Salta al contenuto principale

E’ morto Fernando Ciai, un imprenditore intelligente e fantasioso che ha fatto molto per l’Umbria. E’ stato il primo a portare il cashmire in Italia ed è, insieme a Ginocchietti, all’origine della “catena” industriale che ha contribuito alla nascita del cashmire shire in provincia di Perugia, il cui più recente e prestigioso esponente è Brunello Cucinelli. Ciai è stato anche un imprenditore che ha investito molto in cultura, soprattutto nella musica: è stato infatti fra i fondatori di Umbria Jazz che ha sponsorizzato per tre anni. Per non parlare del suo impegno nello sport e del suo importante ruolo nel “Perugia dei miracoli”. Ha avuto dunque un ruolo da protagonista e ha reso l’Umbria protagonista.
Ormai parecchi anni fa concesse una lunga, bella intervista a Marcella Calzolai sulle sue tre grandi passioni: moda, musica e calcio. Per gentile concessione dell’autrice, ne pubblichiamo di seguito alcuni stralci

di Marcella Calzolai
«A 23 anni ho cominciato a fare l’industriale per motivi di famiglia, anche se avevo altre idee”

… E la moda? E’ stata un grande amore.
Più che amore, una grande avventura.

E’ stato il primo a portare il cashmere in Italia.
Avevo scelto l’emblema di Assisi, rivisitandolo, producevo sotto un’etichetta inglese.

Poi ha trovato Armani.
Era agli inizi allora, parlo del 1977, e fino al 1990 ho lavorato con lui.

Ed è finita male.
Lui si è comportato male. Avevo ben tre aziende che lavoravano per Armani, avevamo un gran successo, un fatturato altissimo. E sono fallito. Scrisse a tutte le banche che non aveva più rapporti con me.

Cosa resta?
Amarezza, e il sentirmi ancora oggi stupido ad essermi fidato. Ma era andato tutto bene, almeno fino a che c’era Galeotti. Avevo fiducia, prima mai c’era stato un problema.

Perugia come reagì?
Angelo Rizzoli, quando ebbe i suoi guai, disse: i grandi amici, tutti baci e abbracci prima, quando mi incontravano cambiavano marciapiede.

E lei?
Esattamente così. Ma me la sono cavata con molta filosofia. Ho riaperto una piccola azienda, e poi c’era la musica. Con lei riesco ad affrontare i momenti più terribili, in quella mezz’ora dimentico tutto.

…Già, la musica, il jazz.
Ho sponsorizzato tre Umbriajazz, volevo far venire a Perugia certi personaggi e farli ascoltare. Carlino ( ndr Pagnotta) mi disse: io non me li posso permettere, se tu…”

E lei portò il Modern Jazz Quartet e Sarah Vaughan.
La Vaughan due volte, una con Umbriajazz al Pavone, era il 1984, e l’altra al Morlacchi. Invitai anche Armani, c’era il fior fiore del giornalismo mondano e della moda, facemmo un gran pranzo a casa mia.

Ma si favoleggiò ancor più della cena intima in terrazza, sempre a casa sua, la prima volta della Vaughan. Avvolse la signora in fasci di rose rosse.
Eravamo in quattro: lei, io, Pagnotta, Alberto Alberti… E’ morto purtroppo, è stato un grande nel giro del jazz e fondamentale per Umbriajazz.

Com’è entrato il jazz nella sua vita?
Negli anni Sessanta, a casa di un amico di Terni. Ogni volta che andavo a trovarlo sul giradischi c’era il Modern Jazz Quartet, in particolare “Django” dedicato a Reinhardt.

Il jazz. E l’altra musica?
Tutta la musica è bella: classica, leggera, operistica… Mi ha sempre dato un piacere talmente grande! E ho avuto la fortuna immensa di ascoltare dal vivo tanti grandi.

E lo sport? E’ un’altra colonna sonora della sua vita: la scherma da giovanotto fin quasi alle Olimpiadi, il volo a vela, il golf
A golf gioco da sedici anni, per alcuni è una droga, per me è un piacere ma senza esserne drogato. Ti porta in posti meravigliosi, dà grandi emozioni, quando giochi dimentichi tutto, sei circondato da alberi, leprotti, scoiattoli, uccellini.

E’ riuscito perfino a coniugare musica e golf.
Quando ero presidente del Golf club, ho portato Arigliano, che poi è stato riscoperto. Ma allora di lui non si ricordava più nessuno

… E’ stato anche un protagonista del “Perugia dei miracoli”, lei.
Sono stato dirigente per sei anni, quando la squadra era in A, dal 1975 al 1981. Allenatore era Castagner, ma Ramaccioni, il direttore sportivo, era l’anima vera. Non a caso da vent’anni è con il Milan. Poi nel 1983 sono stato sponsor.

E non mi dica che è riuscito a importare la musica anche nel calcio!
Quando accompagnavo la squadra in trasferta, a volte i giocatori erano tesi, emozionati. E io…

E lei?
Attaccavo una canzone e loro mi seguivano, Ceccarini e Frosio soprattutto. “Polvere di stelle”, che cantava Alberto Sordi, non mancava mai: “Ma ‘ndo hawaii se la banana non ce l’hai…”. Era bello il clima, nessuno faceva la primadonna

Primedonne. Lei ne ha frequentate diverse.
Sto scrivendo un libro, sulla mia vita. Ne ho fatto un elenco, sono già arrivato a 270 persone famose, da Michèle Morgan a Andy Warhol e Issey Miyake”.

Ci dica, ci dica.
E’ un segreto

Allora, vizi e virtù. Delle primedonne.
Snobismo, il non voler parlare se non con le grandi altezze.

Virtù?
Il talento. Che è creatività nel caso di Armani, voce e sentimento in Sarah Vaughan.

… Bisogna andar via da Perugia per avere successo
Invece, io ci voglio stare. Perugia ha tanti difetti, ma è di una bellezza rara. Abito alla Trinità, guardo dalla finestra, e ho davanti a me un quadro che sembra Dottori.