di Walter Patalocco
Stefano Bandecchi? Una specie di Marchese del Grillo “de noandri”: “Io so’ io e voi…”.Un proclama dietro l’altro, un’invettiva di seguito all’altra con bersagli variegati. Dal 2019 presidente della squadra di calcio della Ternana cui affianca iniziative parallele, lodevoli, di solidarietà, di valorizzazione del passato sportivo ternano. Intessendo rapporti ottimi con la politica. Al punto che viene insignito della cittadinanza onoraria che gli viene assegnata solennemente lo stesso giorno in cui Perugia la dà al cardinale Gualtiero Bassetti. E ora è l’uomo all’ordine del giorno nel bene e nel male.
La Ternana è nella sua “sfera d’influenza” dal 2017. Arrivò da Fondi, provincia di Latina, vicino al confine tra Lazio e Campania, sede di uno dei più importanti mercati ortofrutticoli d’Europa. E in qualche occasione Comune posto sotto osservazione per il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata. Fece il suo ingresso nel calcio come proprietario del Fondi, attraverso l’Unicusano, (presidente era Stefano Ranucci), e ottenne subito un successo: l’ iscrizione della società nella Lega Pro. Era il 2016, poi si presentò l’occasione di entrare nella Ternana: Unicusano proprietaria (all’inizio solo di un 43%) con Ranucci presidente, Bandecchi “patron”. Ranucci, però, nel 2019 diventa il numero uno del consiglio di amministrazione di Unicusano e lascia il calcio; Bandecchi assume su di sé l’onere di guidare la società sportiva, affiancandosi Paolo Tagliavento , ternano, ex arbitro internazionale.
La Ternana gioca in serie B, grande popolarità per Bandecchi. Che è soddisfatto: è finalmente patron di una società che partecipa ai campionati maggiori. Aveva tentato invano, prima di ripiegare su Fondi, di acquisire il pacchetto azionario del Livorno, la sua città di origine. Lì lo conoscono bene. Così lo raccontava, all’epoca, il Corriere della Sera in una corrispondenza dal capoluogo toscano: “Self made-man, 53 anni, manovale, ex pescatore (e poi parà, missino e berlusconiano) che partito da Livorno, dove è nato nel rione Shanghai… è andato a Roma a fondare radio e giornali on line. E poi, da vecchio maestro elementare, ha capito che il suo core business era l’educazione e ha investito decine di milioni di euro per creare un’università privata di Roma: la Niccolò Cusano, riconosciuta dal Miur, con un campus all’americana di 16 mila metri quadrato e 12 mila studenti. E gli affari che -pare – vadano a gonfie vele”.
Sembrerà strano, ma è proprio nel momento in cui diventa ternano che Stefano Bandecchi comincia ad indurire i suoi proclami diffusi via Instragram. Va in cerca di popolarità, ma non solo. Si presenta come l’imprenditore deciso e concreto che vuol far qualcosa per Terni: vuol regalare ai ternani una città rinnovata, più ricca, più dinamica- dice – e frattanto cavalca l’atavico complesso della Perugia “matrigna”. I messaggi di affetto, di lode sperticata, di fanatica ammirazione, di strisciante gratitudine, si moltiplicano. Nascono persino comitati che lo sostengono in questo suo atteggiamento, mentre vanno di pari passo le accuse rivolte a quanti “appena arriva uno che vuol fare qualcosa per Terni gli mettono i bastoni tra le ruote”. E lui snocciola i “miracoli” che farà giocando sul facile populismo: addita al suo popolo la Regione che non gli concede la costruzione di una clinica privata (convenzionata), mentre a Perugia “ce ne sono cinque”. Parla, di società sportiva all’avanguardia (la stessa proposta vent’anni prima da Luigi Agarini), di stadio nuovo (in verità ristrutturato) con centri commerciali, ristoranti ecc. ecc. – in questo appoggiato dall’amministrazione comunale -. Evoca la possibilità di seicento posti di lavoro, compresi i baristi che sarebbero aumentati per l’afflusso di gente attirata anche dal Palazzo dello Sport di cui chiede la gestione. Propone piani di ristrutturazione persino del secolare parco cittadino della “Passeggiata” che vuol chiamare “Parco Ternana”. Si fa avanti per rilevare piccole aziende in crisi. Il tutto in omaggio alla città, in “regalo”. E come dimostrazione che sono i politici ternani quelli che svendono la città ai perugini.
Guai a chi lo contraddice: sono proclami di fuoco, infarciti di insulti e parolacce, di esibizione di ricchezze che lui sbatte in faccia ai “morti di fame” dei ternani: “Vengo lì, faccio un giro con la Rolls Royce o la Ferrari…”. Per un periodo, però, dovrà soprassedere a questo proposito: l’una e l’altra sono al momento sotto sequestro a causa dell’indagine fiscale della Guardia di Finanza sull’Unicusano. Indagine cui Bandecchi reagisce da par suo: ricorda finanziamenti – alla luce del sole e secondo legge, intendiamoci – ai politici vari. Politici che sono d’altra parte suoi colleghi, essendo egli coordinatore nazionale di Allenza Popolare, una vecchia sigla di partito che risale ad Angelino Alfano, a nome della quale avanza –ormai è senza freni – la candidatura a sindaco di Terni. Come altri suoi colleghi – ci tiene a dirlo – se la prende coi giornalisti incapaci che lo criticano. A loro rivolge accuse infamanti.
Recentissima la doccia gelata per gli irriducibili pronti ad immolarsi per lui sull’altare del tifo calcistico misto ad un piatto populismo, al revanchismo nei confronti di Perugia, e del “concretismo” sbandierato ai quattro venti: “Unicusano vende la Ternana”, ha annunciato. Il motivo? Non rende. Ma come, non era a Terni per fare regali alla città?
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