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La mostra “L’Enigma del Maestro di San Francesco e lo stil novo del duecento umbro”, curata d Andrea  De Marchi, da Veruska Picchiarelli e da Emmanuele Zappasodi, è stata inaugurata il nove marzo  alla Galleria Nazionale dell’Umbria. E’ intervenuto in un’ affollatissima Sala dei Notari il ministro dei Beni Culturali. Sangiuliano ha voluto sottolineare la centralità dell’Umbria nella cultura italiania. La mostra terminerà Il nove giugno e contiene sessanta opere, alcune delle quali provenienti dai più importanti musei del mondo.

Foto: Maestro di San Francesco, San Francesco tra due angeli, 1255 circa, tempera su tavola, Assisi, Santa Maria degli Angeli, Museo della Porziuncola. Photo credits Michele Alberto Sereni / Provincia Serafica di San Francesco OFM, Museo della Porziuncola, Assisi

 

di Gabriella Mecucci

Era un umbro o un forestiero? Un laico o un frate? Chi fosse e come si chiamasse non lo sa nessuno e proprio per questo la mostra che si terrà alla Galleria Nazionale dell’Umbria ha come titolo, “L’Enigma del Maestro di San Francesco”. Il neo direttore della Gnu, Costantino D’Orazio ha voluto puntare sull’affascinate mistero che circonda uno dei più  grandi artisti italiani del duecento, secondo solo a Cimabue. E di interrogativi ce ne sono altri: quale era la sua formazione? a quale titolo venne scelto per costruire l’identità del Poverello? l’essenza del suo messaggio?

 Nell’ottavo centenario delle stimmate che apre gli anniversari francescani e che verrà seguito da quello del Cantico delle Creature e da quello finale della morte, non si poteva non partire da chi creò l’ immagine del Santo. E La conversazione con D’Orazio comincia dal fascino delle tante domande che stanno alla base di questa mostra. “Veruska Picchiarelli, che ne è una dei curatori, ipotizza che il Maestro di San Francesco sia un frate francescano”, spiega D’Orazio. E l’operazione religiosa e culturale che realizzano i suoi dipinti  “è quella  dell’alter Christus, rappresentato con le stimmate e la piaga nel costato che appare per la prima volta nella tavola della Porziuncola”. E stato l’anonimo maestro “il principale protagonista di una vera e propria campagna di canonizzazione dell’iconografia di Francesco d’Assisi, promossa dall’ordine minoritico e dalla Chiesa”, aggiunge Picchiarelli. Il parallelismo con la passione di Cristo è evidente, commovente e profondamente voluto.

Secondo D’Orazio il Maestro di San Francesco viene scelto per affrescare la Basilica inferiore per due motivi: “Il primo è certamente lo straordinario talento e la raffinatezza tecnica, ma probabilmente c’è di più. C’è la sua sintonia con la lettura che della vita e delle  opere del Poverello darà nelle Legendae Bonaventura, con il pieno favore papale”. Alessandro IV certifica addirittura con una bolla l’esistenza della piaga nel costato di San Francesco, per averla vista lui stesso. La ferita lo identifica totalmente con Cristo

La Chiesa in quel periodo sta vivendo un momento di crisi, il duecento è un secolo di grandi cambiamenti sociali, economici, culturali. Assisi e l’Umbria sono fra i luoghi d’Italia e d’Europa dove si comprende meglio la portata di tutto questo. E Francesco – osserva D’Orazio – “realizza  una rivoluzione nel sistema”. Cambia radicalmente, ma “si sottomette alla Chiesa, si inginocchia davanti al Papa”. Innocenzo IV, di ritorno da Lione, si ferma due anni a Perugia e sei mesi ad Assisi. Durante il suo soggiorno intuisce la forza dirompente del messaggio francescano. La capacità di rifondazione del Cristianesimo che ha in nome della imitatio Christi. L’immagine del sogno del Pontefice che vede Francesco sostenere la Chiesa, dipinta nella Basilica superiore, la dice lunga su quale fosse la narrazione, oggi si direbbe lo storytelling che si voleva trasmettere

Nel duecento “l’Umbria è una regione vivacissima: più ricca della Toscana, popolata e attraversata da importanti mercanti. Assisi diventa uno dei cantieri più importanti d’Europa, una vera capitale dell’arte, della fede, della cultura”, dice D’Orazio. E in questa temperie generale, “si afferma prima che altrove lo stil novo: una pittura degli affetti, che si carica di pathos, che trova nuova espressività e vicinanza con la realtà”. E non a caso nel titolo della mostra appare in bella evidenza anche questa indicazione che descrive un mutamento profondo rispetto allo stile bizantino.

Spiega Veruska Picchiarelli: “L’evento della Galleria Nazionale ricostruisce quasi integralmente la produzione su tavola del Maestro di San Francesco con prestiti straordinari della National Gallery di Londra e di Washington, nonché del Louvre. L’artista sarà calato nel suo contesto, segnato agli esordi dall’esempio del grandissimo Giunta Pisano, con prove capitali di quello che può essere considerato il padre dell’arte italiana, sino ai capolavori influenzati dal suo magistero”. Il fulcro del percorso è costituito  dalla “riproposizione dell’allestimento trionfale eseguito nel 1272 dal Maestro di San Francesco, composto dalla monumentale Croce e dall’abbinato dossale – una pala a due facce che raffigurava sul fronte la Passione di Cristo e dall’altro lato i dodici apostoli con l’aggiunta di San Francesco, tredicesimo apostolo perfetto”.  Oltre a questo ci sarà molto altro nella mostra. E tutto ciò dovrà essere abbinato ad una imprescindibile visita alla Basilica inferiore di Assisi, un grande e raffinato reliquiario la cui bellezza verrà anticipata in Galleria da una coinvolgente ricostruzione virtuale.

La mostra sul Maestro di San Francesco è la prima grande iniziativa del nuovo direttore dei musei umbri. Cosa si aspetta Costantino D’Orazio da questa iniziativa?   “Sostanzialmente due cose: da una parte che chi vive in questa regione si riappropri della grandezza della propria storia. E che chi viene da fuori veda la straordinaria rivoluzione che c’è stata in Umbria nel Duecento sia nella religiosità e nella cultura, sia nello stile pittorico. Non voglio però appropriarmi di un lavoro ideato e condotto dal mio predecessore, Marco Pierini. A lui e ai curatori va tutto il merito scientifico. L’unica cosa che ho aggiunto io è stata la creazione della sala virtuale. Sono fiero di dirigere una Galleria che ha prodotto una iniziativa tanto bella, tanto colta e profonda”.