di Gabriella Mecucci
Rosa Maria Di Giorgi è candidata per Stati Uniti d’Europa nella Circoscrizione Centro Italia. Già assessore alla Cultura del Comune di Firenze, concorre per il seggio di Strasburgo e guarda con particolare interesse all’Umbria, soprattutto per collegarla alle battaglie, alle proposte e alle conquiste che lei e il suo gruppo parlamentare faranno nel campo della cultura e del turismo.
Prima di parlare più in dettaglio di questo impegno qualche domanda più generale. Innanzitutto, ce la farete ad arrivare a Strasburgo raggiungendo il mitico quattro per cento?
“Certo, non c’è dubbio. Ormai i sondaggi ci danno sopra il 5 per cento e per alcuni arriveremmo al 6. Stiamo comunque lavorando molto per far conoscere il nostro simbolo che è molto bello ma che essendo nuovo ha bisogno di essere presentato agli elettori il più possibile”.
C’è un futuro per questa vostra alleanza, oppure passate le elezioni il cantiere Stati Uniti d’Europa verrà chiuso?
“Naturalmente ciascuno ha le sue specificità. Ci siamo noi di Italia Viva che proveniamo dal Pd e portiamo ciò che il Pd ha abbandonato: il riformismo, l’innovazione, il progresso senza velleitarismi ideologici. C’è il Psi con una tradizione di attenzione ai diritti e ai problemi sociali. Ci sono i radicali legati allo storico impegno per i diritti civili, strategia che trova uno spazio comune con le nostre esperienze di un passato recente. E’ stato infatti il governo Renzi ha fare la legge sulle unioni civili, sul dopo di noi e su tanto altro. Emma Bonino poi ha una coerenza straordinaria sull’europeismo col suo “Più Europa”. Ci sono i liberali di Marcucci che raccolgono le istanze imprenditoriali innovative e c’è Mastella e altri che rappresentano il cattolicesimo ex democristiano attento alle questioni sociali e che ha guardato a sinistra. Non mi sembra che ci siano fra noi contraddizioni vistose. Ci sono anzi molti terreni di dialogo e io penso che insieme possiamo costruire il Centro del futuro. Stati Uniti d’Europa può essere un primo passo in quella direzione. Calenda non ha voluto starci quindi non potremo più usare il nome di Terzo Polo. Ne troveremo un altro”.
Forse lo potreste chiamare Il Centro del futuro. Ma aldilà dei nome, passiamo ai programmi. Quale Europa volete?
“Tre sono le nostre proposte per quanto riguarda la natura delle istituzioni europee. Vogliamo un vero e proprio federalismo fra i diversi Stati e un Presidente della Commissione eletto direttamente dal popolo, una difesa e un esercito comuni, l’abolizione
del diritto di veto”.
Viviamo in un periodo di guerra e tutti proclamano di volere la pace. Come si costruisce la pace?
“L’Europa sia in Medio Oriente sia nello scontro Ucraina-Russa, provocato dall’invasione di un paese sovrano da parte di quest’ultima, non riesce a toccare palla. Noi non siamo per sbandierare gli ideologismi, ma per fare qualcosa di concreto. Per essere un fattore di pace l’Europa deve poter contare di più. In primis occorre una politica estera, una difesa e un esercito comuni”.
Quali sono gli altri punti qualificanti della vostra proposta?
“Chiediamo politiche nuove sia sul piano dell’emigrazione che su quello fiscale. Pochi sanno che in Europa esistono ben 5 paesi che sono dei veri e propri paradisi fiscali. Questo non è accettabile. C’è poi il grande tema della transizione energetica e del pesante rischio climatico”.
Già, su questo punto voi criticate aspramente Ursula Von der Leyen…
“Ci sono state molte forzature. La prospettiva è il Green Deal, ma la sua realizzazione deve contemplare un’Europa che si muova con tempi e velocità diverse, con scadenze commisurate alla situazione e alle esigenze dei diversi paesi. Si è invece scelta la strada
degli ideologismi e del velleitarismo col risultato di danneggiare l’economia, e di favorire la concorrenza di Cina e Russia che inquinano il pianeta molto più di noi”.
Lei è stata assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Firenze. L’Umbria su questi temi deve fare molti passi avanti, che cosa proporrà al Parlamento di Strasburgo se verrà eletta?
“La protezione e la valorizzazione del territorio e dei beni culturali è il cuore del mio impegno politico. Mi muoverò perché ci sia una particolare attenzione su questo e perché aumentino i finanziamenti ad hoc. Ciò è indispensabile ma non basta. Occorre anche favorire la produzione culturale. Ci dovranno essere fondi per la formazione artistica e musicale. A questo scopo proporremo la creazione di un vero e proprio Politecnico delle arti. L’Italia è stata su questo piano un esempio per lunghi periodi, vorrei che tornasse ad esserlo. Vorrei che fiorisse un’idea di cultura d’Europa che attiri lo sguardo del mondo sui di noi. In modo che chi nutre interesse culturali debba passare da noi. E in modo da creare i cittadini europei. Tutti, o comunque sempre di più, e non solo chi se lo può permettere, devono essere messi in grado di mandare i propri figli a studiare, a formarsi nelle città
europee. Quanto al turismo, occorrerà puntare su tutte le forme di accoglienza, anche quella per i meno abbienti. Non va scartato nemmeno quello che viene definito il turismo povero”.