di Sud
Nel 2020, a trent’anni dalla morte, un bravo scrittore ha ricordato Alberto Moravia come un autore troppo famoso per essere ancora letto. Gli indifferenti, La ciociara di De Sica e Il conformista di Bertolucci, Dacia Maraini e Carmen Llera, un po’ di sesso e un po’ di politica, ed ecco pronto il ritratto di Moravia. Peccato che parliamo di un autore la cui opera completa dovrà essere raccolta in 19 volumi, e i 4 già pubblicati cumulano quasi 8.000 pagine.
Dal 1929, quando a ventidue anni pubblicò Gli indifferenti a sue spese, fino al 1990, anno della sua scomparsa, Moravia ha scritto tantissimo: drammi, poesie, reportage di viaggio, recensioni, saggi di letteratura e di teatro, di arte e di cinema, di politica e di attualità, scritti autobiografici e interviste, migliaia di lettere, e, ovviamente, centinaia di racconti e romanzi. Quelli usciti negli ultimi anni di vita ebbero per lo più una cattiva accoglienza.
Uno in particolare, La vita interiore, fu maltrattato più degli altri. I critici aspettavano da sette anni il romanzo di Moravia sugli anni ’70 e lui pubblica nel giugno del 1978, un mese dopo l’omicidio di Moro, un libro che parla di sesso e terrorismo. Un libro giudicato violento e grottesco, crudo ed eccessivo, freddo e meccanico, irrisolto e commerciale, sequestrato due volte dal procuratore dell’Aquila, ridotto con superficialità per il cinema.
Nella scena chiave all’inizio del romanzo, la protagonista, adolescente bulimica, turbata per aver assistito alla sodomizzazione della madre adottiva (nel film una conturbante Stefania Sandrelli), si divora una torta di ricotta. Nel 1775 papa Pio VI emanò un editto che impediva agli ebrei di vendere prodotti caseari. Nacque così uno dei dolci tipici della cucina ebraica romana, con la ricotta “nascosta” (insieme alle visciole) in un involucro di pasta frolla.