di Giampaolo Bucaneve*
In questi giorni è venuto a mancare, dopo un lungo periodo di malattia, il prof. Albano Del Favero, prestigioso esponente accademico della facoltà di Medicina della Università degli Studi di Perugia. Ho incontrato per la prima volta Albano Del Favero nel 1982, da studente in Medicina frequentatore del Corso di Terapia Medica da lui svolto presso l’Università degli Studi di Perugia.
La sua impostazione nell’insegnamento dei principi della Medicina risultava già da allora originale e moderna per un giovane studente.
L’argomento della lezione introduttiva del corso era dedicato alle motivazioni che sostenevano la necessità per il medico di un aggiornamento continuo ed indipendente nel corso della vita professionale e dell’applicazione del metodo scientifico a sostegno costante delle proprie scelte, in particolare per quelle di tipo prescrittivo. Nel suo argomentare Del Favero partiva dal presupposto che, essendo l’armamentario terapeutico destinato a cambiare nel tempo per lo stesso progredire della medicina, solo un aggiornamento continuo e l’applicazione del metodo scientifico possono essere di supporto al medico nelle scelte terapeutiche e nell’uso razionale dei farmaci. Nello stesso tempo, l’aggiornamento basato sulla consultazione della letteratura scientifica più attuale, di qualità ed indipendente è condizione necessaria per il medico per affrontare, con senso critico e nell’interesse del paziente, la informazione di parte proposta dalle Aziende Farmaceutiche a scopo promozionale.
Da quella prima lezione, ho avuto modo di affiancare il prof. Del Favero , in modo continuativo, per oltre 30 anni. Come specializzando in Medicina Interna prima, e, successivamente come medico specialista nel reparto universitario di Medicina Interna da lui diretto presso l’Ospedale di Perugia. Ho collaborato con lui nella assistenza dei pazienti e nelle principali attività da lui svolte nel campo della ricerca clinica e della informazione e formazione indipendente rivolta ai medici ed al personale sanitario. Una attività di insegnamento e di aggiornamento testimoniato dalle pubblicazioni e dagli innumerevoli corsi da lui organizzati a livello regionale e nazionale e dalle stesse attività profuse come Direttore della rivista nazionale “Informazione sui Farmaci”.
“Informazione sui Farmaci” è stata la prima rivista indipendente italiana destinata agli operatori sanitari. Fondata nel 1977, da Del Favero, ha rappresentato un punto di riferimento autorevole e riconosciuto a livello nazionale nel panorama dell’informazione sui farmaci. E’ stata una delle riviste fondatrici della International Society of Drug Bulletins (ISDB), l’associazione nata nel 1985 che raggruppa tutti i bollettini indipendenti di informazione sui farmaci, sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Per una intera generazione di medici umbri, Del Favero ha rappresentato un continuo riferimento culturale ed un esempio anche per quei principi che lui stesso ha incarnato e che riteneva dovessero essere patrimonio di tutti coloro che esercitano questa professione.
Innanzitutto la centralità che per il medico deve avere il soggetto malato inteso nella sua interezza di corpo e mente. Una centralità non interpretata in senso paternalistico, ma nel più attuale e moderno concetto di “empowerment”. In questa visione il medico deve far partecipe il paziente e concordare con lui il “progetto” di cura e deve aiutarlo ad acquisire consapevolezza delle prospettive quando condizionate dalla stessa malattia. Nella stessa ottica, è il medico che deve assumersi la responsabilità di fornire al proprio assistito adeguate informazioni sia nel caso di richiesta di accertamenti diagnostici sia che si tratti di consigliare un trattamento terapeutico per una malattia già conclamata o nel caso di far comprendere e favorire atteggiamenti di tipo preventivo.
Il secondo e fondamentale principio testimoniato dalla attività del prof. Del Favero è che, a tutti i livelli, la professione medica deve essere esercitata basandosi ed applicando il metodo scientifico. Per il medico, questo significa, al letto del paziente, seguire le regole moderne della medicina basata sulle evidenze piuttosto che scegliere in base a convincimenti personali. E’ richiesta quindi al medico la capacità di comprendere e soppesare i risultati degli studi clinici consultando la letteratura scientifica o, comunque, di rapportare le proprie decisioni almeno alle raccomandazioni derivate da linee guida prodotte da organismi nazionali o internazionali qualificati ed approntate sulla base delle evidenze scientifiche esistenti.
Anche in assenza di chiare evidenze scientifiche, Del Favero, ha insegnato che, sempre seguendo il metodo scientifico, è possibile comunque operare allo scopo di generare informazioni utili se prodotte nell’ambito di una ricerca clinica metodologicamente corretta. E l’interesse di Del Favero per una ricerca clinica intesa quale volano per il miglioramento della stessa pratica medica e degli standard assistenziali è testimoniato dal suo impegno profuso tra l’altro nella collaborazione attiva con l’Istituto Mario Negri e nella creazione e coordinamento di importanti gruppi italiani di ricerca (p.e. GIMEMA-infection program e Italian Group for Antiemetic Research) che negli anni 90 hanno condotto fondamentali studi nel campo della terapia di supporto per il paziente onco- ematologico, rappresentando un modello a livello nazionale ed internazionale.
Ma l’attività che ha rappresentato il campo di maggiore interesse del prof. Del Favero, ponendolo quale punto di riferimento a livello nazionale ed internazionale, è stata la Farmacologia Clinica ed il suo impegno nel favorire un approccio corretto all’uso del “bene” farmaco.
Nella comune pratica medica, secondo Del Favero, questo si sostanzia in una utilizzazione appropriata dei farmaci e cioè improntata alla prove di dimostrata efficacia non dimenticando di valorizzare gli aspetti inerenti la sicurezza. Questo tipo di approccio fa si che, per un medico, la prescrizione di un farmaco sia giustificata solo in presenza di una acclarata diagnosi di malattia e di un altrettanto corretto e necessario giudizio sul rapporto rischio/beneficio esistente nella somministrazione di un farmaco e diverso da soggetto a soggetto. Secondo questa stessa concezione, il medico deve anche saper riconoscere quando è il caso di non prescrivere, se non ne esistono le condizioni, ed essere capace di condividere con il proprio paziente il perché delle proprie scelte.
Ma Del Favero ha affrontato la questione dei farmaci anche dal punto di vista più esteso del loro valore Sociale. Su queste tematiche, ancora oggi attuali e non risolte, Del Favero, da antesignano, pubblicava nel 1977 un libro che può a tutt’oggi essere considerato tra quelli fondamentali nell’affrontare il rapporto tra sanità e farmaci : “Il problema dei Farmaci” edito dal Pensiero Scientifico. Nel libro si sottolinea come i farmaci rappresentino uno strumento tecnico molto ben definito che si pone in modo ambivalente tra una concezione della sanità tesa alla difesa del diritto alla salute, ed una sua interpretazione come somma di prestazioni tecnologiche che mirano prevalentemente al controllo delle malattie. Questa condizione è capace di generare un potenziale conflitto tra i diversi “portatori di interesse”: coloro che, a livello della società, hanno come termine di riferimento le persone con i loro problemi di vita e di salute, e coloro che, invece, concentrano, e mirano a rendere dominante, l’attenzione sulla moltiplicazione delle tecnologie creando ed espandendo come “prodotto collaterale” un mercato di interessi economici sempre più importante. Nel libro Del Favero esprimeva praticamente tutto ciò che sarebbe stato necessario per orientarsi in modo lucido, propositivo, in un settore che era divenuto da marginale a strategico non solo all’interno della sanità, ma, più a fondo, nel rapporto tra la sanità e la società.
Quest’ultimo argomento mi permette di evidenziare un’altra delle caratteristiche originali ed emblematiche della figura medica del prof. Del Favero. La consapevolezza del ruolo e della responsabilità sociale e politica che il medico operante nel Servizio Pubblico ha nella difesa della stessa Medicina Pubblica in favore del diritto costituzionale alla salute. Memorabile in questo, nel 1977, il confronto tra Del Favero ed il chirurgo Paride Stefanini nella trasmissione della RAI “Match” nel corso della quale Del Favero ribadiva l’importanza del fatto che il sistema pubblico dovesse farsi carico non solo della cura delle malattie ma anche e soprattutto degli interventi preventivi nell’ambito degli ambienti di vita con particolare attenzione a quelli lavorativi. Solo un anno dopo veniva promulgata nel nostro paese la legge 833/1978 che oltre a sancire il principio di accesso universale alle cure, stabiliva anche che la produzione e la distribuzione dei farmaci deve essere coerente con gli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale e con la funzione sociale del farmaco stesso.
Ancora numerosi sono gli esempi, sempre in questo ambito, che testimoniano l’impegno del prof. Del Favero. La riflessione ed analisi dei rapporti esistenti tra salute ed interessi economici espressi nel suo libro “Farmaci salute e profitti in Italia” pubblicato nel 1980 edito da Feltrinelli nella collana Medicina e Potere. La partecipazione attiva al movimento culturale di revisione dei prontuari farmaceutici regionali (incluso quello della regione Umbria) improntati alla selezione dei soli farmaci di accertata efficacia. La sua attività quale membro della Commissione Unica del Farmaco (CUF) istituita nel 1994 dopo lo scandalo che vide il coinvolgimento dell’allora direttore generale del servizio farmaceutico del ministero della Sanità Duilio Poggiolini. Quella stessa Commissione, incaricata di revisionare il Prontuario Farmaceutico Nazionale, porterà alla cancellazione di tutti i farmaci inattivi o di scarsa documentazione scientifica per circa 2 miliardi di euro di fatturato.
Albano Del Favero è stato tutto questo ma ha rappresentato anche un esempio di integrità morale, di onestà intellettuale e materiale.
Per tutte queste ragioni, in un periodo in cui sono sempre più forti gli attacchi al Servizio Sanitario Nazionale e vengono messi in discussione i principi alla base del diritto universale alla salute, la scomparsa del prof. Del Favero ed il suo ricordo devono rappresentare uno stimolo a raccoglierne il testimone per l’affermazione dei principi da lui rappresentati. Per quanto riguarda me stesso, non posso che esprimere la mia gratitudine per gli insegnamenti di vita e della professione medica ricevuti da questo grande maestro.
*medico internista