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di Gabriella Mecucci

Tenace, provocatoria, ribelle: Chiara, insieme a Francesco, diede vita ad Assisi ad una “rivoluzione spirituale” profonda e anticonformista: è questo il messaggio del film della regista Susanna Nicchiarelli, già presentato a Venezia, e proiettato in prima assoluta nella città serafica davanti ad un pubblico folto, attento, in certi fasi commosso, nel duecentesco palazzo del Monte Frumentario.
Chiara si scontrò coi poteri famigliari e papali di stampo medioevale. E, pur accettando qualche compromesso, come del resto fece anche Francesco, realizzò una sorta di “riforma” ante litteram del cattolicesimo, restando però saldamente all’interno della Chiesa. I due vissero un Cristianesimo radicale e, se è vero che le loro scelte non sarebbero nemmeno pensabile fuori da una dimensione religiosa, incisero profondamente anche nella vita civile della loro epoca. Chiara non voleva accettare la clausura, voleva vivere in mezzo alla gente, nei pressi della città, curare i malati, dar da mangiare ai poveri. Voleva andare in Marocco: viaggio che gli fu impedito provocando la sua ribellione con lacrime e grida rabbiose. Giova ricordare che nel Medioevo alle religiose non era consentita nessuna predicazione attiva e che potevano vivere solo chiuse dietro le mura di un convento,
Chiara aveva diciotto anni quando prese in mano la sua vita e, con una forza e un carattere straordinari, iniziò il suo cammino di libertà. Radunò intorno a sé un folto gruppo di ragazze che abbandonarono le loro famiglie per andare verso quello che ritenevano essere il cuore del messaggio cristiano, caratterizzato dall’amore per gli ultimi – nel volto dei quali scorgevano il volto di Dio – e dall’amore per il creato. E dalla scelta di povertà in epoca medioevale interdetta alle donne.
Il film di Susanna Nicchiarelli riscopre immagini e volti di questo percorso. E nella scelta di Chiara ritrova anche le ragioni della libertà al femminile. C’è una scena in cui lei e le sue sorelle si tolgono il velo cantando: evocazione – né astrusa né troppo lontana – di un gesto che in questi giorni abbiamo visto fare a tante coraggiose ragazze iraniane. Nicchiarelli, commentandolo, ha fatto giustamente riferimento ad un celebre libro di Virginia Woolf: “Una stanza tutta per sè”, un cult del femminismo.
“Chiara” racconta con immagini talora struggenti la storia di una donna che vuol stare fra le donne e fra gli ultimi, che non vuole che i suoi miracoli vengano propagandati, che sfida la Chiesa, ma che alla fine è anche capace di arrivare ad un compromesso con Gregorio IX (rappresentato come un Papa davvero poco spirituale), accettando la clausura, ma nessuno sconto sul voto di povertà.
Il film – che si è giovato della importante collaborazione della grande medievista Chiara Frugoni – è un prodotto quasi integralmente umbro. Lo è soprattutto perchè la sua protagonista è nata e ha vissuto la propria profonda vocazione in questa regione, che il suo potente messaggio, insieme a quello di Francesco, ha portato sulla scena del mondo: Assisi è infatti conosciuta ovunque grazie alla fama dei suoi due santi. L’opera di Nicchiarelli è in gran parte girata in Umbria: soprattutto a Bevagna, piuttosto che nella città serafica. La stessa regista ha radici locali: la sua famiglia è infatti di Tavernelle. La colonna sonora, realizzata con musiche medievali, è il frutto della ricerca di un gruppo di musicisti di Assisi: una scelta coraggiosa e di qualità. E, infine, la lingua del film è il dialetto.
Insomma, questo prodotto culturale made in Umbria, farà bene alla nostra terra. Nel corso della presentazione a palazzo del Monte Frumentario, questa caratteristica è stata sottolineata più volte da tutti: dal sindaco di Assisi Stefania Proietti così come dal frate francescano Marco Guida che ha conversato a lungo con Susanna Nicchiarelli. La pellicola sarà proiettata a partire dal 7 dicembre a Bastia e allo Zenith di Perugia dove – il giorno 19 – si svolgerà anche un incontro con la regista.
La storia di Chiara attraversa molti confini e non solo quelli geografici: affascinerà i credenti ma anche il mondo laico. Sarà in grado di dialogare con tutti e di veicolare le radici culturali di una regione tanto piccola per quanto ricca di spiritualità.