di parte, continuano a non trovare la quadra di un’unitarietà – almeno di facciata – che potrebbe seriamente consentire il “ribaltone”, I candidati sindaco delle forze di centrosinistra aumentano. Due conti: Claudio Fiorelli, Movimento Cinque Stelle ma sostenuto come futuro sindaco di Terni dal cosiddetto Polo Alternativo (M5S, Rifondazione, Comunisti Italiani, e “chi vuole venga”); José Maria Kenny, candidato ufficialmente da nessun partito ma appoggiato, dopo un voto praticamente unanime in assemblea comunale, dal Pd, da Sinistra Italiana –Verdi, Articolo Uno. Ed ancora: Silvia Tobia, per Potere al Popolo, formazione che col centrosinistra non lega e va da sola; Però nel centro sinistra c’è, fresco fresco di nomina, anche un altro candidato: Paolo Cianfoni che è l’uomo di punta degli “Innovatori”, una lista civica di – diciamo così – “laici”. Recentissimo, perché candidato venerdì 17 marzo e perciò sicuramente non scaramantico, ma non nuovissimo visto che già nel 1993 fu consigliere comunale eletto in Alleanza per Terni, la lista di Gian Franco Ciaurro. In prima istanza gli “Innovatori” avevano come candidato in pectore Luca Diotallevi, presidente dell’Azione Cattolica di Terni, il quale pure stavolta si è affacciato alla finestra, ha dato un’occhiata, si è ritirato, ed ha serrato le persiane.
Tanto basta per rendere subito evidente lo stato di confusione che regna nello schieramento di centrosinistra. Tutti fanno appello all’unità, si riuniscono intorno ad un tavolo, discutono e si confrontano per ore, poi escono così come sono entrati: ognuno fermo sulle sue posizioni, o – se si vuole – ognuno sulla stessa posizione: “Andiamo uniti, venite tutti con noi”.
La candidatura di Cianfoni suggerisce però anche un’altra ipotesi: che alle primarie per “incoronare” il candidato il centrosinistra potrebbe andarci davvero. Sinistra Italiana e Verdi lo hanno chiesto ufficialmente, il segretario regionale del Pd, Tommaso Bori, sarebbe più che favorevole perché lui continua a perseguire il “campo largo”, quello del Pd comunale, Pierluigi Spinelli, non sembra contrario. I seguaci di Calenda-Renzi, potrebbero, per l’occasione, rispolverare il nome di Santino Rizzo, primario all’ospedale di Terni, a meno che lo stesso Rizzo non si sia stancato della tiritera, opzione – quest’ultima – da non escludere in partenza. Altri nomi, per il momento i “calendiani” sembra non ce l’abbiano. Si aspetta – allora – la decisone del “Movimento” che ad ironia del nome ormai sembra fermo, inchiodato sulle sue posizioni: Fiorelli sindaco e il programma già illustrato alla cittadinanza.
Poi c’è Finesse Bandecchi che ha già messo in giro i manifesti: “Bandecchi sindaco per non essere più schiavi di Perugia”. Ed ha organizzato Alleanza Popolare, di cui è segretario nazionale, “visto il rilevante incremento delle adesioni al partito”. E così ha individuato una serie di figure “organizzative”, gente che metta ordine in sostanza. Lui, Bandecchi, non è candidato nell’area di centro sinistra né in quella di centrodestra – intesa come coalizione – ma tutto questo lavorio qualche voto glielo porterà.