di Sud
C’è ancora qualcuno che si ostina a voler formulare giudizi sommari (positivi o negativi poco importa) su Benedetto Croce. Su un filosofo che costruisce un sistema a quarant’anni, lo rifinisce nei secondi quaranta, e prova a stravolgerlo negli ultimi cinque. Su uno storico e un critico letterario capace di passare dall’Europa nel secolo decimonono alle leggende napoletane, da Dante e Shakespeare, ai più sconosciuti poeti del tardo Rinascimento.
Come se non bastasse, Croce è stato anche l’artefice di una rivista durata mezzo secolo, della più importante casa editrice italiana di saggistica, della più ricca biblioteca privata dei suoi tempi; un ottimo ministro dell’istruzione e della cultura, un raffinato prosatore entrato stabilmente nel salotto adelphiano, l’ultimo grande erudito del Novecento. Ed è forse la straordinaria erudizione a colpire di più colui che si addentri nella sua opera.
Si prendano ad esempio gli Aneddoti di varia letteratura, pubblicati da Laterza un anno dopo la morte di Croce, in un’ultima edizione «interamente riveduta dall’autore». Una miniera di notizie e curiosità, centinaia di piccole storie tutte da leggere, che abbracciano la cultura europea dal Trecento all’Ottocento, spesso partendo da Napoli. A una strada della città è dedicata una delle più gustose (in tutti i sensi). Un nostalgico ultimo sguardo a un mondo che il “Risanamento” stava cancellando con tutta la sua plebea vitalità.
«Balconi tutti adorni di poponi, di sorbe a grappoli, di peperoni rossi, di pomidoro…una sequela fitta di botteghe…macellai, salumai, fruttivendoli, tavernari, maccheronari, castagnari, cantinieri, pizzaiuoli…tegami col soffritto untuoso e rilucente, col baccalà nuotante in una salsa che punge le nari, padelle di fritture…Tanto è l’agitarsi e il conclamare di venditori e compratori e consumatori, che potrebbe dirsi quasi che la vecchia strada di Porto se ne muoia celebrando un’ultima sua orgia».