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La Camera ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il governo a finanziare lo Sperimentale di Spoleto. Il documento, presentato da Giorgio Mulè (Forza Italia) ha incontrato il favore di tutti i partiti. Per il momento si tratta solo di una promessa e ancora, non si conosce ancora infatti l’entità dei fondi che potrebbero essere stanziati. Qualcosa comunque si è mosso. Di seguito il racconto di cosa è e come funziona questa storica istituzione musicale che ha sempre sfornato grandi cantanti lirici, oltre a produrre spettacoli

di Stefano Ragni

Si scrive Spoleto ma per molti si pronuncia Festival dei Due Mondi o, anche, Don Matteo. La città medievale che dal ponte romano sale verso la rocca Albornoziana con un gioioso brulichio di case e palazzi non ha mai dimenticato di essere stata in passato anche la capitale del regno dei Longobardi, fiera sempre di aver resistito all’assedio cruento di Annibale e di aver ospitato tra le sua mura Lucrezia Borgia.
Negli anni Settanta la città si ubriacò di evidente bellezza: quelle delle tante sculture collocate da Giovanni Carandente in ogni sua piazza, mentre i magnati dalla Mobil Oil festeggiavano in sontuosi ricevimenti a Palazzo Campello e nelle ville immerse sotto i lecci di Monteluco i fasti di una superstite dolce vita di provincia rievocata all’insegna dell’euforia delle stagioni del festival di Menotti. Erano gli anni di Thomas Schippers, di Luchino Visconti, di Edoardo de Filippo, di Ken Russel, Ezra Pound, Romolo Valli. I manifesti li firmavano Giacomo Manzù, Afro, Balthus, Emilio Vedova. Tuttavia bisogna ricordare che quello che dal 1958 diventava il palcoscenico della mondanità italoamericana, già dieci anni prima aveva avuto il suo ingresso ai piani alti della cultura grazie alla intuizione di un avvocato romano, Adriano Belli, nato dal 1877 da una spoletina, Elisa Benedetti. Nelle frequentazioni estive della famiglia materna, Belli si appassionò allo studio del pianoforte e della musica, senza trascurare gli studi giuridici alla Sapienza di Roma. Divenuto avvocato si distinse subito per il patrocinio di un musicista famoso, don Lorenzo Perosi. Dal 1906 cominciò parallelamente all’attività forense la pratica della critica musicale esercitata sul Corriere d’Italia di don Sturzo. In breve il giovane divenne avvocato dei musicisti più celebri, da Puccini e Mascagni, Giordano, Toscanini, Franco Capuana, Vittorio Gui, Gavazzeni e Tullio Serafin. Avvolto da un unanime consenso dal 1913 cominciò a portare nella città materna spettacoli di lirica con la voci di Beniamino Gigli, Maria Caniglia e Tito Gobbi. Fino a che, nel 1947, prese il via il progetto di un concorso lirico per voci nuove che ricevette il consenso dell’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giulio Andreotti. Il concorso, che ebbe come presidente onorario lo stesso Gigli, era pensato per selezionare nuovi talenti della lirica, per accompagnarli, passo dopo passo, al debutto sul palcoscenico. Era una autentica innovazione, perché consentiva ai ragazzi selezionati di apprendere nozioni di arte scenica, di dizione, di lettura dello spartito, e soprattutto, di essere destinati a interpretare ruoli di opere ritenute opportune alla loro capacità. Sulla base di questi criteri nel 1947 prese il via la prima stagione dei Teatro Lirico Sperimentale, e mai dizione fu più consona allo spirito di una iniziativa che metteva l’accento sulla formazione umana e civile del nuovo interprete, al fine di destarne le qualità migliori.
Il debutto dell’attività avvenne con opere tradizionali come Don Pasquale e Bohème e una produzione della “contemporaneità” quale la Arlesiana di Cilea cantata alla presenza dell’autore. Diventato una costola culturale non solo della cittadina umbra, ma dell’intero palcoscenico lirico nazionale, lo Sperimentale crebbe come il centro di riferimento di quanti giovani volessero intraprendere una carriere difficile con la solidità di una preparazione che avveniva a Spoleto e nei teatri romani durante il periodo estivo, in attesa del debutto settembrino. Nel 1953 si affacciò nella città del Ponte Giancarlo Menotti, alla ricerca di una cittadina che avesse le caratteristiche della quiete della provincia rinascimentale centroitaliana, godendo della presenza di almeno un teatro agibile. Belli, che nel frattempo aveva fatti dotare il Teatro Nuovo della fossa dell’orchestra, fece presente al maestro italo-americano che Spoleto aveva anche il gioiello del Caio Melisso, oltre un Teatro Romano all’aperto una sorta di piccola terme di Caracalla. In un evidente lancio di generosità e di lungimiranza Belli fece di tutto per convincere concittadini e finanziatori della validità delle visioni di Menotti e il tempo non lo ha smentito. Dopo la scomparsa del fondatore, il Lirico Sperimentale ha accolto la sua immensa eredità nel centro studi Belli-Argiris, una sorta di enorme deposito di partiture, documenti, epistolari che, opportunamente ordinati dagli archivisti del Lirico Sperimentale, Alessandra Mita, Annunziata de Lorenzo, Stefania Perugini e Raffaella Clerici, con il coordinamento e la consulenza informatico-archivistica di Pierluigi della Porta, già Direttore dell’Archivio di Stato di Perugia, è tuttora uno dei più importanti contenitori di cultura musicale italiana. Tutto il prezioso Archivio Storico, al quale si è di recente aggiunto l’intero Fondo Archivistico di Giorgio Pressburger, è catalogato, inventariato e consultabile on line al link https:// www.tls-belli/centro-studi-archivio-storico/. Si fregia inoltre della “dichiarazione di notevole interesse storico”, rilasciata nel 2000 dall’allora Soprintendente Archivistico Mario Squadroni. Insieme all’Archivio e al suo variegato patrimonio documentale e musicale, è stata inaugurata nel settembre del 2021 la Biblioteca del Teatro Lirico Sperimentale che accorpa le donazioni di Michelangelo Zurletti, di Giorgio-Pressburger-De Grisogono, della famiglia Stanisci di Trieste, nonché la biblioteca preesistente dell’Istituzione. Conserva oltre 14000 titoli riversati sia sul Catalogo Opac regionale, sia su quello nazionale (https://www.tls-belli.it/operabiblio-biblioteca-del- teatro-lirico-sperimentale/).
In un colloquio con lo storico direttore generale del Lirico Sperimentale, Claudio Lepore abbiamo voluto fare il punto sull’attuale stato di salute del Lirico Sperimentale, anche alla luce dei successi dell’ultima edizione che ha visto ancora una volta accendersi l’attenzione del pubblico su un Don Giovanni mozartiano magistralmente allestito da Henning Brockhaus nella regia e nell’allestimento scenico, con i costumi di Giancarlo Colis, le coreografie di Valentina Escobar e la direzione di Salvatore Percacciolo. Ecco le risposte di Claudio Lepore. L’organismo del Lirico Sperimentale e quindi il suo stato di salute psicofisica sono mediamente buoni. Indubbiamente ottimo è lo stato“psicologico” dello Sperimentale, perché le idee e le guide non mancano. Artisticamente siamo ben strutturati grazie a personalità quali Michelangelo Zurletti ed Enrico Girardi (la direzione didattico-artistica) Renato Bruson, Edda Moser, Carmela Remigio, Roberto de Candia, Marina Comparato (docenti per l’interpretazione vocale), Marco Boemi e Carlo Palleschi per lo studio del repertorio, Marco Angius per quello moderno e contemporaneo, Giorgio Bongiovanni, Alessio Pizzech (per l’interpretazione scenica). Per completare la formazione avanzata del cantante non mancano il supporto del foniatra di lunga esperienza, il dottor Graziano Brozzi, approfondimenti su elementi fiscali legati alla professione del cantante lirico, curati dall’ esperto Enzo Rossi e la presenza e il sostegno di un medico del lavoro, la dottoressa Gigliola Casciola e di una psicologa, la dottoressa Barbara Paglialunga, per la gestione dello stress e dello psicobenessere della voce. La salute psichica dell’organismo del Lirico Sperimentale si esalta con la qualità dei suoi vincitori, ma lo stato fisico di un ente che ha pure i suoi 77 anni ha bisogno dei necessari “integratori”. Lo Stato Italiano nel biennio 2021-22 ha elargito importanti “integratori” straordinari, oltre a quelli previsti dalla terapia del Fondo Unico dello Spettacolo. Sorprendentemente ne hanno beneficiato organismi anche giovani come l’Accademia Pianistica di Imola e persino enti antichissimi e già ipernutriti come l’Accademia Chigiana di Siena e la sempre lodevole Scuola di Musica di Fiesole. I “medici” umbri che operavano nel reparto del Policlinico parlamentare romano nella precedente legislatura si sono abbondantemente distratti e per nulla interessati al Lirico Sperimentale riconosciuto, come si sa, “Scuola di eccellenza nazionale nell’ambito dell’altissima formazione musicale (D.M. n. 433 del 15.10.2018, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e succ.). Anzi, non si sono neanche accorti che quatto-quatto, un drappello giallorosso di “medici” tosco emiliani ha raggiunto l’obiettivo. Un milione di Euro annuo in più, oltre al sostegno del FUS, sono stati elargiti ai tre soggetti che proprio collassati non sono. Onore al merito all’Onorevole Cenni e al drappello di parlamentari che la sta seguendo. Si accodino anche gli altri. Occorre una terapia e la somministrazione immediata del farmaco. L’Umbria non era evidentemente in linea col primario Ministro. Ora siamo fiduciosi nei nuovi “medici”. Se è vero che l’opera lirica è ancora un segno distintivo dell’Identità Nazionale, lo Sperimentale, come si è detto, ne è scuola di altissima formazione. Basti pensare al caso di Chiara Isotton, una nostra vincitrice nel 2013, che dieci giorni fa ha debuttato al Metropolitan di New York. Mi appello dunque alla Presidente Meloni, al Ministro Sangiuliano e a tutti i parlamentari eletti in Umbria a cui abbiamo scritto: sanate questa mancanza! Il VicePresidente del Parlamento Mulè ha sposato la nostra richiesta e ci auguriamo che anche la Presidente Donatella Tesei voglia scendere in campo. Occorre anche per noi un milione di Euro annuo attraverso una legge nazionale che ci amalgami alle citate istituzioni in modo ricorrente, senza per questo intaccare il sostegno economico del FUS. Ci pare solo un atto di opportuna giustizia.

Come è stato possibile per lo Sperimentale superare così adeguatamente la crisi della pandemia, considerando che una delle caratteristiche della sua essenza è la mobilità degli studenti e del corpo docente che esercita tuttora a Villa Redenta la più parte della sua attività?
Nel 2020 abbiamo superato bene il Concorso. Nella prima parte della didattica abbiamo sperimentati con successo la didattica a distanza, per poi, a fine maggio, riprendere i corsi in presenza. Importante è stato il lavoro di prevenzione giornaliera di docenti e discenti realizzato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Polizia di Stato e con la Croce Rossa di Spoleto. Regole di distanziamento, posture degli artisti sono state applicate in maniera quasi ossessiva. Il risultato è stato nessun contagio e nessuna recita annullata. Flessione del pubblico, ma continuità negli spettacoli.

Lo Sperimentale per la sua collocazione stagionale non è mai entrato in rotta di collisione coi Due Mondi. Ci sono attualmente in progetto piani di collaborazione per far fronte alle prevedibili restrizioni economiche che, alla luce della situazione internazionale, subirà il mondo della cultura musicale?
Allo stato attuale ci sono stati ottimi colloqui, ma ancora nessuna collaborazione operativa, anche se i rapporti sono buonissimi. Il Lirico Sperimentale per la sua collocazione sullo spartiacque nursino ha certamente attinto ai fondi regionali del Cratere con una serie di iniziative rivolta al mondo giovanile, in particolare alla formazioni corali dei ragazzi, coinvolgendoli in progetti opportunamente mirati. Molto efficace è statala creazione di un coro di bambini della Valnerina con base a Cascia, presso il complesso de L’Alveare.
Ma avete anche realizzato spettacoli con due opere, La Cenerentola di Rossini e L’elisir d’amore di Donizetti in una versione che ha coinvolto i vostri complessi e le bande musicali locali.
Abbiamo speso le ricorse economiche e umane in un modo che ritengo efficace. È stata realizzata l’opera nuova di Filippo Perrocco “Lontano da qui” con la regia di Muta Imagoe la direzione professionalissima di Marco Angius. L’opera si è ispirata ai momenti del sisma, anche con la campionatura e la messa in partitura delle campane salvate dalle chiese valnerine e ricoverate presso il Centro del Restauro dei Beni Culturali di santo Chiodo in Spoleto. Sono stati realizzati inoltre interventi dei cori di Cascia e Norcia, nonché del Piccolo Coro dei Bambini della Valnerina con recite nei rispettivi comuni e un intervento al teatro Romano di Spoleto, durante il festival dei Due Mondi.

La sua prolungata esperienza come vertice della organizzazione della vita del Lirico Sperimentale Le consente di fare da raccordo tra il passato e il presente. Cosa rimane del mandato espresso dall’avvocato Belli nel suo testamento e cosa di può esprimere di innovativo in un futuro che vedrà emergere molte criticità legate all’esercizio della musica d’arte?
Le finalità per cui è nato lo Sperimentale sono rimaste inalterate. Con l’avvento di Zurletti ci si è occupati molto della parte visiva degli allestimenti, e della regia, aprendo anche alla musica del nostro tempo. Ciò grazie al grande Luciano Berio che ha collaborato con noi per dieci anni al Concorso Orpheus. Abbiamo preso per questo anche il Premio Abbiati della critica musicale nel 1994. Poi il concorso è stato sospeso per mancanza di risorse economiche. Ciò che non esiste più, ed era stato auspicato dal fondatore Belli, è il rapporto con il Teatro dell’Opera di Roma. Fino al 1984, dopo la stagione di Caracalla, i complessi dell’Opera si trasferivano a Spoleto. L’ultima collaborazione interessante è stata la coproduzione di “Midea” di Oscar Strasnoy rappresentata sia qui da noi che a Roma nel 2000. Conto di riprendere questi positivi rapporti col nuovo sovrintendente dell’Opera, Giambrone. L’ultimo bando di concorso che vede oltre alla presenza dei cantanti della Comunità Europea, la estensione ai candidati dei Paesi potenzialmente candidati a entrarvi, oltre, in base alla Risoluzione n 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, a cantanti di Ucraina, Georgia, Turchia, Israele e Palestina ci porta a considerare lo Sperimentale una ulteriore finestra che l’Umbria apre sul mondo.

Quali altre potenzialità ci sono da aprire?
Ci atteniamo per quanto riguarda le nazioni di provenienza dei cantanti all’Agenda dell’Unione Europea e quindi inseriamo i paesi candidati a entrare nella Comunità e quelli con cui esistono rapporti di cooperazione culturale. Nello stesso tempo, in autonomia, abbiamo realizzato negli anni preselezioni a Sofia, in Bulgaria, e, quest’anno, per la seconda volta, a Tirana, cercando di attrarre le voci di quei paesi balcanici che hanno una forte tradizione operistica. Questo anche in sintonia con la centralità assegnata all’Italia come nazione europea di riferimento della regione balcanica. Attendiamo a tale proposito una convocazione presso il Ministero degli Esteri e la Direzione Generale per la Cooperazione Culturale per interventi diretti e mirati. Ma è bene ricordare che il Lirico Sperimentale, dal 1996, ha girato il mondo coi suoi spettacoli realizzati in Austria, Spagna, Stati Uniti, Svizzera, Canada, Ungheria, Germania, Polonia, Cina, Russia, Qatar, Romania, Cuba, Turchia, Sudafrica, Gran Bretagna, Paesi Bassi. In Giappone abbiamo realizzato sei tournées con oltre settanta spettacoli. La pandemia ha per ora bloccato tutto, frenando il nostro rapporto col Giappone. La guerra in Ucraina ha inoltre interrotto i rapporti con l’Hermitage di san Pietroburgo che avevamo avviato da anni. Nella nostra regione nessun istituzione ha probabilmente realizzato così tante trasferte. In conclusione di questa conversazione è doveroso rivolgere un pensiero alle vittime dell’immane tragedia che ha colpito la Turchia, il paese che nel 2010 ci aveva entusiasticamente accolto a Istambul e l’anno successivo a Bulsa, sul versante orientale del paese.