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di Gabriella Mecucci

A ridosso delle elezioni amministrative c’è una politica fatta sotto i riflettori e una più nascosta, semisegreta: incontri fra pochi, conciliaboli, lunghe telefonate. La seconda è giocoforza più interessante della prima. Certi fatti hanno come minimo due letture o anche tre o quattro.
Dopo rumors e indiscrezioni, è arrivata l’ufficialità: Paola Agabiti è passata a Fratelli d’Italia lasciando la lista civica di centrodestra “Civitas”, da lei medesima fondata. Se ne parlava da tempo, dicono quelli che sanno tutto prima. È vero, ma le conseguenze di questa scelta potrebbero essere parecchie e non tutte indagate. I giornali nazionali scrivono che la ricandidatura di Tesei non è per nulla scontata: lo hanno sostenuto sia “Il Foglio” che “Repubblica”. La scelta verrà fatta a livello nazionale e dipenderà dagli accordi fra Salvini e Meloni. Quest’ultima però – secondo Dagospia – non vorrebbe lasciare l’Umbria alla Lega senza combattere. L’ha spuntata in Sardegna con l’aiuto della Magistratura. Quell’esito dovrebbe favorire Tesei, ma il passaggio di Agabiti a Fratelli d’Italia la potrebbe ingolosire e spingerla a battersi visto che ora dispone di un buon nome su cui puntare. L’assessore regionale alla Cultura però sembrerebbe interessata a un seggio parlamentare. E poi c’è Andrea Romizi, candidato a quasi tutto, ma un po’ in difficoltà. Che farà?
Paola Agabiti ha lasciato libero il posto di leader di Civitas che sarebbe stato promesso ad Andrea Fora. E propria questa prospettiva lo avrebbe convinto alla capriola politica che lo ha portato dal centrosinistra al centrodestra. La coalizione ne sarebbe risultata rafforzata, se non ci fosse stata la rottura di “Progetto Perugia”. Sarà un esponente di questa lista, che prese nel 2019 a Perugia i 15 per cento, il candidato del centrosinistra a Palazzo dei Priori? È evidente che solo così l’opposizione avrebbe una possibilità di vittoria. Diversamente sarebbe come per le Olimpiadi: l’importante è partecipare. L’argomento è inoppugnabile, ma si scontra con la propensione di una parte della sinistra alla sconfitta. Oggi questa propensione viene chiamata difesa dell’identità. I suoi pugnaci gladiatori – e questo è veramente da non crederci – si proclamano spesso orfani di Berlinguer che propose però il compromesso storico e sostenne un governo presieduto da Giulio Andreotti. L’esatto contrario di quello che vogliono fare loro. E comunque gli “identitari” hanno lanciato una loro candidatura. Si tratta di Vittoria Ferdinandi che gestisce il ristorante Numero Zero, animato da un gruppo di ragazze e ragazzi affetti da disturbi mentali. Un’esperienza molto interessante che è stata premiata dal Presidente Mattarella con Cavalierato della Repubblica. Naturalmente restano in campo altri candidati come i professor Paolo Belardi e Luca Ferrucci.
Massimo Monni ha deciso di candidarsi e ha ufficializzato la sua scelta in quello che fu l’ingresso del Cinema Lilli. C’era parecchia gente, pezzi significativi di Perugia: rappresentanti di associazioni, politici, oltreché giornalisti. C’era quello che fu il più importante esponente della Forza Italia berlusconiana, il senatore Asciutti. Monni è stato un consigliere regionale azzurro molto votato e potrebbe dunque strappare non pochi consensi al suo ex partito. Ha detto che sta preparando un programma con 5-7 punti, e i tre che ha citato – sanità, sicurezza, trasporti ( bus gratis) – rappresentano temi sui quali la giunta Romizi ha dato risposte molto insufficienti.
C’erano al lancio della candidatura anche diversi esponenti di centrosinistra – Donatella Porzi, Carla Casciari , Antonio Bartolini ed altri. Anche questa coalizione potrebbe “regalare” non pochi voti a Monni. Soprattutto se – come sostiene qualcuno al suo interno – venisse scelto per la corsa allo scranno di sindaco una grillina o un rappresentante della gauche-gauche. L’ex consigliere azzurro conta su questo, oltreché sulla fama di disponibilità e efficienza di cui gode per raggiungere il ballottaggio, suo “primo obiettivo”.