di Assunta Pierotti e Aldo Stella
Di fronte alla violenza che sempre più spesso viene esercitata dagli uomini sulle donne si è indotti a pensare che si tratti di un problema soprattutto maschile. A nostro giudizio, non si tratta di un problema soltanto maschile e neppure di un problema solo psicologico o psicopatologico. Si tratta di un problema della società in quanto tale, la quale, non essendo più sostenuta da idee autentiche, che propongano principi e valori che possano ispirare i comportamenti delle persone, va precipitando verso la barbarie.
Una cultura che si fondi sulla ricerca della Verità e che da tale ricerca tragga alimento, nel senso del domandarsi se quelle che vengono presentate come verità lo siano veramente e nel senso del riconoscere che, solo intendendo la Verità come Assoluto, fondamento indeterminabile di ogni determinazione, è possibile cogliere il senso delle verità relative e parziali. Eliminato l’Assoluto dell’universo degli uomini, sono state assolutizzati aspetti solo parziali e sono state promosse a verità le opinioni, che per loro natura sono sempre discutibili. La cultura dello spirito, pertanto, non è la riproposizione dogmatica di verità sancite dall’autorità, ma la consapevolezza del valore del “so di non sapere” socratico. Sapere, cioè, che ciò che si cerca, la verità appunto, non può mai venire ridotto a ciò che si trova, le singole opinioni dei soggetti, e che la loro differenza rende inesauribile la ricerca. Il “ so di non sapere”, inoltre, costituisce il fondamento del dialogo, sul quale deve ergersi la società degli uomini. Chi sa di non sapere, infatti, è pronto a mettersi in gioco nel dialogo e si lascia fecondare dall’opinione dell’altro. Chi invece pretende di sapere non solo smette di cercare, ma pretende di imporre agli altri la propria verità e così diventa cieco e violento.
L’assenza di una cultura autentica è il vero male dell’epoca contemporanea, che spinge gli uomini a mille forme di violenza, dalle quali non sono immuni nemmeno le donne, che scelgono uomini violenti, che praticano, esse stesse, la violenza sul proprio corpo mediante pesanti interventi volti a migliorarlo esteticamente, che addirittura lo violentano non mangiando e sottoponendolo a fatiche improbe pur di bruciare calorie e scarnificarlo, come nel caso delle anoressiche, perché mosse da idealizzazioni di sé. Queste ultime, lungi dal costituire modelli sani cui è giusto cercare di uniformarsi, rappresentano insensate pretese e ambizioni che si capovolgono irrimediabilmente nel loro contrario. Fino a che non si capirà che solo una cultura nobile ed ideale può indurre comportamenti giusti e sani, si cercheranno soluzioni parziali, che non colgono la natura vera del problema. Il Comitato Scientifico de “Il Pellicano” si impegna nel proporre la necessità di un rinnovamento culturale e lo fa cercando di coinvolgere la società e le singole persone.
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